Era la sfilata più attesa della fashion week di Milano. Sabato De Sarno, il nuovo direttore di Gucci, ha finalmente mostrato a stampa, buyers e addetti ai lavori il suo lavoro. Una storia che non ha fronzoli, è sincera, essenziale e che riguarda tutti noi.
Racconta le persone, le loro emozioni, gli individui nel loro essere e nella loro unicità. È un dialogo costante con mondi lontani e vicini; ci sono parole, arte, cinema e l’Italia. È la storia di sogno e realtà, di spontaneità, anima e cuore. Sabato De Sarno a fine show guarda la sua famiglia, suo marito e i suoi amici. Gli affetti cari, perché questa sfilata è anche la storia di una famiglia, di baci rubati, di notti passate insieme, di brividi sulla pelle e di farfalle nello stomaco. Perché, quando un’emozione vera arriva, è difficile mandarla via e se ne vuole ancora, sempre di più.
Gucci piace. La stampa esulta. Sabato De Sarno è pronto a disegnare una nuova era del marchio di Kering. Una collezione essenziale, da alcuni ritenuta una semplice strategia di marketing per vendere di più. “La società moderna toglie l'essenziale, e concede il superfluo”, aveva detto Theodor Adorno, filosofo tedesco. De Sarno sceglie la strada opposta, vuole restituire alla società moderna l’essenziale, per ritrovare la propria vera natura. Le linee allora sono pulite, sfilano felpe con shorts effetto vinile o con la gonna al ginocchio e con lo spacco. È una moda chic e sofistica, una moda che parla a tutti: è desiderabile e indossabile.
Non sono di certo mancate le critiche: “Non è più Gucci” o “Era meglio Alessandro Michele”. Ma forse questo era proprio l’intento del brand. L’era Michele è finita, ed è al quanto inutile e di poco senso paragonare il lavoro di un creativo a quello di un altro. L’ex direttore creativo ha divorato il marchio fiorentino, lo ha consumato, lo ha quasi ridotto all’osso.
Oggi, quella che viene raccontata è una nuova storia, una pagina di Gucci che, oltre al minimalismo, guarda anche all’heritage del marchio. Il monogramma è ripetuto all-over sui tubini neri e sugli shorts. Il famoso nastro rosso e verde diventa una stampa a righe. Ci sono dettagli preziosi su piccoli bra e top. Giacche e camicie trasudano carica sensuale, che strizza un pochino l’occhio all’era Tom Ford, e la sera si illumina di abitini cocktail con cristalli glam e sofisticati.
Guardare indietro non è sbagliato. Studiare il passato, comprenderlo, è forse l’unico modo per andare avanti. Avere memoria. E Sabato ce l’ha. “Gucci è l’occasione per innamorarmi della moda, ancora”, aveva scritto sui social lo stilista di Cicciano. Ma forse non è solo della moda che dobbiamo tornare a innamorarci. Forse dobbiamo tornare a innamorarci della vita, della sua essenza, della sua gioia, dei suoi piccoli piaceri improvvisi. Ancora, ancora e ancora. Sempre di più.