Vorremmo essere piloti della MotoGP? Certo che sì, anche di quelli che arrivano puntualmente ultimi perché, come ha sempre detto anche Valentino Rossi, quello che arriva ultimo è comunque un fenomeno. Però è innegabile che in questa MotoGP che brucia piloti come fossero fiammiferi, ce ne sono alcuni che probabilmente stanno maledicendo qualche scelta o che si sentono perseguitati dalla sfiga e in questi giorni di mezza vacanza, in questo caldo torrido, abbiamo provato a capire quali sono le tute che eviteremmo di metterci. O, meglio ancora, quali sono i cinque piloti che proprio non vorremmo essere adesso
Joan Mir: il telefono no…
E’ un campione del mondo, ma è anche un figlio di un Dio minore perché quando ha vinto lui non c’era Marc Marquez in pista e il suo unico vero rivale è stato Franco Morbidelli, che ai tempi guidava una Yamaha non ufficiale. Ha vinto il mondiale salendo una sola volta sul gradino più alto del podio in quella stagione, lavorando invece sulla costanza e i piazzamenti. E’ un gran manico e lo dicono tutti, ma ha un problema grosso: guadagna troppo! Il suo ingaggio, infatti, è importante e in più Suzuki gli ha dovuto riconoscere un premio faraonico per la vittoria del mondiale del 2020. Adesso però il marchio giapponese ha deciso di ritirarsi e Joan Mir rischia di rimanere a piedi. Perché all’inizio lo volevano tutti e il suo manager, stando a quanto si dice nel paddock, ha sparato cifre importanti. Troppo per un mercato in cui le selle sono molte meno dei piloti e per Mir è rimasta solo una porta aperta: quella del Team Honda Repsol. Sia inteso, è probabilmente la migliore porta possibile, ma ci sono dei competitor agguerriti (su tutti Jorge Martin) e per il maiorchino c’ il serio rischio di restare fuori dalla MotoGP dopo solo due anni dal titolo di campione del mondo. Ce lo immaginiamo in vacanza in questi giorni con gli occhi fissi sul telefono…che per adesso non squilla.
Darryn Binder: maledetta fortuna…
L’anno scorso è stato baciato dalla fortuna. Adesso, però, la luna è cambiata e il sudafricano corre il serio rischio di fare la fine di Iker Lecuona. Lo hanno preso dalla Moto3 catapultandolo in MotoGP nel Team Yamaha RNF e Binder tutto sommato non ha sfigurato, rispondendo pure con qualche piazzamento a chi lo immaginava eternamente ultimo. Solo che posto per lui sembra non esserci e anche Aprilia, che l’anno prossimo sarà fornitore del Team RNF, sembra preferirgli Raul Fernandez anche per questioni legate a marketing e sponsor. Per Binder si parla di una “retrocessione” in Moto2, ma dicono che il ragazzo al momento non intende prendere in considerazione offerte di questo tipo, sperando che la fortuna giri ancora in suo favore. Solo che a suonare sempre due volte era il postino, non la buona sorte. Fossimo in lui, e anche nella sua bellissima fidanzata mora, cominceremmo seriamente a pensarci, anche perché uscire dal giro del motomondiale – cedendo magari a qualche sirena che arriva dalla Superbike – potrebbe significare dire addio per sempre ai sogni di gloria. Non è un caso se un posto in MotoGP non lo sta trovando neanche un certo Toprak Ratzgatlioglu.
Remy Gardner: un attimo (anno) ancora…
Ha ancora un anno di contratto con KTM e questa è l’unica ragione per cui a finire sul mercato è stato il suo compagno di squadra Raul Fernandez e non lui. Lo spagnolo ha più talento e lo sanno benissimo anche in KTM, ma le forme sono firme e non si può fare altrimenti. Il povero Gardner, quindi, è andato in vacanza con la consapevolezza che dovrà giocarsi tutto già dal Silverstone, anche perché quasi tutti gli accordi si fanno adesso e quasi tutti saranno per due anni. Nel 2023, quindi, il ragazzo rischia di ritrovarsi giù da ogni moto senza sapere neanche il perché. Servono risultati per farsi mettere gli occhi addosso sin da subito, con Tech3 che però l’anno prossimo gli affiancherà un certo Pol Espargarò, che non sarà un fenomeno, ma non è il miglior compagno di squadra possibile per un giovane che vuole farsi vedere. Un mondiale vinto in Moto2 si dimentica in fretta e, diciamocelo senza troppi giri di parole, non è certo Gardner Junior l’erede della tradizione motociclistica australiana.
Takaaki Nakagami: ciao, sai cosa vuol dire ciao?
Dal motomondiale era finito fuori già tanti anni fa, tornando a correre nelle gare minori in Asia. Poi qualcuno ha nuovamente creduto in lui portandolo in Moto2 e dandogli una seconda occasione, con lo sponsor Idemitsu che gli ha anche regalato il sogno della MotoGP. Di manico ne ha tanto e chiunque ha visto qualche gara della MotoGp dal vivo può testimoniare che vederlo guidare è puro spettacolo. Per come sta in sella, per la tecnica che ha, per quel modo lì di muoversi sulla moto che è unico. Ma i risultati non sono arrivati, gli errori sono stati tanti e ultimamente è andato pure sulle balle ai colleghi, che sempre più spesso lo accusano di non tenere in considerazione il pericolo che arreca agli altri. Come se non bastasse, sempre dal Giappone sta emergendo in Moto2 un certo Ai Ogura, che sembra talentuoso quanto Taka, ma è più giovane e con più margini di miglioramento. Insomma, il povero Taka passerà la seconda parte della stagione provando a onorare la sua comunque invidiabile carriera, ma contestualmente farà anche i bagagli, perché margini per lui sembrano proprio non esserci.
Andrea Dovizioso: te c’hanno mai mandato a quel paese?
Di sicuro Andrea Dovizioso ci si è mandato da solo. Per la scelta fatta in quel giorno della scorsa primavera, quando ha deciso di dire no a Aprilia per provare a salire in sella a una Yamaha M1. Una moto che a detta sua sarebbe risultata più guidabile e che gli avrebbe permesso di trovare subito una migliore confidenza. E invece nada de nada. Perché il Team RNF, nonostante gli sforzi dello sponsor WithU, è sembrato quello meno organizzato di tutto il circus, perché Yamaha risponde solo e esclusivamente (e neanche tanto) a Fabio Quartararo, e perché la M1 di quest’anno è una moto con un mare di noie. Il ritorno dal pensionamento è stata la scelta peggiore che il Dovi potesse fare e in questa lunga pausa estiva il pilota di Forlì starà col pensiero quotidiano di dover tornare al lavoro. Un lavoro che ha il sapore di un mezzo calvario. Dicono che dall’anno prossimo si dedicherà al cross, non solo come pilota, ma anche come mentore di giovani ragazzi con un sogno fangoso nelle tasche. Daglie Dovi, c’è solo da resistere…e provarci sempre!