È arrivata come una bomba su Instagram e ha sconvolto gran parte dei professionisti del mondo moda. Law Roach si ritira dalle scene. «Il mio bicchiere è vuoto... Grazie a tutti coloro che hanno sostenuto me e la mia carriera nel corso degli anni. A tutte le persone che hanno creduto in me affidandomi la propria immagine, vi sono grato. Se questo business fosse solo per i vestiti lo farei per il resto della mia vita, ma purtroppo non è così! La politica, le bugie e le false narrazioni alla fine ce l'hanno fatta! Avete vinto... Mi arrendo», si legge sul post dell’addio. Parole graffianti che fanno rumore sullo schermo di un telefonino e quasi lo bucano per quanto sentite. Emerge sofferenza, amarezza, dispiacere e delusione.
Partito da zero, Law Roach ha raggiunto quel successo che forse ogni celebrity stylist vorrebbe nella sua vita. Ma apparentemente per averlo è necessario scendere a patti, mandare giù il boccone, porgere l’altra guancia e sorridere anche quando si vorrebbe gridare. E se c’è chi fa affari con il Diavolo, altri decidono di stringere la mano a loro stessi, al proprio essere e alla propria salute mentale. Ma chi è davvero Law Roach e perché la sua storia sta facendo così discutere a Hollywood?
Chi è Law Roach
Law Roach è l’esempio perfetto del self-made man americano. Cresciuto nel Sud di Chicago, è il più grande di cinque fratelli. «Sono un ragazzo di strada. Mia madre era dipendente dalle droghe e dall'alcol, lei un giorno decise di prendere i miei fratelli e le mie sorelle e di lasciarmi. Quando se ne andò mi disse: "Se non lavori, non mangi". Quindi ho sempre avuto quella sensazione di: "Devi trovare una soluzione. Devi lavorare. Devi lavorare. Devi lavorare», ha raccontato Roach in un’intervista esclusiva a The Cut.
Da giovane aiutava le persone a portare la spesa nei parcheggi dei supermercati e lo shopping nei negozi dell'usato lo ha introdotto alla moda. Era innamorato della boutique Deliciously Vintage di Chicago, che oggi non esiste più, ma che al tempo era punto di riferimento per le celebs che andavano a caccia di abiti d'archivio firmati.
Law ne ha fatta di strada, e dai parcheggi dei supermercati di Chicago si è poi trasferito a Los Angeles per dedicarsi allo styling, dove ha conosciuto l'allora quattordicenne Zendaya, la sua prima cliente importante. Ogni rosa ha le sue spine, e per Zendaya era la Disney. «Nessuno voleva prestarmi dei vestiti. Nessuno voleva vestirla perché, a quel tempo, le ragazze Disney non erano considerate vere attrici. Così ci siamo giurati a vicenda che io avrei fatto la mia parte. Lei avrebbe fatto la sua. E l'avremmo fatto insieme, questo mi ha permesso di aggirare tutti gli altri modi in cui le persone hanno successo: il nepotismo», ha proseguito nell’intervista.
Dopo Zendaya sono arrivate tantissime altre celebs, come Shakira, Lewis Hamilton, Kerry Washington, Ariana Grande, Megan Thee Stallion, Hunter Schafer, Celine Dion, Jennifer Hudson, Priyanka Chopra Jonas, Anne Hathaway e Anya Taylor-Joy, per poi, sia nel 2021 sia nel 2022, essere eletto stylist dell’anno nella classifica Power Stylists di The Hollywood Reporter. Ma allora perché ritirarsi dalle scene?
Le motivazione del ritiro
Nella lunga intervista alla Editor-in-chief di The Cut Law Roach racconta il motivo del suo ritiro da celebrity stylist. La sofferenza è al centro della sua narrazione. Quella che prova, o provava, una persona di colore nel mondo della moda. Gli veniva chiesto di alzarsi dal suo posto, «il ragazzo nero non può essere seduto in prima fila». Mentre oggi se qualcuno si avvicina a lui per chiedergli di alzarsi una persona senior dello staff si avvicina e «dice a chi è venuto a chiedermi di spostarmi: "Ma sei impazzito? Quello è Law Roach"».
A onor di cronaca bisogna aggiungere che però, molto spesso, durante le sfilate, non è presente solo l’ufficio stampa del brand, ma anche hostess o steward che non conoscono gli addetti ai lavori e che, quindi, possono inciampare in spiacevoli errori. È sempre bello ricordare quando nel 2022 a New York è stata chiesta la carta d’identità ad Anna Wintour, direttrice storica di Vogue. Ma alla fine ognuno fa il suo lavoro.
Roach nell’intervista parla anche di una specie di lobby bianca di stylist che ha fatto di tutto per ostacolare l'ingresso di uno nero nel giro che conta. E, in ultimo, ha raccontato anche quando alla sfilata di Louis Vuitton non c’era un posto a sedere per lui, ma solo per Zendaya. «Il team di Vuitton ci ha fatto arrivare il più velocemente possibile ai posti a sedere. Nella mia mente, il mio posto era accanto a lei (Zendaya, ndr). Ma quando sono arrivato lì, il mio posto non c’era e non c'era nessuno che mi dicesse dov'era. In un video vedete Zendaya girarsi e toccare il seat dietro di lei, non era per dirmi di sedermi lì, ma era per dirmi: "Quello è il posto di Darnell", che è la sua assistente. Non mi siederò al posto di Darnell». Alla fine della storia, Law Roach non ha trovato il suo posto da Vuitton e non ha potuto commentare i look della sfilata «accanto a lei, perché questo fa parte del nostro rapporto e della nostra interazione, vedere i vestiti insieme».
Un trattamento, quello che Law ha ricevuto, di certo sbagliato, con un errore da parte del brand o dello staff presente, che in qualche modo lo avrebbe dovuto far sedere. Ma purtroppo le dinamiche dei setting in uno show sono molto complesse: si vede stampa di settore seduta in seconda fila, mentre in prima fila si trovano influencer, celebrity, VIC (very important client, ndr), buyers e amici della maison: accontentare tutti diventa sempre più difficile.
Lascia lo styling ma non la moda
Da questa narrazione sembra che Law si sia stufato della moda e del suo atteggiamento, ma in realtà non è così. Infatti egli stesso ha detto: «Non mi ritiro dalla moda, perché la amo molto. Ma dallo styling, nel modo in cui sono stato al servizio di altre persone». E allora forse tutta questa storia potrebbe essere letta in un altro modo. Le dinamiche moda, criticate e raccontate nella lunga intervista, svaniscono solo se uno si allontana dal settore fashion, non se uno smette di fare lo stylist delle celebrity. E allora, con il senno di poi, sembra che il sogno di Law Roach sia diventato più grande e sembra che egli, alle sfilate, voglia sedersi magari come star, come celebrity, come attivista o semplicemente come Law Roach, ma non più come stylist di qualcuno. Un ritorno sulle scene della moda da protagonista. E infatti, dopo il suo ritiro, lo abbiamo visto sfilare per Hugo Boss nel mega show tenutosi a Miami (non è un caso che uno dei claim del brand sia «Be your own BOSS»). E di recente lo abbiamo visto anche sul red carpet in India per l'inaugurazione del Nita Mukesh Ambani Cultural Centre di Mumbai, un centro culturale voluto dalla potentissima e ricchissima famiglia Ambani. «Voglio solo dimostrare a me stesso che posso fare di più che essere al servizio degli altri», e allora non ci resta che osservare questo nuovo capitolo della vita di Law Roach lontano dallo styling, ma sempre nella moda.