Mario Borghezio, già eurodeputato e rappresentante storico della Lega (quella con il Nord e l’Alberto da Giussano ancora bene impressi sulle bandiere), ha pochi dubbi sulla contestazione che ha infiammato l’America, con i sostenitori di Trump che hanno assaltato il Congresso a Washington durante la proclamazione di Joe Biden e Kamala Harris presidente e vicepresidente degli Stati Uniti e che ha portato a morti e feriti.
“Il problema non sono le parole di Trump, ma il sostegno dei poteri forti a Biden”, premette Borghezio, che torna sui presunti brogli (finora smentiti) durante il voto, in particolare quello postale. Ma il rappresentante del “celodurismo” di Bossiana memoria, non manca poi di criticare persino Salvini, il leder della Lega attuale, reo di aver abbandonato il suo popolo a scapito di altri interessi: “Chi parla da leghista oggi è Giorgia Meloni, mentre l’altro – non lo chiama neppure per nome – mi sembra che segua più gli insegnamenti di Verdini che quelli di Bossi”.
Borghezio, lei che è stato uno dei primi e più convinti sostenitori di Trump, come giudica quello che è accaduto a Washington?
Devo premette che, mi sembra evidente, grossi problemi ci siano stati nel voto postale. Per cui, con dei brogli così evidenti e un risultato sul filo di lana è logico che si siano determinate queste condizioni di malessere nell’enorme elettorato popolare di Trump. Parlo dell’America profonda e populista, che ha avuto una reazione più che spiegabile. L’establishment ha puntato sul candidato sbagliato. Per sopire questa forza identitaria, ha scelto un ectoplasma come Biden, quindi mi prefiguro tempi difficili per la democrazia americana.
Quindi non pensa che Trump abbia esagerato a fomentare la folla?
La scelta sbagliata non sono le parole di Trump, quanto quella dell’establishment finanziario americano di aver puntato su Biden.
Per cui, crede che dietro al voto popolare abbiano influito altre forze che alla fine lo hanno condizionato?
Sicuramente! Mi sembra che le scelte di chi decide in America, cioè i poteri forti, siano state in realtà molto deboli, o almeno del tutto sbagliate. Per stabilizzare l’America hanno fatto la mossa sbagliata e questi sono i risultati.
Se fosse americano, sarebbe stato fra i militanti pro-Trump che hanno assaltato il Congresso?
Non sarei stato fra i militanti, ma certamente sarei fra gli elettori repubblicani. Ho avuto modo di conoscerli e li apprezzo. Quelle che abbiamo visto ieri sono milizie di destra, ma perché scusate, quelle di sinistra che sparano ai poliziotti vanno applaudite? Solo loro sono dei galantuomini da applaudire? Gli estremismi ci sono da entrambe le parti. Il problema è che, chi di dovere, ha giocato sporco nel consentire un risultato elettorale del genere, visto che i voti si equivalevano. Puntare su Biden è peggio di un crimine, è un errore politico.
E ora che succederà?
Un casino, di certo. Non è lo sbarazzarsi di Trump il problema, ma di ciò di cui lui si è fatto portavoce e interprete. E queste forze non si fermano facilmente.
Passando all’Italia, lei non ha mai visto in Matteo Salvini il Donald Trump italiano. È solo perché le ha tolto la dicitura “Nord” nel simbolo?
Non è tanto la denominazione, ma che sta dimostrando inerzia di fronte a una situazione di questo genere. In Italia c’è un clima ben peggiore di quello degli identitari americani, ma si risponde con la politica del vecchio sistema, degli alleati, dei giochi di palazzo, del “facciamo un governo, quale che sia”. Chi parla da leghista oggi è solo Giorgia Meloni. Mi riconosco nel suo linguaggio politico, di chi fa opposizione e non segue, come fa qualcun altro, più gli insegnamenti di Verdini che quelli di Umberto Bossi.
Della sua Lega Nord, cosa le manca di più?
Mi manca quello che per sua grande fortuna ha ancora Trump: il popolo. Il nostro popolo è stato quasi abbandonato. Sottolineo quasi.