“Negli Stati Uniti hanno capitan America, ma si sa che ognuno ha quello che si merita. Combatte i padroni, combatte i massoni e non abbina mai la camicia beige ai jeans marroni. Di notte è il terrore di chi non veste alla moda, con la sciarpa di Prada e la macchina nuova. È arrivato in città: Alfonso Signorini”
È arrivato davvero, Alfonso Signorini, quasi onnipresente tra Tv e radio e non certo per merito della canzone di Fedez, uscita nel 2013 ed intenta con le sue rime punzecchianti ad ironizzare sui vip made in Italy. Sì, è vero: “Alfonso Signorini eroe nazionale” è un titolo che fa sorridere. La sua, però, è una carriera più che seria.
57 anni oggi, Alfonso Piero Signorini è un giornalista, scrittore e conduttore televisivo radiofonico nato a Milano nel 1964. Celebre opinionista televisivo, Alfonso è una vera sorpresa: laureato in lettere classiche con specializzazione in filologia medievale e umanistica, il boss della prima serata di Canale 5 ha un diploma di pianoforte in conservatorio ed è stato per anni docente di latino e greco presso il Liceo Leone XXIII di Milano. Un professore che diventa re del pettegolezzo, quindi? Si, esatto! Quello di Signorini è un passato da “persona comune”, con un percorso giornalistico fatto di piccoli passi partito dal quotidiano La provincia di Como fino alla collaborazione con la rivista Panorama dove iniziò a farsi le ossa con generosi dosi di (mal)sano gossip. Da lì all’attuale direzione del magazine Chi, di acqua sotto i ponti ne è davvero passata: essenziale, ad esempio, la sua presenza come ospite fisso al Chiambretti Show a partire dal 2002, dove inizia a far conoscere al pubblico il suo animo critico e piccante. Nel 2008 diventa direttore di Tv Sorrisi e Canzoni; nello stesso anno fino al 2012 ricopre il ruolo di opinionista del GF -ripetuto dal 2017- fino alla conduzione della versione VIP del format lo scorso 2020.
Un’edizione importante e mastodontica, questa del Grande Fratello appena concluso, che nei suoi lunghi sei mesi ha consacrato Signorini come elemento preponderante non solo della Tv ma anche di casa nostra, in apparizione ad ogni tocco del telecomando. Colorito, energico ma anche riflessivo, tutti abbiamo a mente i suoi “sermoni” nel rimproverare solennemente questo o quest’altro partecipante per bestemmie, comportamenti sconvenienti, battute omofobe o razziste. Che poi, fin qui, tutto questo gli fa onore: se non fosse che, secondo molti, il suo peccato è quello di aver sempre manifestato un certo favoritismo tra i concorrenti. Della serie, se stai sulle balle a Alfonso stai certo che si vede subito. Vestito impeccabile, sfiorando il metro e ottanta di altezza con il suo fisico palestrato Signorini fa anche la sua bella figura: della sua vita privata, tuttavia, non si sa niente di più del suo ormai già trito e ritrito coming out. Legato per molto tempo con Paolo Galimberti, ex presidente di Confcommercio ed esponente del partito Popolo delle Libertà, di eventuali love stories del conduttore non si sa niente di certo. Allo stesso modo, un poco annebbiato è il suo indice di gradimento: insomma, Signorini piace o non piace? “Si e no” è il verdetto: “a fasi alterne” l’aggiunta. Il conduttore televisivo è un effervescente naturale, a volte poco composto altre volte più ingessato: elegante e spumeggiante, il fatto è che uno come lui o lo si ama o lo si odia. Alfonso sa essere molte cose, ma certo il suo tocco di “too much” crea dense divisioni. Signorini, con il suo personaggio sentimentale dai pantaloni colorati ed il papillon in tinta ad urlare “vipponiii!”, senza dubbio rompe i tranquilli schemi targati Amadeus o Gerry Scotti: proprio per questo motivo, alcuni lo eleggono per la sua genuinità mentre altri lo ritengono fin troppo stucchevole. Qualunque cosa si pensi, tuttavia, quando si scopre che un mangia pane e pettegolezzi è anche capace di amare la lirica, laurearsi a pieni voti e “farsi da solo” con una signora gavetta, in quel momento qualsiasi commento o stereotipo viene distrutto.
Va bene che poi per molti rimane comunque una sorta di “Barbara d’Urso al maschile”: ma insomma, non è che si può vivere solo di Divina Commedia.