Qualcosa di simile era successo anche lo scorso anno, nel corso dei test che si erano svolti a Misano, nel mese di giugno: SBK e MotoGP vicinissime, con Scott Redding, in sella a una Panigale V4, a meno di un decimo da Aleix Espargaro e Michele Pirro, presenti sul tracciato romagnolo con le rispettive Aprilia RS-GP20 e Ducati Desmosedici 2020. Ma in settimana, sul circuto di Aragon, a primeggiare è stato proprio un pilota alla guida di una moto derivata dalla serie. Johnny Rea, ifatti, sulla nuova Kawasaki Ninja ZX-RR10, ha fatto segnare il miglior tempo, nel corso della due giorni di test privati, caratterizzata dal maltempo, che ha visto in pista anche la Yamaha con una M1 guidata dal neo collaudatore Cal Crutchlow e Dani Pedrosa, su KTM. I distacchi? Rea ha fermato il cronometro sul tempo di 1'49.338, seguito dall inglese ex MotoGP con un tempo di 1'49.460, da Sam Lowes con un 1'49.470, da Pedrosa con un 1'49.912 e poi a seguire da Garret Gerloff, su Yamaha GRT, con un 1'50.557, Andrea Locatelli, su Yamaha PATA, con un 1'51.550, Kohta Nozane, su Yamaha GRT, con un tempo di 1'52.254, e Christophe Ponsson, su Yamaha Alstare, che ha chiuso la classifica con un crono di 1'52.946.
Il nordirlandese ha spiegato di aver testato nuovi componenti, concentrandosi principalmente sul telaio, che avrebbe dato ottimi feedback, e riuscendo a mettere insieme un giro buono sfruttando le migliori condizioni, nella pomeriggio di mercoledì.
Le prestazioni di Rea tornano, così, a sollevare i soliti interrogativi che, puntualmente, si ripresentano in relazione all'eccessivo livello di prestazioni raggiunto, tanto dalle Superbike, quanto anche - viene da dire - dalle moto di serie. Perché se è vero che ciò che ha reso popolarissimo, negli anni Novanta, il Campionato del Mondo SBK, è la vicinanza che esisteva tra le moto in gara e quelle usate tutti i week-end dagli appassionati di tutto il mondo, è al pari vero che questa sovrapponibilità è sempre più impercettibile proprio a causa delle moto attualmente disponibili sul mercato. Quante superbike stradali vediamo in giro sui passi (pandemia permettendo)? Sempre meno, perché quelle moto, quei modelli, sono oggetti sempre più inutilizzabili e per questo lontani dalla gente. Se un campionato di derivate dalla serie dovesse essere ripensato oggi, probabilmente andrebbe organizzato attorno al segmento delle naked di media cilindrata: la categoria - questa sì - che più di ogni altra, attualmente, rappresenta l'espressione della maggioranza degli appassionati di guida stradale sportiva.
Poco da stupirsi, insomma, se le SBK vanno come i prototipi, perché le moto di serie in primis vanno poco più piano delle MotoGP, fatte le debite proporzioni. Allo stesso modo, però, nessuno deve stupirsi se la Superbike sembra stentare ogni anno di più, dando l'apparenza di non essere altro che una versione sbiadita e per piloti meno performanti della più blasonata massima serie.