Con l’annuncio di ieri nel corso del Consiglio d’Amministrazione del teatro, è ormai certo l’ingresso di Esselunga tra i soci permanenti della Scala. 6 milioni di euro in entrata e un’altra vera e propria boccata d’ossigeno per uno dei simboli della cultura italiana, con l’acqua alla gola causa covid e conseguenti chiusure che ormai persistono da quasi un anno.
È stato il Sovrintendente e Direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano, Dominique Meyer, a dare l’annuncio, che manca solo di un’ufficialità pronta ad arrivare dal vertice tra i soci previsto per la prossima settimana. Ma si tratta di una mera formalità che consente, nell’attesa, di rivedere già conti e programmi del principale teatro d’opera d’Italia e per molti d’Europa, vero simbolo culturale su scala globale che ora l’Esselunga si appresta a mettere in salvo.
Quell’Esselunga dei Caprotti, di Bernardo in primis e ora, dopo la sua scomparsa, passata a Marina Sylvia Caprotti e la madre Giuliana Albera Caprotti, già socie al 70% e divenute proprietarie del 100% della holding Supermarket Italiani ad aprile dello scorso anno.
Quello stesso Bernardo che narrò esplicitamente nel suo libro – Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani, Marsilio, 2007 – di aver storicamente lottato contro le resistenze delle “regioni rosse” all'espansione del suo gruppo di supermercati, accusando le Coop locali di essere politicizzate e di aver commesso gravi illeciti.
Nello specifico, Caprotti puntò il dito contro le agevolazioni fiscali riservate solo grazie a stretti legami con il centrosinistra locale, il tutto ad ostacolo dell’espansione di Esselunga. Un libro che portò a diverse querele (tutte concluse con l’assoluzione per Esselunga e Marsilio) e che vide persino il ritiro dal mercato per un certo periodo.
Ora quella stessa famiglia si pone ai vertici di un rilancio post-Coronavirus del teatro più prestigioso d’Italia, che proprio Meyer ha annunciato in procinto di avviare un piano green e una rivoluzione tecnologica per agevolare il pubblico, intercettare i cambiamenti tecnologici incorsi negli ultimi anni e al contempo tagliare diverse voci di costo divenute inutili.