PREMESSA: Quando fai una chiacchierata con lui va a finire sempre che, nel suo essere un fiume in piena, ti ritrovi con dieci potenziali titoli tra le mani. Perché sta nel paddock da tutta la vita, perché ride e scherza con tutti nell’ambiente e quindi qualcosa per le orecchie gli passa sempre e anche perché, pure quando non è direttamente a conoscenza dei fatti, una sua opinione non te la fa mai mancare. È successo pure ieri: doveva essere una intervista veloce a bilancio delle prime tre gare della MotoGP, invece Carlo Pernat ha spaziato dalla A di Aprilia alla Z di Zarco. Ecco perché c’è venuto in mente di raccontare la lunghissima chiacchierata esattamente come dieci articoli, ma in un pezzo solo, in barba alle regole del giornalismo e fissando un titolo per ognuna delle sue bombe.
I team hanno scelto i leader, con buona pace degli altri
«Se mi chiedi qual è la prima considerazione che mi viene da fare ti rispondo che questi tre gran premi sono serviti per capire chi comanda. Non nel mondiale, ma nei rispettivi box: Mir ha spazzato via Rins, Quartararo ha spazzato via Vinales, Binder ha spazzato via Oliveira, Aprilia non ha mai avuto bisogno di scegliere un leader e di Honda non ha senso neanche startelo a dire. Sembra una banalità, ma dentro un box le gerarchie contano e tanto e contano ancora di più dentro la testa dei piloti. La doppia affermazione di Quartararo, ad esempio, sarà un macigno per Vinales, così come la caduta di Portimao peserà tantissimo per Alex Rins, mentre per Ducati parla la classifica, con un pilota che ha fatto grandi cose e un altro, Jack Miller, che al momento si è messo in mostra solo per le sportellate con Joan Mir in Qatar. Nei team non ufficiali la situazione è un pochino diversa, tranne per Tech3 dove è chiaro che il leader sarà Petrucci, perché Avintia e VR46 sono di fatto due strutture, in Pramac con l’infortunio di Martin resta Zarco almeno al momento, in LCR non hanno brillato né Nakagami né Alex Marquez e in Petronas un pilota è il datore di lavoro di quell’altro (ride)».
Freddy Spencer ai limiti dell’incompetenza
«Mi dispiace esprimermi in questi termini, perché è stato un grande campione e perché come dirigente ha fatto anche cose buone, ma adesso sono due anni che sembra non prenderne una. In Moto3 è la confusione più totale, tra idee di superpole, piloti che continuano a fare quello che vogliono, punizioni che oggi ci sono e domani no e soluzioni ridicole come i mille Euro di multa ai team. Paolo Simoncelli ha fatto bene a perdere la pazienza. In MotoGP, poi, con Vinales e Bagnaia a Portimao abbiamo toccato il fondo. Nel caso del pilota della Yamaha non c’erano, come invece si è detto, i sensori su quella curva e quindi quella di annullargli il tempo è stata una scelta totalmente sballata. Ha appena pizzicato il verde e il regolamento dice che, invece, le ruote devono essere pienamente sul verde; inoltre hanno detto di aver deciso così secondo delle immagini da dietro che in tv non si sono viste, ma se è vero che ce le facciano vedere, altrimenti si alimentano solo polemiche e dibattiti che poi sono pericolosi per l’ambiente. Nel caso di Bagnaia, invece, è vero che il pilota deve rallentare in regime di bandiera gialla e ci sta che il tempo del pilota della Ducati sia stato annullato. Quello che è incomprensibile e inaccettabile, però, è che la bandiera sia stata esposta in un punto su cui l’occhio del pilota non poteva arrivare nemmeno per sbaglio e questo Spencer avrebbe dovuto saperlo. La mia più grande paura è che se stiamo dietro a regoline, regolette e burocrazie da impiegati modello finiramo per diventare come la Formula1. Ma di Formula1 ce ne è già una ed è già abbastanza noiosa di suo».
Honda: adesso che c’è Marquez non c’è la moto
Marquez non so se dovrà faticare di più per la condizione fisica o per riportare la moto alle sue preferenze.
«Se Marc Marquez riuscirà davvero a tornare al 100% lo vedremo nelle prossime gare, ma quanto ha fatto vedere in Portogallo è già molto. Lui è un fenomeno e se c’è uno che può riuscire a essere quello di prima dopo un infortunio come il suo è solo Marc Marquez. Ma quella non è più la sua moto, l’hanno addolcita e, paradossalmente, si sono allontanati dalle caratteristiche che invece a Marc piacevano. Non so se dovrà faticare di più per la spalla e la condizione fisica o per riportare la RC213V alle sue preferenze. Ma dovranno ascoltarlo in tutto, anche perché, nessuno si offenda, oltre Marc Marquez in Honda c’è davvero poco se guardiamo i risultati. Ad aggravare la situazione rischia di esserci, tra l’altro, un problema che mi dispiace tanto anche a livello personale. Alberto Puig non sta bene e in Portogallo non c’era perché la sua gamba, quella infortunata tanti anni fa in un incidente di gara, gli sta creando dei grattacapi molto seri. Invece è venuto fuori che c’è stato uno screzio con Alzamora, il manager di Marquez e che Puig e HRC siano ai ferri corti per volontà dello stesso pilota. Non è vero. Magari, come sempre quando si lavora insieme, qualche litigio ci sarà stato e ci sarà, ma Puig non sta bene ed è per quello che non era a Portimao. Ricamarci sopra, quando c’è di mezzo la salute, mi sembra inopportuno».
KTM è stata ammazzata da Michelin
«Niente di personale e nessuna teoria del complotto, sia chiaro, ma la scelta di Michelin di abbandonare la mescola dura dello scorso anno ha messo in ginocchio la casa austriaca. Quella moto trovava la massima performance proprio con le vecchie dure e adesso che quelle gomme non ci sono è un problema grosso. Lì c’è davvero tanto lavoro da fare e non so se tutti i piloti saranno in grado di portarlo avanti, anche perché non hanno più le concessioni. L’anno scorso hanno vinto tre gran premi, due con Oliveira e uno con Binder, ho paura che in questo 2021 faranno veramente tanta fatica a ripetersi. Ho l’impressione che qualcuno, e mi riferisco a Lecuona perché i problemi di Petrucci in questo momento sono altri, sta seriamente rischiando di giocarsi la MotoGP. Però io non ce l’ho con lui, ma con chi l’ha buttato in MotoGP così presto, senza la dovuta esperienza, rovinando un pilota che invece di talento ne ha e mettendo pure in difficoltà un marchio. Chi ha portato Lecuona in MotoGP andrebbe licenziato: capisco puntare sui giovani, capisco la rookies cup e la politica di KTM, ma non aspettare il dovuto tempo di maturazione di un pilota è un errore madornale».
l futuro della MotoGP è roseo, ma la vita sessuale di Enea Bastianini è a rischio
«Gli esordienti di quest’anno sono tre piloti di livello assoluto. Su Martin non serve stare a dire niente, se non che deve imparare a non esagerare perché la Desmosedici è una moto che si incazza facilmente e, poi, succede quello che è successo a Portimao: è un peccato. Luca Marini, invece, è un metodico, ma sta dimostrando di saper metterci molto meno ad adeguarsi alla MotoGP di quanto i soliti scettici avessero previsto: è forte. Fidatevi! Quando a Enea Bastianini, invece, io con lui sono stato chiaro: “Ti aspetto all’arrivo con un martello e se non fai nei primi giri quello che riesci a fare negli ultimi ti stronco la vita sessuale da qui all’eternità”. In questi tre gran premi ha dimostrato di saper andare veramente forte, ma deve trovare fiducia, perché la Ducati Desmosedici si adatta perfettamente al suo stile di guida e non è normale che negli ultimi giri vai fortissimo mentre in prova e subito dopo la partenza fai fatica, arrivando al traguardo con le gomme ancora buone rispetto a quelle degli altri. Comunque, tornando al futuro, non c’è solo la MotoGP e tra Moto2 e Moto3 vedo dei piloti della Madonna che stanno venendo su: Fernandez e Acosta su tutti, ma anche Gardner, Bezzecchi e Di Giannantonio promettono molto bene. Fabio, tra l’altro, l’anno prossimo sarà sicuramente in Classe Regina, perché questo è scritto nel suo contratto».
Suzuki non farà un team satellite
«Attenzione a Suzuki. L’anno scorso ha dimostrato di saper stare lì, zitta zitta, assestando poi il colpo letale nel momento più opportuno e con un pilota che sembra perfetto per interpretare questo tipo di politica. Anche perché è uno che se c’è da lottare o da entrare duro non si tira indietro, l’abbiamo visto in Qatar con Miller e a Portimao anche con Marquez, verso cui non ha mostrato alcun timore reverenziale. Conosco da tanto tempo Shinichi Sahara, abbiamo lavorato insieme, e so perfettamente quanto metodo, quanta preparazione e quanta voglia di lavorare riesce a trasmettere. Non hanno la moto più veloce e questo è un dato di fatto, ma alla fine stanno sempre lì. Inoltre ora sono ben definite anche le gerarchie nel box, con Rins che s’è praticamente suicidato a Portimao, e chi pensa che quest’anno la Suzuki sarà fuori dai giochi è decisamente fuoristrada. Vedo molto più difficile, invece, l’ipotesi di un secondo team. È vero che ne parlano da tempo, ma l’uscita di scena di Davide Brivio ha, almeno a mio avviso, fatto mettere in pausa il progetto, perché un conto è mandare avanti una squadra e un altro è mandarla avanti cercando, contestualmente, di mettere in piedi un’altra struttura. Questo è un lavoro che solo Brivio poteva fare, ma Davide adesso non c’è».
Yamaha si gode Quartararo, ma perderà Morbidelli e pure Rossi
«A Portimao, prima del gran premio, ho incontrato Fabio Quartararo e l’ho visto davvero diverso. Sempre sorridente, solare come al solito, ma con una cattiveria e una determinazione negli occhi che lo scorso anno non aveva. Poi ha fatto la gara che ha fatto. Devo ammettere di essere sempre stato scettico, non sul suo talento, ma sulla sua testa, intesa come capacità di lottare per un mondiale. Però ho l’impressione che quest’anno sia davvero sul pezzo. Un bene per Yamaha, anche se temo che Vinales possa soffrire particolarmente la competitività del francese. È vero che a Portimao Maverick ha subito una ingiustizia, ma è altrettanto vero che è uno che tende ad abbattersi troppo: se una cosa va storta compromette tutto il gran premio. Su Yamaha, però, quello che non capisco proprio è come si possa “abbandonare” in quel modo un vicecampione del mondo. Se Morbidelli avesse già iniziato a guardarsi intorno non ne sarei sorpreso: davvero vogliamo far credere che due colossi come Yamaha e Petronas non hanno trovato la forza economica di dare a Franco la stessa M1 di tutti gli altri? E poi siamo sicuri che le altre tre sono davvero identiche tra di loro? Quanto a Valentino, infine, il mio pensiero l’ho già espresso: forse è davvero arrivato il momento. Lo dico con l’immenso affetto e l’altrettanta gratitudine che io e tutti quelli che vivono di corse in moto gli dobbiamo. Dopo Jerez e Le Mans arriveremo al Mugello, lì, davanti alla sua gente, succederà qualcosa, ma la mia è una sensazione. Non credo che sia diventato lento di colpo, ma evidentemente c’è un cambiamento nel modo di guidare in motogp a cui non è facile abituarsi a 42 anni. Significa dover stravolgere tutto. Però se dovesse riuscirci sarò il primo a riconoscere di aver sbagliato e dentro di me un po’ me lo auguro, anche perché questa situazione rischia di rovinare il rapporto con Yamaha che, invece, sembrava indissolubile».
Ducati: non tutti gli australiani che guidano una Rossa sono Stoner
Jack Miller s’è cullato sul fatto di essere la prima scelta di Ducati
«Qualche giorno fa ho sentito una analisi di Marco Melandri che ho condiviso in pieno. Diceva che Jack Miller s’è forse cullato sul fatto di essere la prima scelta di Ducati, esaltandosi nei test del Qatar e finendo per pensare che sarebbe stato facile. Tre gare, però, gli hanno dimostrato che nelle corse in moto non c’è niente di facile. Solo che ormai è tardi, perché il riferimento è Pecco Bagnaia: ha un feeling pazzesco con la Desmosedici, si vede ad occhio che riesce a fare cose meglio di altri con quella moto. Il fatto che Pecco sia l’unico che ha davvero due anni di contratto con Ducati, perché tutti gli altri ne hanno uno più l’opzione per il successivo, mi fa pensare che in verità le gerarchie a Borgo Panigale fossero già stabilite da tempo. E probabilmente non sbagliano: Bagnaia è stato campione del mondo, è un gran pilota e se non commetterà errori potrà davvero coltivare ambizioni importanti. Da italiano non voglio neanche dirlo, ma secondo me può farcela davvero e sarebbe l’apoteosi. Di Martin abbiamo già detto: gran talento, ma deve rispettare quella bestia che è la Desmosedici, non provare a domarla con le cattive. Johann Zarco, ad esempio, sembrava averlo capito, ma poi domenica è incappato in quell’erroraccio. Comunque, in via generale, Ducati sta lavorando veramente bene anche per il futuro e se andrà davvero in porto il matrimonio con il Team Gresini il prossimo anno conterà su Fabio Di Giannantonio, anche se a scapito di uno tra gli altri cinque che hanno solo un anno di contratto».
Aprilia: Andrea Dovizioso
Se tu fossi il Gruppo Piaggio non ce lo faresti un pensierino sulla possibilità di usare il brand VR46?
«Io quando parlo di Aprilia non sono mai lucido: è buona parte della mia storia nel motorsport e vorrei vedere le moto di Noale sempre davanti. Quest’anno sembra che la svolta ci sia stata davvero, la RS-GP21 è finalmente al pari delle altre, ma sono stati commessi grossi errori. Non hanno un test team e questo è piuttosto grave se si vuole sfruttare a pieno l’occasione delle concessioni. Però si stanno muovendo bene con Dovizioso, lo corteggiano senza esagerare e senza farlo sentire pressato e francamente mi piacerebbe che Andrea sciogliesse ogni riserva e li aiutasse. Non solo per preparare la moto che eventualmente guiderà nel 2022, ma anche quella di quest’anno, attraverso i test e qualche wildcard, visto che potrebbe farne addirittura sei. Se li aiuta potrebbe scapparci anche qualche podio. L’anno prossimo, invece, Aprilia sarà a tutti gli effetti un team ufficiale e, almeno stando alle informazioni che ho, il Team Gresini non farà da squadra satellite con le loro moto. Visto che Aleix Espargarò avrà il contratto rinnovato, con Aleix e Dovi sarebbe una squadra un po’ anziana, per questo penso che non sia così escluso che tentino anche la carta del secondo team. E qui si potrebbe aprire un discorso lunghissimo, e che probabilmente è già stato avviato in gran segreto dalle parti interessate, su Valentino Rossi o, meglio, sulla VR46. Gli scenari di marketing che verrebbero ad aprirsi giustificherebbero la portata di una operazione faraonica. Ma questo, come ho già detto, è un discorso a parte da fare con calma e senza divagare. Però ti faccio una domanda: se tu fossi il Gruppo Piaggio non ce lo faresti un pensierino sulla possibilità di usare il brand VR46?»
Il 2022 è una scacchiera in attesa della prima mossa
«Con Aprilia che ha avuto l’ok per diventare a tutti gli effetti una squadra ufficiale, l’anno prossimo avremo due moto in più in griglia: 24 invece di 22. Honda e Lucio Cecchinello, così come KTM e Tech3 hanno già fatto sapere che continueranno insieme, ma sono sicuro che i piloti cambieranno a cominciare da Gardner che prenderà il posto di Lecuona. Sia i giapponesi sia gli austriaci non sono comunque interessati ad una ulteriore squadra, salvo clamorosi colpi di scena. Suzuki avrebbe dovuto raddoppiare gli sforzi, sembrava fatta, ma l’arrivederci di Davide Brivio farà probabilmente lasciare le cose come stanno, con Mir e Rins che divideranno ancora l’unico box. Uno dei nodi, attualmente, è quello tra Yamaha e Petronas, ma mi risulta che le trattative siano a buon punto e che potrebbero darsi definitivamente la mano nei prossimi giorni, anche se il trattamento riservato a Morbidelli dalla casa di Iwata e l’imposizione di Rossi hanno creato un po’ di mal di pancia. Ducati, quindi, dovrebbe continuare con sei moto e l’impressione è che oltre al team factory e al team Pramac potrebbe esserci il Team Gresini. Restano due caselle da riempire, quelle dell’eventuale Team di Valentino Rossi, che però non è così scontato che nasca».