E chi se lo aspettava? Tiziano Ferro e (il superfluo) J-Ax nel nuovo (papabile) inno del Pd, che proprio bene non se la passa. Ah. Abbiamo vinto già, un brano dal titolo quasi auto-celebrativo, e che poi si scopre essere tutt'altro. Dunque, Tiziano Ferro fa Tiziano Ferro. E la sua specialità è proprio quella di portare le storture della propria vita nella musica, stavolta allargandosi persino, e assumendo una dimensione politica. Potente la strofa che recita: “Marceremo per le strade per difendere un diritto
Marciremo nelle carceri se amare è un delitto
Perché il nostro sangue ha già vinto
Come l’amore di una madre che morirebbe per un figlio...”.
Perché la comunità LGBTQ+ è sempre bene tenersela buona. Affaire affrontato più volte a muso duro, come nella critica alla stretta sull'utero in affitto dalle colonne di Grazia. Insomma, un passaggio significativo per molte persone, la mossa si direbbe è proprio quella; qualcosa che sa piacerà al suo pubblico (o almeno che è piaciuto negli anni passati), e che lo rappresenta senz'altro.
Quasi si dimentica, sul finale c'è anche J-Ax, che poco aggiunge alla canzone, ma con una strofa gradita agli avversari del signor Meloni (Giambruno). La questione delle ubriacature che fanno trovare lupi, ci siamo capiti.
“Bere per dimenticare è una fake news
se bevo i miei ricordi nuotano nel Rum
ma tanto poi fare la vita sana
Non ti cancellerà i Tatoo ne’ la brutta fama
e mi rifiuto di pensare solo ai money...”.
Stringi stringi, un inno ai diversi e deboli, quasi un manifesto all’inclusività, e che strizza l'occhio all'attualità. Ma non basta, specie trattandosi della voce di Sere Nere, che da ex re delle ballate, non centra più una melodia. Uno dice le parole profonde. Scrivesse un libro a questo punto (ah è in corso già?). Per una che ha sempre amato Tiziano Ferro è poco, troppo poco ancora. Sarà contenta la Schlein?