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Will Smith ha preso a schiaffi
il Black Lives Matter e il politicamente
corretto che l’America ci ha imposto

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

28 marzo 2022

Will Smith ha preso a schiaffi il Black Lives Matter e il politicamente corretto che l’America ci ha imposto
Botte da Oscar: Will Smith durante la cerimonia sale sul palco e tira una centra a Chris Rock, "reo" di aver fatto una battuta sulla moglie dell'attore, Jada Pinkett. Subito dopo, all'ex principe di Bel Air viene assegnata la statuetta come Miglior Attore Protagonista per King Richard. Che il premio venga ritirato e il film sottoposto a damnatio memoriae ci pare il minimo, anche solo per quanto, da anni, gli americani ci stiano falcidiando sul politicamente corretto

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Pagliacci. Non ci saremmo mai aspettati che questa sarebbe stata la prima parola a principiare un pezzo sulla notte degli Oscar 2022, ma è l’unica adatta a definire gli americani in questo momento. Sì, stiamo dicendo gli americani tutti: quelli che soppesano le virgole nei tweet per essere politicamente corretti (e, di fatto, impongono questo trend al resto del mondo), quelli che, a parole, rispettano ossequiosamente ogni minoranza e comunità per dare il buon esempio e crescere generazioni migliori, più inclusive, votate alla pace e al rispetto vicendevole. Quelli del Black Lives Matter, delle grandi manifestazioni. Quelli che vogliono imporre censure e damnatio memoriae sui film di Woody Allen, di Roman Polanski, quelli che hanno cercato in ogni modo di boicottare la carriera di Louis C. K. negandogli i palchi per esibirsi. Ossia gli stessi che, ieri sera, durante la diretta degli Oscar, hanno visto Will Smith entrare in scena, tirare uno schiaffone in pieno volto a Chris Rock, pigliarlo a male parole gridando come un ossesso. E non hanno fatto un plissè. Anzi, qualcosa l’han pur fatto: due minuti dopo, gli hanno allungato un Oscar. Pagliacci. 

I fatti: Chris Rock, noto stand up comedian, era nel mezzo del suo intervento satirico sulla serata. Un momento assolutamente tradizionale: tutte le star presenti alla premiazione sanno, da che esistono gli Oscar che, a un certo punto, verranno sbertucciate in diretta. Con stilettate che possono essere lievi o, molto più spesso, intrise di vetriolo. Quindi questa notte non è successo qualcosa di nuovo, dal punto di vista del copione di quella che è la dinamica di una classica delivery statuette night. Ciò va sottolineato perché il contesto matters. Ok, ci siamo. 

Quindi Chris Rock, alle prese col proprio monologo, fa un riferimento alla testa completamente rasata della moglie di Will Smith, Jada Pinkett, chiedendole scherzosamente: “Wow, stai per girare il sequel del Soldato Jane?”. Tanto è bastato: l’ex principe di Bel Air sprinta sul palco, molla uno schiaffone al comico, torna a sedersi di fianco alla consorte e gli urla: “Che il nome di mia moglie non esca mai più dalla tua fottuta bocca!”. 

Rock fa un mezzo sorriso, chiaramente interdetto dalla gratuità della violenza appena subita. Poi tira avanti il proprio intervento come nulla fosse accaduto. Oggi lo stand up comedian dice che non sporgerà denuncia. E così affermando si rende complice di un gesto inaccettabile che mina alle radici non solo il tanto ostentato politicamente corretto americano, ma proprio il Black Lives Matter tutto. Non stiamo esagerando: Will Smith questa notte si è atteggiato esattamente come qualunque statutitense razzista fino al midollo immagina che un nero si comporti h 24. E i razzisti fino al midollo, in America, non sono esattamente una bassa percentuale della popolazione. Anzi, sono tanti e sono proprio quelli che, spinti da pregiudizi e stereotipi durissimi a morire, agli afroamericani sparerebbero a vista. Di quando in quando, levano il condizionale. 

Il fatto che questo episodio non sia stato immediatamente condannato, di più, che gli abbia fatto seguito la consegna di un Oscar e proprio a Smith come Miglior Attore Protagonista non è tollerabile in un mondo “giusto” come gli Stati Uniti vogliono farci credere di essere. Tante sarebbero state le alternative: accannare la diretta e andare in pubblicità per decidere che cosa fare, rimandare la consegna della statuetta a un altro giorno, avere la prontezza di dire qualche cosa durante o dopo il fatto. In qualsiasi momento, condannare l’accaduto. Tutto, ma non conferire un premio, il premio più importante della serata, tra l’altro, a uno che si era appena reso protagonista di un gesto così assurdo, violento e gratuito che mette in cattiva luce l’intera comunità afroamericana. Quella stessa comunità afroamericana che da anni, se non decenni, per non dire secoli combatte pacificamente, contando i morti, per abbattere gli stereotipi razziali che ancora oggi portano a orrori e disuguaglianze sociali. 

Sul web, comincia a spuntare una nutrita pletora di “E ma…”. E ma Jada Pinkett soffre di alopecia, Will Smith ha solo voluto difendere sua moglie. Senza contare che la violenza non ha mai giustificazioni, proviamo a immaginare una scena cromaticamente diversa ma identica nella sostanza: se un bianco picchiasse un nero, in diretta tv nella notte più importante dell’anno ma pure a un semaforo rosso nel Kentucky, saremmo tutti qui a dire: “Alopecia? Ma certo, questo sì che è un bel First World Problem”. Seguito da: “Rinchiudete quello stronzo e buttate la chiave”. Pace. 

Non c’è nulla da approfondire, niente da capire meglio, men che meno bisogna immedesimarsi in Will Smith e cercare di comprendere le sue ragioni: è stato mai fatto per un bianco violento (o che l’America abbia ritenuto tale?). No, come è sacrosanto che sia. Perché la violenza è violenza in senso assoluto, non relativo. Perché, a maggior ragione, una celebrità oggi come oggi, rischia di vedersi strappar contratti milionari per aver dimenticato di dare del “them” a una “persona T”. Ma Will Smith può menare chi gli pare e quando vuole, anzi, andrebbe “compreso” nel suo “goffo” ma comunque eroicamente romantico tentativo di difendere la sua dolce metà? Per favore. 

Questa notte un maschio alfa etero afroamericano ha preso a pizze il Black Lives Matter, la rispettabilità della minoranza (parliamoci chiaro, lo è) eterosessuale per bene, il femminismo tutto e la lista potrebbe proseguire. Come conseguenza, è stato premiato con il riconoscimento più prestigioso che l’America possa dare a un attore. “E ma poi hai pianto, si è scusato, poverino”, twittano in molti. Perché, improvvisamente, tutta questa morbidezza? 

Mentre scriviamo, pare che l’Academy stia valutando di ritirare l’Oscar assegnato a Will Smith, il primo della sua carriera. Ebbene, che sia. E che il film, King Richard, venga sottoposto a damnatio memoriae. Via dalle sale, che non se ne parli più. Perché se questo, se entrambe le cose non accadranno, stiamo assistendo alla nascita di un nuovo, marcissimo “privilegio”. E chi lo subisce, in questo caso Chris Rock, ci ride su, minimizzando e andando avanti. Esattamente ciò che Pio e Amedeo avevano, col tipico sarcasmo dei cretini, consigliato di fare agli omosessuali per affrontare i trogloditi che li insultano, o menano, per strada. Pagliacci. Tutti, nessuno escluso. Ma, da oggi, tant’è: Clown Lives Matter.

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