Torna Una pezza di Lundini, il programma rivelazione dello scorso autunno e l’occasione è allora utile per provare a ragionare sul “Personaggio Lundini” a trecentosessanta gradi e lo scrivo consapevole che su questa cosa dell’angolo giro, lui ci farebbe una battuta. Magari opterebbe per 359 gradi, perché se fai un giro completo non è che poi ci siano così tante nuove angolazioni da poter sfruttare. Sì, direbbe proprio qualcosa del genere, ne sono convinto, ma a differenza mia farebbe pure ridere. E parecchio. Che invidia!
Qualcosa che fa ridere
Ho una mania o una parafilia, decidete voi. Conservo carta. Tanta carta. Tendenzialmente giornali. Leggo tanto e se trovo un articolo che mi interessa lo ritaglio e lo metto da parte pensando che prima o poi avrò voglia di rileggerlo o che mi tornerà utile per lavoro. Ovviamente non accade quasi mai, tranne stavolta. Mi sono ricordato di aver letto e conservato un’intervista molto interessante fatta a Lundini su Il Venerdì di Repubblica. In questo pezzo, di Giulia Villoresi, Lundini parla della sua comicità e dice che lui non sa fare “battute né imitazioni. Proprio non mi vengono, non è il mio tipo di comicità”. E allora che cos’è la comicità? - chiede incalzando la giornalista: Qualcosa che fa ridere risponde lui. E vai a dargli torto.
Ma sarà vero?
Questa domanda se la sono fatta in tanti guardando per la prima volta Una pezza di Lundini. Tempo fa ho intervistato su queste pagine Alessandro Perugini, in arte PeraToons, un disegnatore comico con tre milioni di follower sulle spalle che a proposito di Lundini mi ha confessato che all’inizio lui non riusciva a capire dove iniziasse il gioco comico e dove ci fosse qualcosa di vero.
Anche io mi sono ritrovato a farmi questa domanda. Non riguardava lui nello specifico, ma Emanuela Fanelli che commentava una finta clip del suo finto film indipendente sulle periferie di Roma “A piedi scarzi”. Non conoscevo ancora la trasmissione, quello è stato il mio battesimo e ci sono stati quei venti o trenta secondi in cui non riuscivo a mettere a fuoco quello che stava succedendo. Come quando cerchi di fotografare un volto in primo piano ma c’è qualcosa che disturba e rende tutto sfocato.
Tra realtà e finzione
È in questa vertigine che dura un attimo (perché poi capisci) che si nasconde il segreto della comicità di Lundini. Una vertigine spazio-tempo che ci porta dal “ci è o ci fa”? Al “ma quindi è uno sketch”? Il gioco volendo è sempre lo stesso: silenzi che mettono a disagio, interviste assurde, personaggi così poco credibili perché in realtà totalmente credibili nella quotidianità romana. Fatevi un giro al Quadraro, a Prati, a San Giovanni e poi ditemi se per qualche attimo non vi siete sentiti dentro Una Pezza di Lundini. Per i temi, ma anche per i toni.
Per rispondere, quindi: Lundini non fa sul serio, ma è serio perché la comicità più è fatta bene e più è una cosa seria. Anzi, serissima.
Durante Sanremo
Mi sono reso conto di quanto fosse arrivato il suo personaggio durante lo scorso Sanremo. Si esibisce in coppia con Fulminacci nella serata delle cover cantano Penso positivo di Jovanotti e a lui tocca il rap-monologo finale che ovviamente riadatta nel suo stile: “Io credo che a questo mondo esista solo una grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa… solo che se uno è sepolto in Bolivia e l’altra a Calcutta, mi sembra un’impresa farla di 16.897 chilometri estesa. In Africa è tutta la navata centrale, 7000 km è solo il campanile, l’abside in India le panche sul mare solo il vestibolo prende tutto il Brasile, poi considerando anche la curvatura va fatta convessa e questo è un po’ strano con le acquasantiere che addirittura sono grandi quanto tutto il Vaticano”.
Il giorno dopo, quel posto meraviglioso che è il web produce una piantina della “grande chiesa che parte dal Che e arriva fino a Madre Teresa”. Salvo la foto e ci faccio un tweet che diventa virale. Ovviamente non grazie e me che tutto sono fuorché virale. E questo alla fine, significa solo una cosa.
Lundini è un fenomeno.
Lundini fa ridere.
Lundini va preso dannatamente sul serio.