Era da tempo che un “pezzo di carta” come il DDL Zan non creasse così tanto scompiglio. Tantissimi personaggi noti si sono espressi a favore del disegno di legge per condannare la discriminazione con Fedez che in una lunghissima diretta, peraltro seguitissima, si è fatto portavoce del movimento. Nonostante le molteplici campagne come quella con l’hashtag #diamociunamano, c’è però chi, come Francesco Borgonovo, resta fermo sulla propria posizione condannando aspramente tutti i fan della legge Zan su La Verità.
Secondo l’ex caporedattore di Libero “Vip, vippetti e maestrini del pensiero si stanno spendendo per la causa, con la consueta profusione di retorica” aderendo alle battaglie di questo genere perché convenienti. Una pratica mainstream che impone di appoggiare le istanze Lgbt per un po’ di pubblicità sui giornali o una comparsata in tv. Francesco Borgonovo non si ferma qui citando poi la trasmissione Diritto e Rovescio di Paolo Del Debbio che ha chiesto ai “fautori famosi del DDL Zan” se conoscessero il testo. Da Marco Carta a Rocco Siffredi passando per Jo Squillo, Antonio Razzi e Antonella Elia nessuno ha saputo dare una risposta. Quest’ultima ha ripetuto il concetto di fondo espresso da Francesco Borgonovo: “Siamo vip, facciamo da cassa di risonanza, non sta a noi conoscere i particolari e il contenuto” ha detto l’ex valletta di Mike Bongiorno.
E ancora Francesco Borgonovo si districa in due argomenti che, evidentemente, non gli sono andati a genio. Prendendo il caso di Malika, cacciata di casa perché lesbica, il giornalista ha reso noto che la ragazza disponesse già di un ufficio stampa per gestire interviste ed eventuali apparizioni. E poi la frecciata finale su Fedez con il quale non accennano a patti di non belligeranza: “Certo che se il paladino della libertà e della fluidità sessuale poi mette in commercio la sua personale linea di smalti da unghie per uomo, beh, ci viene da credere che, dietro gli ideali, un pizzichino di interesse ci sia”.
Anche la giornalista Marina Terragni è fortemente contraria al disegno di legge Zan. Da decenni in prima linea nella difesa dei diritti delle donne, a La Verità, ha puntato il dito sul meccanismo dell’inversione dell’onere della prova politicamente corretta: “Costringere chi si azzarda a criticare un testo pensato male e redatto peggio a discolparsi dall’accusa di essere omofoba e transofoba”. Marina Terragni non condivide i sostenitori vip di Zan, accusandoli di volersi autopromuovere: “In Spagna la sinistra ragiona, da noi il Pd è sordo e segue Fedez che per coincidenza lancia business affini – dice la giornalista – Zan colpito da improvvisa notorietà parla con tutti, addirittura con il leghista Pillon, ma non con noi. Facciamo così paura?”.
Marina Terragni non si ferma qua. Soffermandosi sulla volontà di Zan di allargare il campo alla misandria, all’eterofobia e all’uterofobia ha parlato di quello che successe in Canada nel 2017, dove gli stupratori che dicevano di non sentirsi maschi finivano nel braccio femminile: “Succede anche in California, il risultato certificato furono ulteriori stupri e gravidanze. Cosa chiederei a Letta? Come può accettare che le donne vengano intese come una minoranza quando sono la maggioranza del paese?”. Secondo la giornalista il problema non è lo schierarsi come ritiene giusto ma bensì il fatto che spesso l’opinione pubblica venga manipolata: “In base ai sondaggi Zan ha la maggioranza risicatina del 54% nonostante possa contare sull’apparato propagandistico – conclude Marina Terragni – Quando un anonimo ha insultato un articolo pro Zan scritto da Verdelli è successo di tutto, la critica è silenziata, il bavaglio è servito”.