I loro meme e i loro video sono momenti di autentica comicità social: apri un attimo Facebook, magari in un minuto di pausa tra le mille cose da fare, e ti appare una delle loro uscite. Non ridere è impossibile. Ma, giurano, c’è anche chi, il senso dell’umorismo, non ce l’ha per niente. Però, ormai, la loro pagina Facebook è un must tra quelle dedicate ai motori. Si parla, ovviamente, del “Tamarro sul T-Max”, circa 60000 iscritti e contenuti che hanno un solo indirizzo: il maxiscooter di Yamaha e, soprattutto, chi lo possiede.
“Attenzione però – ci racconta Andrea, che ha creato e che amministra la pagina ormai da cinque anni – noi non ce l’abbiamo mica con il T-Max, e nemmeno con i T-Maxisti in generale. Le nostre vittime, ammesso che si possa usare un termine così, sono quelli che hanno un certo modo di ostentare d’essere proprietari di un T-Max. Sono un fenomeno particolare perché quelli così sono più o meno tutti uguali, dal look agli atteggiamenti. Ecco perché anni fa abbiamo creato la pagina”.
Andrea, che nella vita ha un lavoro, una famiglia e una quotidianità come tutte, dedica diverso tempo al giorno alla gestione della pagina, perché, ci racconta, “capita spesso che qualcuno si offenda e anche che qualcuno esageri nei commenti. Purtroppo il senso dell’umorismo non è una dote di tutti. Ma, alla fine, quello che conta è che riusciamo a divertirci, anche tagliando fuori chi, invece, dimostra di non avere lo spirito giusto”. Ci sono giorni in cui la pagina supera i cinque milioni di visualizzazioni, con una visibilità pazzesca in rete: “In tanti – racconta ancora Andrea – ci hanno contattato per trasformare questo canale in un business, ma non sono convinto e al momento non ci penso. Voglio che lo spirito resti quello della goliardia, del cazzeggio”. La pagina era nata come una costola di un altro fenomeno “motor-social”: il Diario del Motoimbecille e, poi, è andata avanti da sola. “Il Tamarro sul T-Max – prosegue Andrea – è una tipologia di proprietario del maxiscooter Yamaha che fornisce spunti quotidiani per essere deriso, quindi c’è sempre materiale. Generalmente, comunque, tendiamo a creare da soli i contenuti, perché le cose che ci arrivano non sempre sono originali e il rischio di pubblicare qualcosa di copiato da altri non ci va di correrlo”.
Ma la vera domanda che ci viene da fare, parlando con l’admin, è una sola: ma perché proprio i T-Maxisti?
“No, non tutti, solo alcuni – risponde Andrea – Com’era la vecchia regoletta che ci dicevano a scuola? Una mela più una pera non fa due pere o due mele. Ecco, noi non abbiamo nulla contro quelli che dicono che una moto più un T-Max fanno due veicoli a due ruote, ma ci prendiamo beffa di quelli convinti che una moto più un T-Max facciano due moto. E sono tanti. Quasi sempre, tra l’altro, perfettamente riconoscibili”.
Il riferimento, probabilmente, è alla classica “iconografia del T-Maxista”: casco a scodella con cellulare infilato tra la calotta e l’orecchio, abbigliamento vacanziero, infradito ai piedi, convinzione alle stelle e maxiscooter attrezzato con richiami racing, nonostante la cavalleria contenuta. “Io stesso – rivela Andrea – ho avuto un T-Max per qualche mese, quindi è chiaro che il nostro è un gioco”.
Un gioco che, però, a volte ha creato qualche noia: “Come ho già detto – conclude – c’è sempre chi la prende sul personale, chi si indigna per delle battute, ma fa parte del tutto e, alla fine, questa gente basta non considerarla o tagliarla fuori. Il problema è sempre lo stesso, da una parte e dall’altra: quelli troppo convinti. Quando in realtà qua, visti anche i tempi che viviamo, l’unica convinzione che dovrebbe resistere sempre è che non possiamo smettere di saper ridere. Perché al di là di tutto il nostro sforzo sarà sempre quello di non mancare di rispetto, nemmeno nello scherno, a nessuno come persona, sia che possegga una moto, sia che possegga una vasca da bagno. Scusa: un maxiscooter”.
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