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Tony Effe ci ha purgato ancora! Ecco perché ha già vinto Sanremo 2025: i tatuaggi coperti, l'outfit da mezzo milione, il chiosco di street food. Cantare aiuta, ma al Festival non è tutto (e lui lo ha capito)

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

12 febbraio 2025

Tony Effe ci ha purgato ancora! Ecco perché ha già vinto Sanremo 2025: i tatuaggi coperti, l'outfit da mezzo milione, il chiosco di street food. Cantare aiuta, ma al Festival non è tutto (e lui lo ha capito)
A Sanremo Tony Effe ha già vinto, anche se non vincerà il Festiva. Niente tatuaggi (coperti), look total white (da mezzo milione di euro), un chiosco di street food e un pezzo che omaggia Roma e Califano. Ma non fatevi ingannare, la sua non è redenzione, è strategia. Perché al Festival saper cantare aiuta, ma non è tutto...

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

Sanremo è il posto dove anche i rapper fanno i bravi ragazzi, adesso ne abbiamo la certezza. Almeno in apparenza. Tony Effe lo aveva intuito e, con una mossa da stratega del marketing, si è presentato sul palco dell’Ariston con un look candido, guanti rossi e addirittura senza tatuaggi visibili (li ha coperti con il trucco). Ma non fatevi ingannare: sotto il fondotinta e il completo Gucci da 500mila euro, c’è sempre lui. Lo stesso che fino a un mese fa riempiva palazzetti con Sesso e Samba - e le polemiche per i testi sessisti che lo hanno portato all'esclusione del Capodanno romano -, che ancora prima mandava nel panico la scena rap con la Dark Polo Gang e i loro brani sgangherati ma che hanno segnato una generazione, e che ora si è reinventato in versione “matura” per acchiappare anche il grande pubblico più âgée. Ma a cosa gli serve? Presto detto. 

Tony Effe a Sanremo 2025 con la canzone Damme ‘na mano
Tony Effe a Sanremo 2025 con la canzone Damme ‘na mano

Intanto la sua Damme ‘na mano è uno stornello romano mascherato da ballata sanremese, con un testo che ondeggia tra la malinconia e la strafottenza. Un tributo alla città eterna, al cuore spezzato e a Franco Califfo. Perché sì, dentro c’è pure er Califfo: “Ma di noi cosa direbbe Califano, che è durato troppo poco?”, canta Tony piazzando un rimando intelligente a chi prima di lui ha fatto del “malandrino sentimentale” un’arte. Ma il vero colpo di scena non è la canzone. È la strategia che c'è dietro. Tony Effe ha capito prima di tutti che Sanremo non è una questione di voce, ma di narrazione. E lui ha scritto la sua alla perfezione: il bad boy che si ripulisce, il ribelle che diventa uomo, il rapper che si prende l’Ariston senza snaturarsi troppo (e anche se fosse, sembra fregarsene). Una mossa calcolata per scrollarsi di dosso lo stigma dei testi sessisti e cavalcare un Festival che ama le storie di redenzione.

Tony Effe e l'outfit Gucci da 500mila euro
Tony Effe e l'outfit Gucci da 500mila euro

E se qualcuno ancora pensa che sia tutto un caso, basta guardare cosa ha messo in piedi a Sanremo: un chiosco di street food romano con Ruben Bondì, un club in stile Roma anni ‘70 per le serate con gli amici, e la certezza che, a prescindere dalla classifica, la vittoria l’ha già portata a casa. Perché Tony Effe può anche non saper cantare, ma sa vendere uno spettacolo come pochi. E nel 2025, nel mondo della musica, vale più di un acuto intonato.

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