Due moto, una pista e un piatto di pasta semplice ma carico di significato. Nella nuova puntata di Chef on Track il protagonista è Filippo La Mantia, cuoco palermitano, uomo di esperienze e di passioni: la cucina, la fotografia, la musica e naturalmente le moto. Nato nel 1960, La Mantia ha un passato da fotoreporter legato agli anni più duri della cronaca siciliana, per poi diventare chef conosciuto a livello internazionale con ristoranti a Roma e Milano. Ma sempre con la moto sotto casa: prima Honda, poi Harley e oggi BMW, con una K 1600 Bagger di cui parla come di una persona di famiglia.

Chef on Track è il format video di MOW che porta gli chef prima in circuito e poi in cucina, mettendo a confronto la guida sportiva e l’arte culinaria. Il progetto è realizzato in collaborazione con Nolan e BMW Motorrad, partner tecnici dell’iniziativa. Per La Mantia, questa volta niente tuta in pelle: Filippo ha preferito vivere la giornata nel paddock, raccontando le sue storie e condividendo la sua cucina senza salire in pista: “Ho 65 anni, non posso permettermi di farmi male. Ho una vita talmente incasinata che devo stare attento", ci ha detto sorridendo.

Filippo La Mantia ha raccontato il suo percorso personale, dalla fotografia alla ristorazione, con naturalezza e sincerità. Ha ricordato i suoi anni accanto a Letizia Battaglia, documentando la guerra di mafia a Palermo, immagini oggi conservate nell’Archivio dello Stato. E ha spiegato come la cucina sia stata per lui un canale parallelo di espressione: già da ragazzino, cucinava per gli amici. E con quella stessa naturalezza ha portato con sé qualche ingrediente da casa per improvvisare un piatto con quello che c’era: pasta, capperi, basilico, acciughe, mandorle. “Non bisogna complicarsi la vita: olio buono, ingredienti semplici, pasta al dente. È quello che conta.”

Tra una chiacchiera e l’altra, La Mantia ha raccontato la sua storia motociclistica. Dai primi viaggi con la BMW R80 G/S Paris Dakar, acquistata nel 1980, fino al suo attuale amore per le cruiser. Dopo un passaggio nel mondo Harley, dal 2019 guida una BMW K 1600 Bagger, una touring con motore sei cilindri in linea da oltre 160 cavalli, cupolino regolabile, deflettori aerodinamici, finiture di lusso e - ma questo lo aggiungiamo noi - uno stile che levati. Filippo la considera una compagna di viaggio irrinunciabile: “La uso sempre, in città, con la pioggia, con il sole. Quando parto da Milano per andare in Sicilia mi accompagna sempre.”
È così che, nonostante il nostro Stefano Gaeta abbia provato a convincerlo a fare qualche giro in pista con la sportiva BMW S 1000 RR M Sport (210 cavalli, aerodinamica da Superbike), La Mantia è rimasto fermo sulle sue convinzioni: “Non fa per me. Ho bisogno di stare comodo, di guidare rilassato. A 65 anni si cambia prospettiva”. Una scelta che ha rispettato anche nella cucina: niente preparazioni complesse, solo un piatto di pasta da condividere con la troupe, condito con ingredienti semplici, ma pieni di personalità.

Dopo la pausa pranzo, tra una forchettata e l’altra, La Mantia ha riflettuto sul senso del suo lavoro e sul rapporto con la clientela. “Io non sono uno chef, sono Filippo e basta. Non mi interessano i titoli. La cosa importante è lasciare un buon ricordo alle persone che vengono a mangiare da te. Ogni palato è tribunale.” Ha parlato del ristorante come di un’estensione della propria casa, di un progetto culturale che non ha mai voluto tradire. E ha sottolineato il valore della cucina territoriale: “Quando cucino uso solo prodotti siciliani, perché quella è la mia identità. Non vedo perché dovrei usare parmigiano reggiano se ho il caciocavallo o il piacentino ennese.”

Tra i tanti temi toccati, anche quello del rapporto tra motocicletta e famiglia. La Mantia ha raccontato del legame con i figli, di come abbia trasmesso loro la passione per le due ruote, e di come preferisca che un ragazzo impari a guidare uno scooter piuttosto che una microcar: “La moto ti abitua a guardare a 360°, a stare attento. La macchinina invece è un guscio fragile.” Ha parlato con entusiasmo dei suoi viaggi in moto, in particolare della Route 66: “È stata l’esperienza più intensa della mia vita. L’anno prossimo voglio rifarla con mia figlia.”
Il finale della puntata è stato un brindisi, una risata e una riflessione sul significato di viaggiare oggi: tra app di navigazione e mappe digitali, La Mantia rivendica il gusto della cartina cartacea, dello scambio umano, della ricerca della strada senza filtri. Con Filippo La Mantia, Chef on Track ha raccontato una sfumatura diversa del rapporto tra uomo, moto e cucina: meno velocità, più sostanza. Perché se è vero che “ogni palato è tribunale”, ogni strada ha il suo modo di essere percorsa.