Ho visto le migliori menti della mia generazione discettare di Peppa Pig. A dieci giorni scarsi dalle prossime elezioni, sui social è tutto uno sperticarsi in merito alla polemica che Fratelli d'Italia (partito che da sempre mostra per qualche motivo un rapporto molto conflittuale coi cartoon, manco gli avessero mangiato la fiamma), contro la nota maialina rosa animata con il muso a forma di scroto. Il motivo è che in un imminente episodio ci sarà una famigla omogenitoriale (due mamme) che a dir dei Melonianez la Rai non dovrebbe mandare in onda perché "I bambini, nessuno pensa ai bambini!". Ai bambini, invece, pensa Disney che di recente ha rilasciato il primo trailer del nuovo live action La Sirenetta con Halle Bailey, attrice dalla pelle color Beyoncé, a interpretare la protagonista dell'arcinota fiaba di Andersen. E, per quanto la cosa si sapesse già da un paio d'anni, vai col liscio dell'indignazione tra chi vede in questa scelta la donna-pesce snaturata e asservita al politicamente corretto e chi invece si lancia in accurate disamine etnico-sociali sui motivi per cui "Ok, la pigmentazione è giusta!". È anche così che il dibattito intellettuale nostrano finisce "In fondo al mar".
"Condannare Peppa Pig è di destra, la Sirenetta nera invece di sinistra" forse oggi canterebbe Giorgio Gaber, mentre Laura Pausini ospite della tv spagnola si rifiuta di intonare Bella Ciao probabilmente perché non ha mai visto La Casa di Carta. E quindi non la sa. Mentre piovono meme su tutte e tre le questioni, in vista di un autunno inverno molto cool senza luce e gas, con i canoni d'affitto alle stelle e il precariato mannaro, pare non sia possibile smettere di accapigliarci sulle cazzate. Ogni quisquilia catalizza l'attenzione della pancia del Paese, tanto che si è ritenuto di mandare "in onda" il dibattito tra le due principali forze in gioco alle prossime elezioni del 25 settembre, Fratelli d'Italia e PD, sul sito del Corriere e non in tv. The revolution will not be televised. Ma manco il minimo di servizio pubblico sindacale, pare.
Se una qualsiasi delle uscite meloniane fosse stata presa con lo stessa serietà socio-culturale con cui si difende La Sirenetta nera, forse oggi ci ritroveremo in un Paese non così tanto tendente alla F-Word (scriviamo così per gli amici che ci seguono da Instagram) e con meno live action di merda all'orizzonte. Perché sì, Disney sono anni che campa di copia e incolla dei suoi stessi grandi classici da La Bella e La Bestia a Il Re Leone (questione di diritti. E non certo delle minoranze etniche). È toccato pure ad Aladdin con grande polemica sul fatto che la pelle di Will Smith, il Genio della lampada, fosse color blu CGI. Vaglielo a spiegare agli Eiffel 65. Da ba dee da ba di.
Non entriamo nel merito delle questioni sulla legittimità della Sirenetta nera perché basta aprire i social per imbattersi in pipponi sesquipedali dove il casus belli viene sviscerato nei minimi particolari, andando a ritroso nella storia per mostrarci quanto e come sia più che legittima questa scelta di pigmentazione epidermica. Pipponi del tutto inutili prima di tutto perché un razzista medio non starebbe lì a leggersi la Divin Commedia per comprendere come e perché abbia torto. È uno dei classici esempi in cui si parla "inter nos" per mostrare chi ce l'abbia più lungo il parolone del senso critico accurato. Inutili anche perché, ecco, le Sirene non esistono nella realtà, per quanto la realtà ce ne abbia regalato una brutta fiction Rai con Luca Argentero qualche annetto orsono. Nella mitologia greca, erano rappresentate metà donne e metà uccellacci del malaugurio, figuriamoci.
Insomma, mentre le Sirene possono proprio essere e fare come gli pare godendo del grande privilegio, lo ricordiamo, di non esistere, le nostre sinapsi, invece, immaginatele pure della forma e del colore che più vi aggrada, sì, esistono. E hanno fame. Nella tragi-comica epoca del memem et circenses in cui viviamo, tendiamo a dimenticarci sempre più spesso il panem. E chi vorrebbe un futuro meno incerto e terrificante (o in ogni caso un futuro e basta) viene preso per fascio, insensibile alle grandi questioni sollevate dal mondo.
Nel mio umilissimo piccolo, vorrei politici che affrontino seriamente il tema del lavoro, non un episodio di Peppa Pig. Vorrei la garanzia di svegliarmi con la luce una mattina del prossimo dicembre o quantomeno la sicurezza che verrà fatto tutto il possibile affinché le bollette non schizzino alle stelle. Vorrei che non esistessero più l'ansia sociale, il voto col naso tappato al "meno peggio" non perché proponga qualcosa di utile, ma solo perché l'alternativa sarebbe troppo spaventosa, che la giustizia alle volte riuscisse a imbroccarne una e che i media la smettessero di seguire i casi di cronaca nera minuto per minuto con la bramosia di Jeffrey Dahmer davanti a un cervello umano ben cotto. Vorrei che i nostri cervelli non fossero cotti. Io, se questo è l'unico modo per avere l'attenzione delle masse, vorrei Peppa Pig nera che si fa accompagnare in Svizzera da Marco Cappato.