È passato poco più di un anno da quando il suo nome ha cominciato a circolare con più insistenza fra gli addetti ai lavori. VIRUS POWER, il nuovo marchio di tute. Quali? Quelle in tessuto. Ma come in tessuto? Sul loro sito si dice: “L'unica tuta al mondo composta da fibre tessili innovative ad alta tecnologia certificata in AAA”.
Ok, lo confesso, quando ho cominciato ad interessarmene, sulle prime ho pensato a un’operazione di marketing. Nel senso buono del termine, s’intenda. L’impressione, all’inizio, era quella di avere a che fare con un imprenditore - o comunque, con un’azienda - decisa ad entrare in un settore iper competitivo, con l’obiettivo di differenziarsi, rispetto alla concorrenza. Una buona idea, ho pensato anche, una trovata che ha e che aveva tutta l’impressione di essere molto lungimirante, in un mondo che fa del “cruelty free” un valore aggiunto sempre più imprescindibile. Ma le cose non stavano esattamente come le avevo immaginate e per scoprirlo è stato necessario un viaggio a Prato.
Non marketing, ma evoluzione tecnologica
È da queste parti, infatti, che ha sede VIRUS POWER e l’azienda da cui VIRUS ha preso vita, come una costola. Una circostanza che, immediatamente, ha messo sotto una luce completamente differente l’iniziativa di Christian Priami, fondatore di VIRUS e socio unico di Manifattura Primatex, azienda leader nel settore dei dispositivi di protezione individuale, titolare di numerosi brevetti e di tecnologie da riferimento a livello globale, gente che fabbrica tute per i vigili del fuoco, per chi opera quotidianamente a contatto con temperature altissime negli altiforni, o per chi deve proteggere la propria salute all’interno di cantieri e contesti ad alto rischio, nell’esecuzione del proprio lavoro. “L’idea è nata dopo la morte di Simoncelli” ci dice Christian. “Io ero sempre stato appassionato di moto e quell’evento aveva colpito tutti noi in maniera particolare. Il giorno dopo sono arrivato in azienda e ho domandato ai miei collaboratori: ‘possibile che con tutta l’esperienza che abbiamo non possiamo inventarci qualcosa per proteggere anche i piloti?’”. Eccola la prima pietra di VIRUS: un’illuminazione, la convinzione che tutto quel know-how nel settore dei materiali ad alta resistenza, nella lavorazione delle nanoparticelle, ben avrebbe potuto essere utilizzato per un ambito in cui di sicurezza non ce n’è mai abbastanza. “L’idea, all’inizio, era quella di creare una sorta di collare, che fosse in grado di proteggere il collo dei motociclisti”, prosegue Christian, non immaginando che il tema sarebbe tornato ad essere di drammatica attualità nei giorni dell’ultimo GP del Mugello. “Approfondendo la questione ci siamo accorti di come, pur facendo ricorso a tecnologie come i fluidi non newtoniani (i materiali che si induriscono a seguito di un urto e che in “natura” sono però malleabili, la stessa tecnologia adoperata per le protezioni in D3O, nda), fosse davvero complicato realizzare qualcosa realmente in grado di proteggere quella zona. Per contro, abbiamo toccato con mano quanto poco di nuovo ci fosse, airbag a parte, nella tecnologia delle tute, rispetto a ciò che veniva usato addirittura trent’anni fa”. Un’osservazione inappuntabile, a ben pensarci. D’altra parte, dopo l’introduzione della gobba aerodinamica e a latere dell’inserimento di una tecnologia come quella degli airbag, ancora distante dall’essere alla portata di tutti, cosa è cambiato, oltre a qualche saponetta sui gomiti, rispetto a una tuta della fine degli anni Novanta? Poco o niente, effettivamente. “È stato a quel punto che ci siamo accorti che tutta la conoscenza che già avevamo in casa sui materiali protettivi, avrebbe potuto essere riversata anche nella progettazione di una tuta”.
È così che sono iniziate le prime sperimentazioni. Christian ha dato mandato ai suoi uomini di progettare un tessuto con caratteristiche di alta resistenza all’abrasione e allo strappo. Un lavoro che, contrariamente alla scelta di una pelle in luogo di un’altra (o del suo spessore), significa studio, sperimentazione. Capeggiati da Simone Schiocchetto, oggi responsabile tecnico di VIRUS POWER, i collaboratori di Christian fanno così sviluppare dei filati ad hoc e danno vita ai primi modelli, che vengono da lui testati in prima persona. I suoi feedback sono buoni: non soltanto la tuta garantisce un elevato livello di sicurezza (cosa di cui i suoi collaboratori sono già sicuri), ma soprattutto l’impiego di un materiale nuovo e diverso dal solito, come il particolare tessuto tecnico che è in via di definizione, comporta una serie di benefici aggiuntivi, come una maggior leggerezza, una migliore traspirabilità e un comfort decisamente più elevato, rispetto a qualsiasi cosa sia presente in quel momento sul mercato. Un lavoro di sviluppo che porta Christian e i suoi uomini a sottoporre, per la prima volta, uno dei propri prodotti a un test di omologazione nell’oramai lontano 2016. “I risultati dei test hanno lasciato noi stessi, per primi, a bocca aperta”, racconta Simone, “Ci siamo resi immediatamente conto del livello di innovazione che eravamo riusciti a portare. Tanto per dare un’idea di quello di cui stiamo parlando, il requisito minimo richiesto dalla normativa EN 17092:2020 per il conseguimento di una sola A è di una capacità di resistenza allo strappo maggiore o uguale a 50 N. Il nostro materiale ha una resistenza allo strappo di 700 N. E noi all’inizio non ci credevamo neanche, ma siamo stati i primi al mondo ad aver ottenuto un’omologazione tripla A”.
Una nuova tecnologia, molti vantaggi
Ma le doti di resistenza non sono le sole a rendere il primo prototipale prodotto realizzato da Christian e dai suoi ragazzi, straordinariamente adatto a un impiego nel mondo reale. A balzare all’occhio, prima di ogni cosa, è il risparmio in termini di peso: “Una delle nostre tute, in taglia 50, con airbag, non arriva ai 5 chili. Senza considerare la completa traspirabilità, le capacità idrorepellenti, la possibilità di lavare la tuta in lavatrice”, continua Simone. “Quando abbiamo cominciato a far testare la nostra tuta a dei piloti, i feedback che ricevevamo erano quelli di qualcuno che prova un qualcosa che non riesce neppure a collocare esattamente, nello spettro delle proprie esperienze pregresse”, ricorda Christian. “Immaginate una tuta attraverso la quale passa tutta l’aria a cui andate in contro, in cui la temperatura corporea si mantiene bassa e che, per questo, fornisce anche benefici da un punto di vista aerodinamico (perché non fa resistenza, nda). Immaginate, poi che vi faciliti nei movimenti, perché più leggera, meno costrittiva. E immaginate poi di non provare nessuna sensazione di bruciore, quando scivolate sull’asfalto. I nostri piloti, quando hanno sperimentato le prime cadute, erano perplessi: ‘perché non ho sentito caldo? Andavo piano?’, ci chiedevano”. Già perché l’enorme esperienza di Manifattura Primatex, nel settore dei tessuti isolanti ha giocato un ruolo determinante anche da questo punto di vista. Il tessuto tecnico ideato per confezionare le tute VIRUS POWER ha una forte capacità di isolamento termico, separando completamente la pelle dei piloti dall’asfalto, pur con pochi millimetri di spessore. Il tutto è ottenuto con un materiale che oltre ad essere traspirante è anche idrorepellente, analogamente a quanto è capace di fare il Gore-Tex, per intendersi.
“Anche questo è un aspetto fondamentale per i nostri piloti. Ciò significa non dover indossare nulla sopra la tuta, in caso di bagnato, mantenendo il massimo della mobilità”, afferma Christian. E poi, aggiungiamo noi, c’è il non banale tema della possibilità di lavare davvero le tute. Quanti di voi ne hanno una in pelle, a casa, che è ormai inutilizzabile a causa degli odori sgradevoli che emana dopo un paio di estati di intenso utilizzo? Le tute di VIRUS sono lavabili in lavatrice: via le protezioni, 30 gradi e via, come nuova. Benvenuti nel 2021.
“Dopo i risultati ottenuti in sede di omologazione abbiamo presentato il nostro prodotto ad alcune delle più grandi aziende presenti sul mercato, ma non siamo riusciti a trovare un accordo per poter diventare dei veri e propri fornitori di tecnologia, prima ancora che di un tessuto tecnico. È stato a quel punto che ho deciso di creare un mio marchio. Era il 2018”, racconta Christian. Una scelta, quella del brand poi adoperato, che nessuno avrebbe potuto immaginare potesse scontare, sul piano comunicativo, le difficoltà dovute a una pandemia. “La scelta della parola VIRUS, nasce da un’analogia: vogliamo che i nostri prodotti si insinuino in un mercato storicamente molto tradizionalista, trasformandolo dall’interno. Accanto al brand abbiamo scelto un logo che ricorda sia un alieno, perché quello che facciamo sembra venire da un altro mondo, sia il cupolino di una moto”.
Le corse e i nuovi prodotti
Un percorso di crescita, quello di VIRUS, che ha portato, nel 2020, a cominciare a rifornire i primi piloti nel CIV, nel CIV Junior e ad essere partner esclusivo dei campionati Aprilia Sport Production e che, dal 2021, vede l’azienda di prato presente anche nella Coppa Italia e nel National, con tanto di servizio assistenza in pista dedicato. “Nei week-end di gara portiamo un motorhome nei circuiti in cui siamo impegnati. Al suo interno forniamo un servizio di assistenza e riparazione in loco, per tutti i ragazzi che corrono con le nostre tute”, dice Christian.
Uno sforzo notevole, per un’azienda che sta bruciando le tappe, ma che ha reso al contempo possibile una rapidissima evoluzione dei suoi prodotti. Ad oggi, infatti, VIRUS produce tre tipologie di tute. Il modello “entry level” è rappresentato dalla tuta che per prima è stata portata sui campi di gara. Un prodotto quindi in grado di assicurare le stesse performance dei nuovi modelli, in termini di sicurezza, ma che differisce da questi ultimi per un maggior impiego di elementi elastici. “Sviluppando la nostra tuta ci siamo accorti che avremmo potuto realizzare un tessuto tecnico che mantenesse immutate le caratteristiche di sicurezza e tutti i vantaggi che vi ho descritto, ma che fosse al contempo più elastico. Ciò garantisce un fitting ancora migliore e un ulteriore risparmio di peso, dal momento che il suo utilizzo rende possibile un minor utilizzo di inserti elasticizzati” ci spiega Simone. Accanto al modello standard, ha fatto così il suo ingresso in gamma la nuova versione, che VIRUS identifica come Plus, a cui si aggiunge la variante con airbag elettronico. Per ognuna di esse c’è la possibilità di ottenere un confezionamento su misura, presso la sede di Prato.
Non solo tailor made, presto anche la grande distribuzione
Ed è proprio lo sviluppo di una collezione prodotta in serie, la più grande novità di questo 2021. Accanto ai prodotti su misura, confezionati direttamente dalle sarte di VIRUS in Toscana, faranno presto il loro debutto negli store della grande distribuzione anche le tute realizzate, all’estero, secondo misure standard, forti di prezzi ancor più competitivi e di una capillare disponibilità sul territorio. “La gamma di prodotti è destinata ad espandersi ulteriormente. Noi abbiamo deciso di partire dal prodotto più difficile di tutti, la tuta. Ma pensate a quante e quali applicazioni può avere il nostro tessuto tecnico su capi come giacche e pantaloni. Stiamo lavorando anche su dei guanti. Abbiamo un sacco di idee, siamo convinti di poter fare la differenza”.
Insomma, quella che sembrava solo un’operazione di marketing, quella che pareva una trovata all’insegna della salvaguardia degli animali (a proposito, c’è anche quella, in effetti, tra i vantaggi), si è rivelata essere una nuova, interessantissima, storia di ingegno imprenditoriale italiano. Un’avventura che è appena cominciata ma della quale, ne siamo certi, sentiremo parlare molto in futuro.