Ultimo accesso lunedì alle 18:25. Riporta così il whatsapp di Franco Bolelli. Franco non c'è più. È morto l'altra notte e a chi mi chiede chi è Franco, rispondo che oggi è prima di tutto una perdita. Un male si è portato via una delle menti più rigorose dei nostri giorni. Il rigore quasi tutto lo abbinano alla coerenza. Per Franco la coerenza era nell'approccio verso un pensiero esplosivo. Franco: uno dei pochi che sapeva parlare di filosofia in modo pop. Franco era per una filosofia fisica, vitale. Ha scritto Viva Tutto con Jovanotti, altri svariati libri, l'ultimo - Gli Occhi della tigre - auto pubblicato. L'ho preso, l'ho letto in un giorno ed è ancora lì sul mio comodino. Ho sottolineato dei passaggi. Alcuni li riporto qui, raccontano chi è Franco molto meglio di come potrei farlo io.
Scrive: "Essere ottimisti è stupido, troppi sono i drammi, le malvagità, le disfunzioni, i problemi più gravosi: ma una visione evolutiva e vitale ci insegna che in tutta quanta l'avventura umana alla fine noi siamo sempre stati capaci di essere più forti dei tanti disastri che combiniamo". Ancora: "Si è migliori se - abbracciando la complessità delle cose, ricercando, lavorando duramente - si costruiscono situazioni, progetti, relazioni, sentimenti che arricchiscono vita. Si è migliori se si agisce, non se si reagisce. Si è migliori se si afferma, non se si nega. Si è migliori se si costruisce, non se si passa il tempo a giudicare e resistere". Oppure: "Quello che la cultura logica non capisce è che il progetto della vita avviene sempre per espansione, non per riduzione, per combinazioni impreviste e non per meccanismi geometrici. Nell'evoluzione della vita, ogni volta c'è vita in più, non in meno". Infine: "Sperimentare non è nulla di estremo, di esoterico, di alternativo. Sperimentare sta al centro, è una condizione di vita".
Mi mancherà Franco, cantore del caos. Mi mancheranno i suoi status su Facebook. Per una serie di minchiate che siamo costretti a leggere nei vari scroll quotidiani c'era una sua riflessione che ristabiliva l'equilibrio. Mi mancherà perché avrei voluto parlarci di più. Era una cosa sola con la sua nipotina, con suo figlio (altra mente viva) e con Manuela Mantegazza, sua moglie. Ho ascoltato un loro podcast tempo fa, in auto mentre tornavo in Toscana. Parlavano delle regole dell'amore. Ché sembra strano, ma anche l'amore le ha. La prima era l'intensità. Se un amore non è intenso si perde. L'intensità, la tensione, non deve mai mancare. L'amore era la sua fissazione. Il festival dell'amore a Milano, la sua creazione.
Manuela non la conosco. Ieri sono andato sulla sua pagina. Il suo post mi ha lacerato. Eccolo:
"Franco se ne è andato stanotte.
La vita sembra scivolare bonaria tra le pieghe del tempo, crediamo di poter cancellare i dolori con un bacio, guarire le ferite con una carezza, asciugare le lacrime con un abbraccio. Le luci e le ombre sembrano tutte al loro posto, i progetti stanno lì, i sogni sono dietro la prossima curva, i pensieri e le idee tengono insieme il tuo mondo e lo colorano, poi, all’improvviso, uno squarcio cancella quell’equilibrio fragile e il paesaggio diventa livido e angosciante, ma c’è qualcosa dentro di noi che sentiamo vivere al di là del tempo, al di là di ogni limite.
Stanotte prima che se ne andasse per sempre dal mio abbraccio gli ho detto: “aspettami” e lui ha fatto sì con la testa".
Abbiamo perso un gigante. Ciao Franco. Un abbraccio forte, Manuela. Che ti possa sorreggere almeno un po', ancora un po', sopra il filo che ti tiene su quell'equilibrio fragile. E a me viene solo da dire di sì, sì alla vita. Ché bisogna andare avanti per costruire, mai per distruggere.
(sopra il discorso al Tedx di Franco Bolelli, l'illustrazione di presentazione è di Francesco Poroli)