Fare il punto sulla moda oggi sembra abbastanza complicato: da una parte Valentino che, alla ricerca di un nuovo direttore creativo, pare punti all’ex enfant prodige di Gucci Alessandro Michele. E sempre la maison decide di non far sfilare l’uomo e di non partecipare alle sfilate dell’alta moda. Gabriele Fiorucci, stilista romano, abituato a vestire con gusto donne e varie star nostrane, ci dà il suo punto di vista: dai cambiamenti imposti da Kering per passare da Kanye West e sua moglie Bianca Censori – indubbiamente fra i personaggi del momento, nel bene e nel male – fino ad arrivare a Balenciaga: “Il braccialetto da tremila euro? Sembra uno scherzo”.
Allontanato Pierpaolo Piccioli dalla direzione di Valentino, si mormora che il prossimo possa essere Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci. Brand lontani tra di loro. È una scelta che può avere senso?
Difficile dire a monte se lo sia o meno. Diciamo che allo stato dei fatti abbiamo visto spesso brand completamente sconvolti, a volte snaturati completamente, dalla visione contemporanea dei creativi del momento, a cui spesso abbiamo sentito urlare “al genio”.
Verrebbe da chiedere, da tecnico e creativo di questo settore, ma è davvero un genio chi fa semplicemente parlare di sé? Perché noi in verità facciamo moda, abiti, collezioni…
Alessandro Michele certamente farebbe un lavoro importante su Valentino, trascinandolo all'interno della sua onirica visione della moda, un po' vintage, un po' avanguardista, che certamente gli appartiene e credo che cambierebbe molto la maison (forse questo è ciò che stanno cercando!), ma in fondo è esattamente ciò che ha fatto con Gucci. Così come Demna ha fatto con Balenciaga, Galliano con Dior e poi ancora con Margela, e via dicendo.
Sia Gucci che Valentino sono del gruppo Kering, che prima rompe il rapporto con Michele e poi lo contatta per la direzione di Valentino. Non è insolito?
In questo momento storico nulla lo è concretamente. Come dicevo: oggi è il marketing a dettare le regole. Ciò che non funziona in un momento funziona in un altro, ciò che non va più bene da Gucci, può essere funzionale a creare un forte vento di modernità da Valentino. Credo, per assurdo, che invece possa avere molto senso.
La maison ha inoltre cancellato le sfilate dell’uomo e dell’alta moda a giugno, non ricordo di precedenti simili…
Assistiamo per la prima volta dopo moltissimi anni ad un periodo di brutta recessione del lusso a livello internazionale. E il primo vero motivo è che questa sovraesposizione mediatica della moda ha corrisposto ad un abuso, è diventato tutto talmente martellante e virale che gli utenti, anche quelli molto interessati, si sono trovati “stanchi” di questa enorme fiera, a volte dell'assurdo, che tentava di tirarli a sé. E quando gli utenti finali, chi acquista, non ha più il mordente di prima, il desiderio, la curiosità, quella voglia di sognare, crollano i fatturati. L'idea di fermarsi, per quanto scioccante sotto alcuni punti di vista, può avere senso per rifocalizzare il target e mirare meglio e con più convinzione a nuovi obiettivi.
A giugno anche Sarah Burton ha lasciato Alexander McQueen dopo tredici anni, perché tutti questi cambiamenti?
Il mio pensiero è quello di una vera rivoluzione e in un'epoca come quella attuale direi che è perfettamente normale. Si è esagerato ed ora tornare indietro non basta. Sarah d'altronde era una collaboratrice importante di Alexander McQueen, così come Alessandro Michele era in Gucci già prima di diventarne direttore creativo. Il punto è che il direttore creativo, il “fu” stilista di un tempo, è da sempre la figura più precaria del settore: viene molto facile pensare che se le cose non funzionano sia colpa del designer, e forse era vero anni fa, ma oggi non c'è nessuno al mondo che possa davvero disegnare quello che ha in mente totalmente, libero dai condizionamenti del caso e dai vari reparti commerciali. Sarebbero molte le cose e le persone da mettere in discussione in un’azienda prima della direzione artistica, ma è più facile così. Tra l'altro troppo spesso si dimentica che un designer è in primis un tecnico, un professionista, una figura di qualità e non solo - come si preferisce immaginarlo - un artista visionario. D'altronde Gavino Sanna ci insegnò molti anni fa che un prodotto ben pubblicizzato diventa davvero il più buono e il migliore nell'opinione pubblica, ma è il più buono? Oggi i prodotti non si vendono perché sono concretamente migliori, quindi sostituire chi li disegna forse non è la soluzione.
Il futuro della moda è nelle mani di Kanye West e Bianca Censori, due che non capiamo se sono trendsetter o fenomeni del marketing che vogliono vendere le loro linee. Sono stilisti che segneranno la storia e noi non l’abbiamo capito?
Con l'avvento dei social media, abbiamo visto emergere una miriade di figure, dai blogger agli influencer, che hanno conquistato grandi consensi online. Ma ricordiamoci che nonostante i diversi nomi e le etichette utilizzate, la sostanza rimane la stessa. In questa ottica West e la Censori possono essere considerati sia trendsetter che fenomeni del marketing. Molti cercano di sfruttare la propria popolarità online per ottenere vantaggi economici attraverso licenze e linee di abbigliamento. Personalmente, credo che la moda sia un settore che dovrebbe essere guidato da professionisti con una vera passione per il loro lavoro, anziché da figure influenti sui social media. Anche se personaggi come Kanye West hanno esteso il loro interesse alla moda, ritengo che potrebbero essere più un fenomeno di tendenza del momento, piuttosto che dei veri e propri punti di riferimento nel lungo periodo.
Parliamo dell'ultimo bracciale di Balenciaga: 3000 euro di “rotolo di scotch”. Una follia o una moda che noi non capiamo?
Forse entrambe! A parte le facili battute, direi che esiste sempre un filo sottile che distingue la “moda” dai prodotti. Credo che Demna abbia avuto una visione davvero avanguardista della moda, ma che ad un certo punto è diventata vittima di sé stessa. Il pubblico va corteggiato, amato, stuzzicato in modo ironico, ma senza esagerare. Oggi come oggi mi chiedo onestamente il motivo per cui una persona dovrebbe scegliere di indossare alcuni oggetti su di sé, non essendo di certo donanti, non conferendo nulla di più, quindi a una visione estetica neanche concettuale, e che spesso sembrano invece davvero uno scherzo, un tranello in cui qualche utente cade. Io li eviterei onestamente, la moda vive un momento difficile e forse il rispetto che abbiamo nei confronti del nostro pubblico dovrebbe spingerci ad una attenzione diversa, perché nel tempo prima o poi qualsiasi corda prima o poi si spezza.