Scaduto l’ultimatum dato ai 5 stelle per saldare il debito di 450 mila euro di quote arretrate, Rousseau ha preso “la dolorosa decisione” di dividersi dal movimento.
Cosa succede adesso?
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“L’associazione porterà avanti il progetto di cittadinanza digitale ma è ovvio che sarà necessario individuare altri metodi di sostenibilità economica”, con queste parole, Davide Casaleggio in un’intervista a La Verità parla del futuro di Rousseau ma smentisce una suo ipotetica partecipazione attiva in politica insieme a Di Battista: “io voglio fare innovazione più che fare politica. Altrimenti mi sarei candidato nel Movimento 5 stelle”. Movimento di cui il padre Gianroberto è stato cofondatore: “Senza la sua visione e il suo lavoro il movimento non sarebbe mai esistito” i suoi principi e idee sono ancora vive e portate avanti dall’associazione: “Oggi lui non c’è più ma il suo pensiero continua a vivere. Mio padre sosteneva l’importanza che fossero i cittadini a essere i veri leader della politica e che gli eletti fossero i loro portavoce”.
L’importanza della democrazia partecipata per l'associazione è stata recentemente ribadita nel manifesto ControVento: “che accoglie una serie di principi con i quali la democrazia partecipata può essere più efficace. Ad esempio il limite dei due mandati nata da un principio fondamentale: la politica non deve essere una carriera. Oppure, “il voto è dibattito”: vuol dire che se si vuole avere una vera partecipazione non si possono ratificare decisioni già presi da altri a scatola chiusa”.
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A seguito della rottura con Rousseau i vertici del m5s stanno pensando ad una piattaforma alternativa, gli stessi vertici che, ricorda Casaleggio, “solo a dicembre scorso hanno votato per definire un accordo con Rousseau” e che “se hanno messo in difficoltà economica la piattaforma solo per far venire meno le regole sulle quali è fondata” una piattaforma alternativa è inutile “le decisioni si possono prendere anche in una stanza come fanno gli altri partiti”.
Casaleggio invece è di tutt’altro avviso e non intende rinunciare al suo progetto di cittadinanza attiva digitale: “oggi ci sono molti ambiti di partecipazione digitale civica inesplorati per questo il tema della cittadinanza digitale sta diventando così importante. Tra i motivi della nascita del M5S c’era l’idea che i cittadini non potessero essere interpellati solo una volta ogni 5 anni. La partecipazione politica è un tema centrale che non si può esaurire con un ritorno agli schemi del passato che hanno dimostrato di non funzionare”.
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Come non si può pensare di tornare al passato anche in tutti gli altri campi: “il Covid ha accelerato quello che già stava accadendo, lo scorso anno quasi 3 milioni di italiani hanno acquistato online per la prima volta. A gennaio 2020 sol il 5% dei lavoratori italiani aveva sperimentato lo smart working, solo qualche mese dopo, oltre 8 milioni di lavoratori e gran parte degli studenti hanno imparato ad usare zoom per interagire durante la giornata. Sarà importante durante il 2021 pensare come tutto sia già cambiato e non sprecare tempo a ripristinare il mondo che conoscevamo”.