Ci sono oggetti che sarebbe bello se potessero parlare. Prendete ad esempio questo orologio: non è nulla di speciale, un vecchio Tissot PR 516 anni '70 che a molti non dice nulla. Per l’esattezza è stato acquistato il 7 ottobre del 1971, praticamente 23 anni prima che nascesse chi sta scrivendo e pensate, c’è ancora la garanzia intestata al suo primo proprietario, Armando Patti.
Se la garanzia di per sé ha un certo valore se abbinata ad un orologio, almeno per gli appassionati, che valore aggiunto ha il nome? Per voi nessuno, ma quell’Armando, per chi scrive, era il nonno.
Avesse il dono della parola, questo Tissot racconterebbe probabilmente di un uomo che a 41 anni entra in orologeria per togliersi uno sfizio o, conoscendolo, perché aveva bisogno di qualcosa che gli tornasse utile per il lavoro. Parlerebbe di un signore severo, premuroso, riservato e gran lavoratore.
Imprenditore edile, entrato bruscamente a gestire l’impresa del padre quando aveva solo 21 anni, dopo che il genitore era mancato all’improvviso.
Forse il vecchio Tissot ci racconterebbe delle mille sigarette, dei progetti e dei vari disegni che ha realizzato e che sono ancora conservati nel suo ufficio al quinto piano sulla terrazza di casa sua, nel palazzo che ha costruito e intitolato alla moglie, Tullia. Che ancora lì vive.
Proprio in quella casa è stato trovato l’orologio in un cassetto, abbandonato da chissà quanti anni, assieme alla sua garanzia e a una maglia in più, un’eredità forse più morale che fisica. Heritage direbbero i britannici, un inglesismo che si sente sempre più spesso anche da noi ma che, in fondo, significa eredità.
Per Tissot, Heritage è anche il nome della linea di orologi ispirati al passato che incarnano perfettamente lo spirito di ciò che è stato, proiettati verso il futuro. D’altronde, non esiste futuro senza passato, un costante scorrere del tempo che porta a braccetto le icone di una volta nel nuovo millennio riprendendone gli stilemi, ma in chiave contemporanea.
Prendete il catalogo online e guardate ad esempio il Tissot Heritage 1973, cronografo a tre contatori con data, cassa a tonneau e lucidatura a raggiera, e immaginatevelo al polso di una delle leggende della Formula 1 degli anni 70. Poi però leggete le specifiche: la cassa è in acciaio 316L, difficilmente scalfibile e quindi più adatta all’impiego di tutti giorni, così come il vetro zaffiro, che sostituisce il plexiglass di una volta. Il movimento, nonostante non sia realizzato in-house, è un iper affidabile Valjoux che non vi abbandonerà negli anni. D’altronde se è da anni che Tissot tiene il tempo delle maggiori competizioni motoristiche mondiali qualcosa pur dovrà significare in termini di affidabilità.
Ciò che Tissot vuole fare con questa linea è chiaro: creare oggetti di valore, accessibili ed affidabili, perfetti da tramandare nel tempo e capaci di stupire a distanza di anni quando, dimenticati, verranno ritrovati impolverati e forse un po’ vissuti.
Basterà poi una bella revisione, nessuna lucidata ed eccoli pronti per essere nuovamente sfoggiati con orgoglio. Come questo vecchio Tissot dal quandrante grigio, come la cenere delle sigarette del nonno.