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La giornata mondiale degli
insegnanti è la giornata di
gente che non ringraziamo
mai abbastanza

  • di Ray Banhoff Ray Banhoff

5 ottobre 2020

La giornata mondiale degli insegnanti è la giornata di gente che non ringraziamo mai abbastanza
Sono vessati da anni e indicati da sempre come gli unici lavoratori che possono fare tre mesi di vacanza. Una visione che non tiene conto di precarietà, burocrazia, ambienti di lavoro insalubri e fatiscenti e del fatto che, a questa gente, è affidato ogni giorno il futuro dei nostri figli

di Ray Banhoff Ray Banhoff

Oggi è la giornata mondiale degli insegnanti e tutto ciò significa esattamente quello che pensate, ovvero che non contano niente. Altrimenti non avrebbero bisogno di una giornata a loro dedicata. Qualche esempio? Il 18 ottobre sarà la giornata dello squash, il 20 ottobre sarà quella dei controllori del traffico aereo, il 10 novembre è invece dedicato agli stagisti e così via. Altro che giornata, ci vorrebbe una squadra di santi che fa il rosario per questa gente.

La giornata era nata con uno scopo nobile e voluta dall’Unesco, per celebrare uno storico incontro del 1966 in cui si chiedevano condizioni di lavoro dei docenti. A giudicare da come sono andate le cose in Italia, non sembra che ci siano stati grossi sviluppi.

Gli insegnanti sono una categoria vessata da anni. Su di loro aleggia lo stereotipo dei lavoratori con “tre mesi di vacanza” pur senza far caso che chi in quei tre mesi è in vacanza vuol dire che è precario, chi invece lavora passa il tempo tra scuola e scartoffie per le attività di programmazione e gli esami di medie e superiori con mille gradi fantozziani di caldo torrido e allucinazioni del terzo tipo a furia di compilare piani annuali, mentre ve ne state in spiaggia a postare foto delle vostre chiappe.

L’Italia è un paese di allenatori di calcio, quindi qui nessuno ha bisogno di un insegnante. Siamo tutti professori di noi stessi. Per chi ha fatto la scuola negli anni 80 e 90 fa strano leggere sempre più spesso in cronaca di insegnanti aggrediti dai genitori o dagli studenti, perché hanno dato una nota. Appena vent’anni fa era impensabile, oggi succede sempre più spesso.

La colpa non si può dare agli insegnanti, ma a chi li amministra. Forse non lo sapevate ma adesso anche la bocciatura è vietata per decreto alle elementari. Si può bocciare solo in casi rarissimi, con l’unanimità del collegio docenti e del preside. Sono sempre stato contro la bocciatura, ma vietarla di default rende una maestra elementare poco più importante di una baby sitter.

La scuola si è così tanto burocraticizzata, che al suo interno molti insegnanti fanno la vita degli statali imboscati. 

Stamani un amico che insegna alle elementari mi ha scritto che è in quarantena. Due settimane di vita in pausa perché un bambino di una classe in cui fa qualche ora è positivo al Covid. Non sa quando gli faranno il test ed è in attesa di esser contattato. Il bimbo è positivo da venerdì ma nonistante l’emergenza Covid in Italia nei weekend i test non vengono effettuati. Mah. La classe pure è in quarantena per due settimane, mentre tutte le altri classi dello stesso piano vanno regolarmente a scuola. Lo dice la legge, funziona così. E poco importa se ha senso oppure no, perché agli insegnanti è chiesto solo di stare ai protocolli, di obbedire. Così è questo che insegneranno ai loro studenti, a dire sempre di sì.

Puoi scioperare certo, ma ti viene detratto dallo stipendio, che è il più basso d’Europa. Si sta parlando proprio in questi giorni di un aumento in quanto gli insegnanti sono una categoria a rischio ma tra il dire e il fare…

Gli insegnanti si sono trovati a scuola quest’anno perché le famiglie non avrebbero retto a un’altro inverno con i figli in casa. Questo è il motivo. Li abbiamo mandati allo sbaraglio con mascherine che finiscono subito e distanze che non sono quasi mai rispettabili in strutture inadeguate e fatiscenti.

Non stupisce che una professione un tempo nobile, oggi sia l’ultima spiaggia di decine di laureati che non sapevano come riciclarsi. Del resto per entrare a insegnare in un liceo bastano un po’ di esami (è brutto dire a pagamento, ma è la realtà) e una laurea e si viene ritenuti idonei. Non esiste per il Prof. un percorso di studi dedicato, un approfondimento di pedagogia, psicologia, didattica. Il Prof. diventa tale se ha un tot di crediti formativi nella sua disciplina.

Proprio tra qualche settimana ci sarà un grande concorso utile per stabilizzare i tanti precari. Al solito, a contare come criterio per la selezione sarà solo il nozionismo più puro. Due ore per cinque domande che riguardano la legislazione scolastica, la lingua inglese e le materie della propria disciplina. Tutto lo scibile umano, ma zero competenze di attitudine, caratteriali, o spirito di iniziativa. 

Tra gli insegnanti si distinguono ancora quelli che ti cambiano la vita, i cavalli di razza, le mosche bianche. Sono come i medici in prima linea, gente che ha la vocazione, ma è merce rara. Per lo più ci imbattiamo in gente tecnica, o poco tecnica, gente che vuole arrivare a fine mese e non avere scocciature, gente che da pure il sangue per il suo lavoro (e questo non va mai bene) non avendo niente poi da dare ai ragazzi. 

Quindi almeno oggi pensiamo un attimo a loro. Uomini e donne che crescono i nostri figli e che non ringraziamo mai abbastanza.

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