Il 20 aprile è un giorno nero del motorsport. È il giorno della morte di Daijiro Katoh, dopo due settimane di coma in un ospedale giapponese. La colpa presunta è della Honda che, nello specifico, stava lavorando all’introduzione del ride by wire, anche se la cosa non venne mai ufficializzata. Daijiro era un giapponese all’italiana, uno dei piloti di Fausto Gresini. Che con lui aveva vinto in 250 nel 2001 al secondo anno nel mondiale. Ci racconta di Katoh Paolo Beltramo, che negli anni in cui il motociclismo divenne un affare globale si divideva tra l’Aprilia ed il giornalismo. E ne abbiamo approfittato per chiedergli anche della celebre intervista a Max Biaggi, assieme a Meda e Cereghini, durante una puntata di Fuorigiri nel 2005.
Che ricordo hai di Daijiro Katoh?
“Ricordo quando Gresini lo prese, io lavoravo all’Aprilia e ci massacrò. Prima eravamo noi a dettare legge, invece quell’anno Katoh si prese tutto. Mi ha lasciato un‘impressione pazzesca. Io ho ripreso a fare il giornalista quando lui ha cominciato a correre in MotoGP. Il primo anno con l’NSR andava già forte, ma c’era già la MotoGP. Erano i tempi di Rossi, Biaggi, Barros. E ricordo quel giorno lunghissimo, a Suzuka. Avevamo una grande angoscia addosso, ad un certo punto Claudio Costa è uscito dalla clinica mobile e ha detto che l’avrebbero portato via in elicottero. Se n’è andato dopo diversi giorni”.
Si parlò a lungo di un problema al ride by wire.
“Credo che quella volta la Honda non si prese le sue responsabilità, ma è stata una sfiga. Katoh era diventato molto popolare lì a Misano, dove viveva. Oggi vedo Suzuki che sta bene in Romagna, ma Katoh era un po’ più chiuso, anche se molto simpatico con i suoi meccanici. Poi chissà come sarebbe diventato, mi dicevano che fosse un gran casinaro. E in Gresini erano distrutti, un po’ come con Marco. Perché aveva una carica umana molto forte, anche se magari non così esplosiva. Il 74 è ancora nel paddock, ha lasciato il segno".
Come il Sic.
“Si, e come il Sic non ha avuto il tempo di lasciare un segno. Hanno vinto entrambi un mondiale in 250 e al secondo anno di MotoGP è successa la tragedia. C’è un parallelo oltre al fatto che entrambi erano nel Team di Fausto Gresini. Quell’anno, il 2003, c’era tanta carne al fuoco: Barros, Rossi e Biaggi, le 500 e le MotoGP, la Ducati. Sono convinto che sarebbe stato lui il vero avversario di Valentino. In uno scontro di personalità e modi di vivere, perché Valentino era ancora quello delle scenette, delle cose col fan club”
C’è questa famosa intervista che ciclicamente torna sui social: tu, assieme a Nico Cereghini e Guido Meda, intervistate Max Biaggi. Lui veniva da una stagione disastrosa e voi glielo avete fatto notare senza mezzi termini.
“Biaggi aveva un carattere diverso dagli altri, anche quando andava male. Se non avesse avuto quel brutto carattere non avrebbe litigato con Mick Doohan per quella questione di Barcellona con Alex Barros. Biaggi venne squalificato, litigò con Doohan e andò in Yamaha. Ma non poteva sapere che nel 1999 Doohan sarebbe caduto a Jerez (nello stesso punto di Marquez, ndr.) chiudendo così la sua carriera. Biaggi sarebbe rimasto alla Honda e quel mondiale vinto da Crivillé probabilmente sarebbe stato suo. E non solo quello del 1999, secondo me avrebbe vinto anche quello del 2000 portato a casa da Kenny Roberts Jr. con la Suzuki. Così Rossi non sarebbe andato alla Honda, perché c’era già Biaggi. E forse la storia sarebbe cambiata completamente. Per altro Biaggi era molto meglio di quello che sembrava, rispondeva sempre quando gli facevi le domande cattive”.
Un giornalismo d’altri tempi, ed era anche bello per questo: lui era lì a rispondere.
“Non so, forse ci teneva a sembrare peggio di come fosse in realtà. Perché lui invece era una persona gradevole, ma molto duro. Se vinco è merito mio, se vado male è colpa della moto, cose così. Era un personaggio che se le andava anche un po’ a cercare. Però c’era anche dell’altro, ad esempio la bandiera di corsaro che aveva nel motorhome gliel’avevo regalata io. Non ricordo nemmeno dove la trovai, ma devo avergli detto qualcosa come ‘tientela, pirata maledetto’. E lui l’ha tenuta. Probabilmente se fossi stato romano sarei stato amico di Biaggi come lo era Scalera, chissà. Tutte le persone famose di cui si circondava, come Frizzi, erano tutte persone molto gradevoli. Molto più di lui!"
Forse era a suo agio nel ruolo dell’antagonista.
“Si, se le andava un po’ a cercare. L’ho visto anche litigare con Carlo Pernat, ha litigato anche con me quando scrivevo i comunicati dell’Aprilia. Però poi finiva lì, non è che dopo un’ora non ti parlava più. Era così, forse anche perché tutto l’ambiente era romagnolo o veneto e lui romano. Ma devo dire la verità, adesso non c’è astio. Una volta, dopo una gara pessima, stava andando via e gli ho spento il motorino togliendogli le chiavi… lui si è fermato e ha parlato. Quando sono tornato a Milano mi hanno fatto l’applauso, dicendo che era stata la cosa più divertente mai vista in diretta TV”.
Beh, non è difficile crederci.
“Erano momenti diversi. Adesso se dici ad uno sportivo qualcosa che non gli piace va via. Non è così solo nelle moto, è così ovunque. E la colpa è nostra, dei giornalisti che non fanno più le domande. A me alla fine Biaggi non dava nessun problema, anzi! Forse l’ho fatto licenziare io dalla Honda dopo un’intervista in Turchia. Dopo una gara, sulla tribuna vuota, si è sfogato nei confronti della Honda. Forse era caduto lasciando lì la moto, andando via senza parlare coi giapponesi. Ma voglio dire che nel nostro rapporto c’era umanità e sincerità. E poi, questo te lo dico io -e se lo avesse fatto anche il Sic sarebbe stata una cosa miracolosa - tutti migliorano quando smettono. Perché non hanno più l’ansia, l’egocentrismo, la smania. E queste cose da giornalista devi anche metterle in conto. Però è anche vero che vai a parlare di sport, magari qualche domanda poco corretta andrebbe fatta”.
Tutti oggi parlano di Valentino Rossi, del suo momento difficile.
“Dovremmo ricordarci che senza l’epopea di Valentino Rossi, compreso il periodo in cui non ha vinto, non ci sarebbero tutti questi siti, opinionisti eccetera. Anche quelli che continuano a dargli contro. Per il resto l’ho anche scritto, la motivazione di Vale è la stessa del pianto di Marquez, l’altro lato della medaglia. È così bello essere un pilota di MotoGP, soprattutto dopo che ti sei tolto quel tipo di soddisfazioni, che non ce la fai a smettere. Quando ritorni come Marc piangi di gioia, ma non vorresti mai andartene. Anche perché Valentino ci sta ancora bene, lì dentro”.
Certo. Non è più il pilota che si gioca la vittoria tutte le domeniche, ma da primi 5, magari un podio quando le cose vanno bene, una vittoria nella giornata perfetta, quello sì. I risultati di ora sono un’altra cosa.
“Sicuramente ha un problema tecnico che Yamaha non ha ancora trovato il modo di risolvere. Anche perché è più alto e la sua moto ha un’ergonomia diversa. E con queste gomme così particolari, con questo equilibrio, è un attimo trovarsi fuori fase. C’è un tale equilibrio che la sua posizione in sella rimane sbagliata qualsiasi cosa modifichi. E secondo me lui conosce troppo bene la moto. Magari un approccio più grossolano, trovare qualcosa che funziona benino su cui lavorare per permettergli di entrare in Q2 sarebbe un buon punto di partenza per essere lì a lottare con quelli buoni. Perché lui in moto ci sa andare ancora bene”.
Come vedi un suo Team in MotoGP?
“Dipende da come vanno le cose con l’eventuale sponsor per il suo team 2021, i discorsi che sta portando avanti con le case. Anche con l’Aprilia sarebbe una figata. Mi piacerebbe vederlo coinvolto nella MotoGP, e anche quando è così stranamente remissivo è ancora simpatico, capace. Ha fatto un sacco di cose belle anche con i ragazzi dell’Academy. Pensa a Franco, a Pecco, a tanti altri. Meno male che c’è la VR46, altrimenti chi ci sarebbe di italiano in MotoGP? Petrucci e Bastianini, ma ad oggi nessuno che possa vincere la prossima gara, per esempio”.