A Venezia, tra lustrini e gente che se la tira, la cosa più vera l’ha fatta uno che al cinema ci va già col dente avvelenato. È Zerocalcare, e sta raccontando la Mostra con le sue recensioni disegnate su Instagram per Best Movie. Un foglio bianco, un pennarello, la voce sua che ormai conosciamo, le incursioni del “prof. Checco” e nessuna voglia di fare il critico, che poi è il motivo per cui lo è diventato meglio di tanti altri. Non cerca il colpo ad effetto, non si mette in posa, non gli frega di piacere. Dice le cose come gli vengono. E quando entra in sala a vedere Il maestro di Andrea Di Stefano, lo fa già col piede storto: “So entrato in sala pensando sicuro me fa schifo al cazzo. Aveva tutti gli ingredienti per farmi schifo al cazzo. L'unica cosa de cui me fotte meno della musica lirica? E pure meno de come funziona un motore ibrido? È il tennis.” È proprio da lì che parte la forza del suo racconto. Non fa finta di essere oggettivo, non ci gira intorno. Parte prevenuto, come chiunque, solo che lui te lo dice. E poi succede che il film gli piace. Sul serio. “Invece mi è piaciuto. Me so rincoglionito? So diventato un pappamolla? Può esse, che cazzo devo fa.”

Ecco, questo è parlare di cinema senza parafrasare. È ammettere che un film può entrarti dentro anche se parte da cose di cui non te frega un cazzo di capire. Il maestro, che sulla carta è una roba di tennis, riesce nell’impensabile: coinvolgere pure chi pensava di odiarlo. E a fare la differenza, dice Zerocalcare, è Favino: “Il film fa deprime e ride insieme. Lo devo di’: Favino spacca proprio er culo. Nun è er film che m’è piaciuto de più della Mostra, ma quello che m’ha sorpreso maggiormente.” Non serve altro. In tre frasi, ha fatto più lui per questo film che tutta la stampa specializzata messa insieme. Perché non ha bisogno di convincerti. Ti dice solo che ci è entrato storto e ne è uscito spiazzato. È questo che manca oggi alla critica: lo spazio per dire “oh, pensavo fosse una merda e invece m’ha fregato”. Senza vergognarsene, senza costruire paroloni, senza impacchettare la sorpresa. Zerocalcare non prende sul serio manco sé stesso, e proprio per questo le cose che dice hanno più peso. Perché sono oneste. E il fatto che uno come lui esca da Il maestro dicendo che Favino “spacca er culo” vale più de duemila parole su regia, fotografia o montaggio. Perché se Favino spacca, lo vedi. E se lo dice uno che odia er tennis, c’hai solo da credeje.
