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10 anni di Instagram.
I pro e i contro del social
che ha cambiato il mondo dei social

  • di Ray Banhoff Ray Banhoff

6 ottobre 2020

10 anni di Instagram. I pro e i contro del social che ha cambiato il mondo dei social
È il più grande archivio visuale al mondo ma è anche il luogo in cui il nostro intelletto è chiamato a regredire allo stadio preverbale. Instagram ha cambiato il nostro modo di comportarci e oggi compie dieci anni. Ecco perché il suo arrivo ci ha fatto bene e perché si stava meglio prima

di Ray Banhoff Ray Banhoff

Si stava meglio quando si stava peggio? Oggi Instagram fa dieci anni e ha cambiato la vita di tutti noi. Ecco alcuni punti a favore e molti contro.

Contro

All’inizio Instagram era un social network pensato per postare le fotografie del gatto o delle vacanze, o almeno quella era la scusa. A quei tempi facevi una “bella” foto e poi la mettevi sul social. Oggi fai una foto “per” postarla sul social. Il social non è più il secondo fine, ma lo scopo stesso per cui scatti, per cui vivi. 

Se all'inizio Instagram doveva essere un concorrente di Flickr e rubarsi il pubblico dei fotografi amatoriali, le cose sono cambiate in poco tempo. Instagram ha inglobato Flickr e molte altre piattaforme per poi renderle inutili (da quando Zuckerberg ha deciso che doveva esserci solo IG nonostante valesse il giusto l’ha comprato e l’ha reso più importante di molti governi). 

A pensarci bene IG non è mai stato un sito pensato per i fotografi, c’era già un inghippo all’inizio che ce lo spiegava: le foto erano quadrate.

Ora, voi non lo sapete, ma il formato quadrato è molto particolare e non tutti i fotografi lo amano. Anzi, chiedete a un fotografo di ritagliare una sua foto rettangolare per farla stare nel formato quadrato di IG, piuttosto si farà evirare. Per questo all’inizio i veri fotografi snobbavano Instagram, mentre adesso sono costretti a starci se vogliono lavorare. 

Visualizza questo post su Instagram

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Un post condiviso da Kim Kardashian West (@kimkardashian) in data: 2 Ott 2020 alle ore 8:59 PDT

So di un ottimo fotografo che si è visto saltare un lavoro per cui stava firmando un contratto. Un musicista internazionale lo aveva scelto per una campagna, la produzione era d’accordo, ma quando i vertici dell’agenzia di comunicazione hanno visto che aveva solo settemila seguaci, gli hanno tolto il lavoro.

Per questo oggi Instagram è un incubo. Non serve nemmeno più avere un curriculum vitae, un sito, un Premio Nobel. Serve solo Instagram. Hanno provato a nascondere il numero dei like per non farti venire i complessi di inferiorità, ma non nasconderanno mai il numero dei followers perché lì risiede il Potere. E il potere deve essere sempre ben visibile sui social (mentre nella realtà il potere è tenuto segreto, irraggiungibile). Se domattina la Ferragni si svegliasse con un milione di followers in meno, quanti soldi perderebbe? Idem per i marchi quotati in borsa, Trump e chissà quante altre cose. 

Fin qui niente di male, anche Facebook, MySpace, Twitter e altri social funzionavano così, ma nessuno ha generato i danni che ha generato Instagram.

Essendo che non è fondamentale scriverci per comunicare, IG ci ha fatto regredire tutti al linguaggio preverbale. Conta più l’immagine che si dà di sé, che quello che si dice. Il testo infatti è ridotto a didascalia.

Su Instagram si va di fretta, si scorrono i feed, si guardano le persone suggerite, non si ha tempo per leggere. Anche volendo è fatto troppo male per essere letto. Non ci sono le spaziature giuste, gli a capo. Insomma Instagram è l’Immagine. Punto.

Nella vita reale questa scelta comunicativa si è tramutata in persone che sembrano post di sé stesse. Facce da Instagram che fanno la boccuccia, pose di tre quarti mentre si fa il selfie. È colpa di Instagram se assistiamo a quel nuovo fenomeno delle persone in strada che fissano lo schermo mentre si fanno una Instragram Story. 

Aumentare i propri follower genera ansia. Anche perché è difficilissimo. Oddio, non so se è difficile per tutti, per me certo sì. Noto a volte che ci sono decine di profili di ragazzi e ragazzi col milione di seguaci e quasi sempre sono a tette o addominali di fuori. Non è per essere generalista, ma pare funzioni così. Le tipe sono tutte uguali: bocce enormi, labbra a canotto, tatuaggi, culi imperiali. I maschi idem: boccuccia e taglio di capelli alla Corona e pose ammiccanti con le addominali infuori.

Visualizza questo post su Instagram

“The King of the roasted chicken” Dorando Giannasi, per MOW magazine. “Educato e schivo, dai modi antichi e gentili, ma al tempo stesso vanesio e dandy, il Maradona dello spiedo racconta la sua mitologica storia lunga mezzo secolo” —- Intervista di @alessandro_mannucci —- Read the full story on: www.mowmag.com —- Thanks as always to @pistoisfree and @giannasi1967 Swipe left for more content #giannasi #tonithorimbertatwork #tonithorimbert #roastedchicken #milano #leicaq

Un post condiviso da Toni Thorimbert (@tonithorimbert) in data: 30 Lug 2020 alle ore 1:33 PDT

Pro

Essendo che ha annullato praticamente tutti gli altri social, Instagram li contiene dentro di sé. Se volete fare ricerca iconografica, scovare autori di nicchia, seguire gallerie sperdute in Arizona o fanzine polacche, Instagram è il posto giusto per voi. Vera culla web dei nerd, Instagram ha visto il proliferare di un deep Instagram pieno di profili assurdi, che rendono la piattaforma un archivio visuale collettivo, di cui tutti sono autori.

Le stories hanno reso Instagram molto più leggero. Durano quindici secondi e si autodistruggono il giorno dopo, non facendoci ricordare di quanto siamo scemi a farle e spesso sono più divertenti della tv.

I gattini. Grazie a Instagram possiamo tutti i giorni vedere nuovi gattini.

Instagram è una roba che ti scartavetra il cervello, ma almeno non è TikTok dove il cervello se lo sono già bevuti da un pezzo.

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