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Birkenstock, la rivincita delle ugly shoes passa da Barbie

  • di Flavio Marcelli Flavio Marcelli

14 agosto 2023

Birkenstock, la rivincita delle ugly shoes passa da Barbie
“Brutte ma comode”, questa è l’etichetta che è attribuita alle Birkenstock. Scarpe ortopediche che nel tempo sono diventate di moda. Le abbiamo viste nel film Barbie, che ha fatto impennare le vendite, e ora sono pronte a quotarsi in Borsa

di Flavio Marcelli Flavio Marcelli

Tutti pazzi per le Birkenstock, anche se fino a ieri non le voleva nessuno. Nascono nel 1774, quindi non proprio ieri, e sono sempre state considerate delle scarpe “brutte ma comode”. C’è chi le ama alla follia, e indossa solo queste (anche in inverno con calzino), e chi invece non le può proprio vedere. Poi ci sono quelli che cambiano idea molto velocemente, e non appena qualche influencer o star le indossa, allora magicamente diventano le scarpe must-have. Dal 1774 ad oggi, le Birkenstock di strada ne hanno fatta, e i commenti negativi se li sono fatti scivolare addosso, forse consapevoli del fatto che un giorno tutti le avrebbero amate e apprezzate.

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Birkenstock, ugly for a reason

Non voglio annoiare nessuno con fatti passati o aneddoti sul famoso sandalo tedesco, ma un pochino di storia serve. Come detto, nascono nel 1774 in Germania, e la cosa più sorprendente è che se andiamo sul loro sito online ci possiamo facilmente imbattere in uno slogan alquanto curioso ed efficace: “Ugly for a reason”. Questo è il titolo di un documentario realizzato con il New York Times che investiga l'importanza della salute del piede e svela perché le scarpe ortopediche hanno un aspetto così preciso. Quando dicono trasforma i tuoi punti deboli in punti di forza, dovremmo tutti imparare da loro. Che ci crediate o no, Birkenstock è una storia di qualità, con generazioni di artigianato calzaturiero iniziato con Johannes nel 1774, e di innovazione, quando Konrad Birkenstock sviluppò il plantare nel 1902. Al tempo venivano classificate come scarpe ortopediche, contro il dolore ai piedi e i problemi nel camminare, oggi sono qualcosa di più.

Dopo diversi anni serviti a migliorare la suola, nel 1963, il marchio realizzò un sandalo con plantare flessibile, in sughero e lattice, che aveva solo un semplice cinturino. Mentre la moda delle scarpe negli anni ‘60 veniva influenzata dai tacchi a spillo italiani, Birkenstock fu in anticipo sui tempi: infatti le scarpe non vennero apprezzate, anzi furono un fallimento. Ma l’azienda ha capito che forse non era alla moda che dovevano puntare, ma al settore ospedaliero. E proprio lì trovarono fortuna. Negli anni ‘70 arrivarono poi gli altri modelli, come l’Arizona e il Boston (che sono tra i più venduti, ndr). E uno dei primi a indossare il sandalo in sughero, in quegli anni, fu il fondatore di Apple, Steve Jobs.

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Verso la fine degli anni ‘80 arriva la moda

Birkenstock sapeva cosa voleva e chi era, così si avvicinò alla moda a modo suo. I sandali tedeschi non seguivano la moda mainstream. L’anno di svolta è stato il 1985, quando il fotografo Kim Knott ha incluso i modelli Arizona e Boston in un servizio fotografico d’avanguardia ispirato alla cultura giapponese per la rivista britannica Elle. Nel giugno del 1990, Kate Moss, al tempo sedicenne, posava a Palermo e Rio con le sue Birkenstock per una copertina della rivista The Face, fotografata da Corrine Day.

I sandali tedeschi entrano nell’universo moda successo dopo successo, tanto da collaborare con altri brand. La forma e il plantare sono sempre gli stessi, unica cosa che cambia sono le tomaie. Il primo designer ad assumerne la creazione è stato Marc Jacobs, che ha reinterpretato l’iconico modello Arizona per la sua collezione Primavera 1993 “Grunge” per Perry Ellis. Poi arrivarono collaborazioni con Rick Owens, Maison Valentino, Jil Sander, gli studenti della Central Saint Martins e con Dior. Con la moda esplode allora la Birkenstock mania e piano piano ci si dimentica dell’appellativo “brutte ma comode”. O semplicemente non interessa più a nessuno.

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Con Barbie diventano (ancora più) un successo

Possiamo definirlo un geniale product placement. Infatti, nel film di Barbie ci sono due scene dove si vedono per bene le Birkenstock. Dopo che queste scarpe sono apparse nella pellicola, sembra che le vendite abbiano registrato un’impennata del 110%, secondo i dati Lyst.

Ma il loro successo non si ferma di certo qui: infatti l’azienda di scarpe sembra si stia preparando per la sua quotazione in Borsa, a Wall Street, e si parla di una valutazione tra gli 8 e i 10 miliardi di euro. L’azienda era stata rilevata nel 2021 dal fondo L Catterton, che fa capo alla multinazionale del settore del lusso LVMH, per circa 4 miliardi di euro. Con l’arrivo di questa notizia e l’impennata delle vendite, Birkenstock sta vivendo il suo momento d’oro. La rivincita delle ugly shoes.

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