Parte “Angry”, nuovo singolo dei Rolling Stones, e i primissimi secondi, quelli che precedono il decollo, sembrano quasi annunciare la sorella rock di “You get what you give” dei New Radicals. Subito entra la chitarra di Keef e niente, sono ancora gli Stones, nient’altro che gli Stones. Quelli che il 20 ottobre prossimo tornano con un nuovo album dopo 18 anni. Per quanto riguarda il disco, vi lasciamo in compagnia di tutte le elucubrazioni che vi accompagneranno fino alla fatidica data (già si sprecano le analisi sulla sola “Angry”). Noi preferiamo osservare che gli Stones, intitolando il nuovo progetto “Hackney diamonds”, hanno sottolineato in rosso il nome di un quartiere londinese ben noto agli inglesi ma che suona abbastanza anonimo alle orecchie del resto del mondo: Hackney. Abbiamo quindi fatto due chiacchiere con Elisa Cipro, “cantante italiana fra musical, big shows e cabaret. Ho anche una band, la Italian Radio Society. Consideratemi l’esportatrice della musica italiana a Londra (ride, nda)”. Elisa vive all’ombra del Big Bang (“Ehm, in realtà in zona Swiss Cottage, molto più a nord”) da circa 8 anni. Conosce abbastanza bene Hackney, quell’area di cui Russ Willey, nel suo celebre “London Gazetteer”, narra le tante trasformazioni. Forse, la più decisiva, a inizio Novecento, quando cominciano a sorgere i “tower blocks”, i palazzoni. Negli anni ’60, poi, la comunità afro-caraibica comincia a sostituire quella ebraica, cambiando il volto di strade come Hackney Road, che in decadi più recenti hanno ospitato storici negozietti di dischi come Cosmos Records, Crypt Of The Wizard, Vinyl Pimp. Ma Hackney ha regalato anche il titolo al grande romanzo di Martin Amis, “London fields”. Di più, Hackney Marsh è “la casa spirituale del football giocato nei parchi”.
Ti ha colpito, Elisa, questa connotazione geografica così precisa contenuta nel titolo del nuovo disco di Jagger e soci?
Il titolo mi ha colpito, ma per un altro motivo: “Hackney diamonds”, me lo ha anche confermato un mio amico inglese, è una vecchia espressione slang anni ’60 – qualcosa che oggi solo gli anziani possono ricordare e comprendere –, utilizzata per indicare i vetri che si infrangono quando un ladro, ad esempio, rompe una finestra per entrare in un appartamento. È un’espressione molto peculiare, difficilmente afferrabile dalle nuove generazioni. Mi chiedo perché l’abbiano scelta. Forse per lasciare intendere che sono tornati e spaccano tutto. O magari per riferirsi proprio alla vecchia Hackney. Senz’altro ci sarà dietro qualcosa, di certo non è casuale.
Alla domanda specifica di Jimmy Fallon, Mick Jagger ha proprio risposto snocciolando il significato dell’espressione slang a cui tu fai riferimento, ma non ci pare abbia svelato il perché sia stato scelto quel titolo. Tornando a Londra, che area è oggi Hackney?
Hackney è un quartiere ad est di Londra. Molto vario, anche bohémien. C’è molto melting-pot. E anche un buon equilibrio fra comunità bianca e comunità nera. Oggi è un’area trendy, stilosa, piena di street-art, mercati, locali e localini; ma per decenni è stata un’enclave working-class in cui la gente era fortemente riconoscibile per via di un marcato accento East-London. Era una zona parecchio insicura, ad alto tasso criminale, da cui, fino grosso modo al 2015, la gente scappava. Adesso ha subìto una forte gentrificazione e la storia, in parte, è cambiata. Ci abitano anche alcune celebrities (Leona Lewis), ma è comunque rimasta una zona affollata da gente non propriamente (o tradizionalmente) ricca. Gli artisti, i musicisti, qualche delinquente (ride, nda).
Un’area storicamente “rough” che ha cambiato volto, come tante zone non lontane da Central London.
Sì, aree che ben si prestano – pensate a cosa era un tempo Camden –, a rinascere sotto una luce diversa. Non che Hackney sia Belgravia o Mayfair, per carità, però è sicuramente più attraente e meno pericolosa di prima. L’ambiente è fertile, stimolante. L’area non è più isolata, ci sono più servizi e collegamenti, e di conseguenza viverci costa di più. Considerate che ad Hackney c’è ancora una strada, lunga quasi due chilometri, che si estende da Upper Clapton a Lower Clapton, che un tempo era soprannominata “The murder mile” (“il miglio degli omicidi”).