Barbara Costa è una donna! Per chi non avesse seguito la querelle dopo l’uscita del suo primo libro, sembrerà strano iniziare con quella che dovrebbe essere una constatazione ovvia. Eppure, fior di commentatori hanno messo in dubbio l’identità di genere dell’autrice di Pornage: viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo (Il Saggiatore). Natalia Aspesi su Repubblica ha insinuato che il volume fosse stato “scritto da un uomo non più giovane e appassionato fruitore quotidiano di porno, o meglio ancora un gruppo di bontemponi che se la sono spassata investigando e cliccando” e Paolo Di Paolo l’ha salutata in un commento a quello che venne definito un caso letterario rivolgendosi al “signor Costa”. Oggi, possiamo confermare che Barbara è una donna, e una delle giornaliste e scrittrici stilisticamente più accattivanti, in grado di trattare un argomento ancora tabù come la pornografia in modo estremamente intelligente. L’abbiamo intervistata, scoprendo - oltre alla sua vera natura - che è anche simpaticissima. Ma attenzione, non provate a cercarla (facendola arrabbiare a vostro rischio e pericolo), perché non è disposta a smuoversi di un passo dalle proprie convinzioni. Leggetela, condividetela, commentatela, se volete contestatela, ma abbiate rispetto della sua privacy. D’altronde, come scrisse Marcel Proust, “l’assenza è, per colui che ama, la più sicura, la più efficace, la più viva, la più indistruttibile, la più fedele delle presenze”.
Se chiudi gli occhi e pensi alla prima immagine della tua infanzia, cosa ti viene in mente?
Io che rispondo male a mia madre! Perché mi vuole compita, educata, e in ordine. E non per altri contrasti familiari che non ho avuto. Ma perché fin da piccolissima non ho sopportato imposizioni, di alcun genere, neppure le più lievi. Una testardaggine, innata, per una difesa perentoria della mia libertà, difesa per la quale crescendo ho lottato, e sofferto, e lotto e soffro, e però non demordo.
Sono naturalmente bisessuale, anche se al momento la tendenza lesbo è "a riposo"
Che infanzia hai avuto?
Vissuta sui libri. E sui quotidiani. Libri e quotidiani che nessuno in casa mia leggeva e che mi procuravo da sola. Ho imparato a leggere e a scrivere da sola prima di iniziare la scuola. Scuola di cui non mi importava, tranne di evitare una bocciatura che mi avrebbe fatto ripetere un altro anno di quella noia. Solo mezz’ora di tv al giorno per imposizione dei nonni. Tv che non vedo nemmeno oggi tranne calcio e Formula Uno.
Dalla tua scarna biografia, spunta una laurea con tesi sulla guerra in Vietnam.
Sì, sono laureata in Scienze Politiche, indirizzo Storia Contemporanea. La guerra del Vietnam è tema di gran parte della musica che ascolto, ovvero Rolling Stones, Doors, Beatles, Led Zeppelin. No, i Led Zeppelin sono fissati col sesso dal primo all’ultimo album! La guerra del Vietnam è stata vissuta e trattata da giornalisti che amo, come Oriana Fallaci. E poi, è guerra vista, lì la morte la vedi. Ci sono le donne-vietcong che combattono accanto ai maschi, con uguali paure e responsabilità. Guerrigliere che negli zaini hanno bombe e cipria e rossetto. Bombe che arrivano a mettere nei pannolini dei loro neonati, dati in braccio ai soldati americani, e pannolini che esplodono, e tutti muoiono dilaniati. Leggere le loro lettere disturba e ti mette alla prova. È guerra fatta da ragazzi. Guerra dei miei padri se fossi nata americana.
Quali sono i tuoi scrittori di riferimento?
Henry Miller, il primo che mi ha mostrato che di sesso si può scrivere, anche se è impossibile arrivare al suo livello. Philip Roth, per la sua violenza, scritta, la sua misoginia che per me non è misoginia ma cruda sincerità. Norman Mailer, per la sua scrittura vorace. Woody Allen, ché come scrittore di tabù sessuali non ha rivali. Giampiero Mughini che, nel giornalismo culturale italiano, tra i molteplici temi trattati, ha messo la pornografia dove merita, togliendola dall’ipocrisia. Non c’entra con la scrittura ma mi piace il lavoro che in radio fa Giuseppe Cruciani. Mette il sesso, e il porno, sotto la luce la più giusta. Cruciani è l’unico che tratta feticismi e prostituzione negli stessi termini che userei io.
Ti sei dichiarata bisessuale con tendenza lesbo. Qual è stato il momento più difficile da affrontare nella vita privata?
Sono naturalmente bisessuale, anche se al momento la tendenza lesbo è "a riposo", non è attiva, è onanistica, perché nella vita vera ci sono uomini, e non donne, che mi piacciono. Mai avuto momenti di confessione difficili perché ho niente da confessare o spiegare a nessuno. Io non credo nel rapporto di coppia, non mi metto in coppia, non ho compagni o compagne da presentare per giustificare me stessa. Io non voglio fedeltà né compromessi e mi vivo il sesso con chi mi piace ed è concorde a viverselo con me, e a volte questa persona è ufficialmente legata a un’altra. Situazione che mi vivo senza problemi ma senza parlarne perché sono gelosissima dei miei sentimenti. Chi mi ha voluto e a cui ho voluto bene è stato felice della mia bisessualità, meno del mio lavoro. È il porno a volte lo scoglio. Quello che ne scrivo e che io penso e vivo. Perché quello che di sesso e porno scrivo mi appartiene totalmente.
Professionalmente, c’è stato un punto di svolta nella tua attività?
Non c’è stata la "svolta". Io ho sempre scritto, anche di porno e sesso, ma per me sola. Mai pensato di farne un lavoro, men che meno un lavoro di successo. No, la scrittura pornografica credo sia e rimarrà solo un passaggio della mia vita.
E poi com’è arrivato il porno, ancora per certi versi un tabù in Italia, del quale tratti in ogni sua forma su Dagospia?
Tutta “colpa” di Giampiero Mughini. È lui che ha insistito, lo ha voluto, tramite Roberto D’Agostino lo ha reso possibile. È andata così: io ho divorato il Mughini scrittore, anche scrittore di pornografia, e l’ho cercato perché volevo un “confronto” tra il mio piccolo sapere porno, e l’enorme suo. Ci siamo conosciuti per lettera, ci siamo scritti e confrontati per mesi, lui tramite la mia scrittura – e per quello che vi immettevo – si è messo in testa che potessi scrivere di pornografia. Un mio scritto di elogio del porno è finito in redazione per volere di Mughini. A D’Agostino è piaciuto, mi ha detto che a lui mancava chi si occupasse della materia. Io ci ho provato. Eccomi qui. Sì, il porno è ancora un tabù, il perché non lo so, o meglio, è legato a ciò che ognuno di noi ha subito come educazione familiare e sociale ma che soprattutto fa suo vivendo. Nel giornalismo il porno è visto come roba di serie Z, e chi ne scrive idem.
Forse tuo malgrado, sei diventata una scrittrice di culto. Anche perché non esponendoti, tenendo nascosti il tuo volto e la tua identità, si è creato un certo mistero. Quello che si potrebbe definire un “effetto Elena Ferrante”, non credi?
Ma non c’è nessun mistero! C’è che io non sono social, mai stata social, nemmeno prima che iniziassi a scrivere. C’è che io ho della mia vita un indice di riservatezza elevato per i tempi presenti. Io non voglio, non accetto, è contro ogni mio credo il fatto che miei dati e foto, immessi in rete, possano finire in mano a chiunque. Io sono responsabile di ogni parola che scrivo e firmo. Stop. Non ho niente da dire via social, la mia persona è delle persone che decido di vivermi in privato, in concreto, per davvero. Non via web. Quindi non capisco il mistero. Io non cerco e non voglio notorietà. Scrivo, mi basta. Per carattere, esibirmi mi crea disagio solo pensarlo.
Per caso hai subito delle minacce o degli insulti per quello che scrivi?
Non tollero che il mio nome sia associato – come è ed è stato associato - a ingiurie quali puttana, troia, zoccola e simili, perché scrivo di sesso e pornografia in modo diretto. Io mi rivolgo a lettori adulti, chi non sopporta quello che scrivo e come lo scrivo, che legga altro. Per me è inammissibile che una persona, qualora non sia d’accordo con il pensiero di tal dei tali, possa andare sul profilo social, o sul social della testata su cui scrive, e riempirlo di insulti. Il web rivela una maleducazione per me inconcepibile. Mettici pure che io ho iniziato a scrivere durante il caso di Tiziana Cantone. Quella ragazza mi ha segnato molto, in modo indelebile, e ne ho scritto una lettera feroce che non rinnego di un punto. L’hanno insozzata perché donna e io rimango piena di rabbia contro quegli animali. Come sono sicura che se a fare e ad esibire quelle esperienze sessuali fosse stato un uomo, l’avrebbero esaltato e fatto diventare una star del web, e poi chissà, magari anche televisiva. O politica.
Ad aumentare l’interesse intorno alla tua figura, ci si è messo anche il libro Pornage: viaggio nei segreti e nelle ossessioni del sesso contemporaneo. Un volume dettagliatissimo che non risparmia nulla. C’è qualcosa che cambieresti a due anni di distanza?
Lo riscriverei tutto daccapo e non perché ne rinneghi una riga. Semplicemente perché sono cresciuta e cambiata io. Il viaggio di “Pornage” è stato anche un viaggio mio personale. Metterei più incisività su temi che oggi sento più miei perché mi sento pronta a viverli. Come ad esempio desiderare un sesso consensualmente violento, corrosivo, coi segni sulla pelle.
Un libro talmente approfondito, che una editorialista dell’esperienza di Natalia Aspesi ha insinuato su Repubblica che fosse stato “scritto da un uomo non più giovane e appassionato fruitore quotidiano di porno, o meglio ancora un gruppo di bontemponi che se la sono spassata investigando e cliccando”. E l’ha seguita anche Paolo Di Paolo. Come te lo spieghi?
Boh. Forse è un problema generazionale. O forse no, perché Paolo Di Paolo, sempre su Repubblica, ha messo in ridicolo il mio lavoro chiamandomi signor Costa. Devo dire che io del mondo giornalistico non conosco nessuno né frequento nessuno. Né è vero che sono irraggiungibile perché basta chiamare Il Saggiatore o Dagospia per avere la mia mail e numero di telefono. Quindi la signora Aspesi e il signor Di Paolo potevano contattarmi per sincerarsi della mia esistenza e della fessura che ho tra le gambe! E comunque, a quanto pare c’è gente convinta che quello che scrivo e penso è roba da maschi. Il cervello ha sesso? Rita Levi Montalcini ne sarebbe indignata.
A Natalia Aspesi quali porno consiglieresti di guardare sul web?
Nessuno, e per questo motivo: il porno non lo puoi consigliare. Il porno, scegliere o meno di vederlo, quanto, e quale genere, è scelta la più personale e libera. Dipende dalla nostra educazione, esperienza, stimoli sessuali, curiosità, bisogni. Che certo, cambiano con l’età. Stando a quanto ha scritto su di me, la Aspesi non sopporta Hefner, suo e non mio coetaneo, e non ne riconosce valenza culturale. Che spreco! E che disattenzione per chi fa cultura e scrive su un giornale importante! Hef che per me è un maestro, mi ha regalato – e mi regala ancora – una libertà straordinaria.
Davide Brullo in un articolo su Linkiesta, ha denunciato che il nepotistico mondo della cultura ti osteggiava. Da chi sarebbe rappresentato?
Credo che Davide, difendendo la mia scrittura, abbia voluto giustamente difendere la sua. Lui ha scritto un libro “Ingmar Bergman: la vita sessuale di Franz Kafka" che tocca punti pornografici altissimi. Alla pubblicazione, lo hanno demolito, cogliendo del libro tutto quello che di osceno in quelle pagine è assente.
Giampiero Mughini è stato il tuo scopritore. Come lo consideri dal punto di vista umano e letterario?
Se io scrivo lo devo a due uomini, Giampiero Mughini e Roberto D’Agostino. Entrambi senza conoscermi mi hanno dato una grande possibilità. Non so come, ma io e Mughini abbiamo instaurato un dialogo e personale e letterario che si regge tra alti e bassi perché avere a che fare con me, col mio carattere, non è facile. Eppure… riesce, e ne sono orgogliosa. Nonostante la differenza di età e di vita e di visione. A livello professionale, dopo quasi 50 anni di scrittura, Mughini non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno. Come uomo, va detto che ne conosco ragioni e cicatrici private che non dirò nemmeno sotto tortura. Va pur detto che, per la sua esperienza, io agli occhi di Mughini sono e rimango una ragazzina.
Io non cerco e non voglio notorietà. Scrivo, mi basta. Per carattere esibirmi mi crea disagio solo pensarlo
Noi invece ci siamo conosciuti dopo una mia intervista a Pasquale Panella, dove citavo la tua definizione della sua voce. “È eroina che scende nelle vene, ti crolla le ossa, non ti collassa ma è lingua che ti batte sul clitoride, e ti viene voglia di aprirgli le gambe”. Neanche a lui trovi una categoria di Pornhub in cui inserirlo?
In nessuna, perché la voce di Panella – e quello che della sua voce a me provoca e vi ho scritto – fa parte del sesso vero, di quello che a me non nel porno ma in una relazione vera con un uomo, mi piace e mi seduce. Che è la voce, ma pure un gesto il più usuale, come un uomo mangia, ride, guida, fuma.
Siamo reduci da una pandemia. Come si è comportato in questa emergenza il mondo del porno?
Il porno sui set si è fermato subito, non si è fermata la produzione di video porno in remoto e solista, ovvero di masturbazione che pornostar uomini e donne fanno sui loro social. Video che girano a casa loro, anche insieme ai loro partner ufficiali, e che non sempre sono loro colleghi! Il porno sui set non tornerà ad operare non solo fino a che l’emergenza sarà passata, ma solo dopo che tutti – attori, registi, maestranze –saranno stati testati e risultati fuori da ogni pericolo di infezione. L’ho scritto, ed è sia vero sia una provocazione: se tutto il mondo fosse serio, asettico e pulito come un set porno, non avremmo virus, né pandemie.
Apro una parentesi, senza voler mischiare i due piani. Ma una delle immagini più desolanti, in varie città, è stata la fila alla Caritas di molte prostitute senza più clienti. Che ne pensi?
In Italia sono in seria difficoltà i lavoratori “comuni”, regolari, figurati chi del suo corpo e del contatto con altri corpi, ne fa mestiere. Una prostituta o un prostituto che lo fa per sua scelta e senza pappone è un lavoratore non riconosciuto che fa esclusivo e totale affidamento su sé stesso. Se non è ricco, se non ha soldi da parte, ora si trova in situazioni limite. Non ha nulla di cui vergognarsi, la vergogna è di chi nei media se ne occupa con un pietismo d’accatto e fuori tempo massimo.
Credi che possa essere venuto il momento per regolarizzazione la prostituzione?
In Italia l’argomento prostituzione non si vuole affrontare, se non con proposte quali la riapertura di case chiuse che prima della legge Merlin erano quasi tutte prigioni, con donne alla mercé delle mezzane. Non avevano libertà, e le visite mediche erano fatte per lo più a cavolo, con le ragazze più belle quindi le più redditizie che se erano malate non erano né fermate né curate, dovendo continuare a produrre secondo le regole di chi su di loro comandava. E allora, oggi: ognuna e ognuno a casa sua deve essere libero di fare quel che vuole, ed è ipocrita avere bordelli legalissimi appena passato il confine, ma in Italia no. Tutti a dire che le prostitute devono pagare le tasse, Efe Bal le vuole pagare, nessuno le dà retta, anche perché con un serio sistema fiscale dovrebbero iniziare a pagarle pure chi fa lavori “onesti” e le evade da sempre!
Su Pangea hai scritto sulle trans che “non c’è uomo che non le desideri”. Come mai?
C’è niente da spiegare, è quello che dicono le trans, ed è oggettivo il fatto che una prostituta trans ha più clienti di una non trans. Gli uomini che sono attratti dalle trans non sono gay, sono eterosessuali anche più di chi a trans non ci va. Io non avrei problemi con un uomo che prima, durante, dopo di me avesse relazioni con una trans, verso le trans sono attratta anch’io, il problema è degli altri, di quelli che puntano il dito, se ne schifano, e stanno messi male, credi a me!
Un altro articolo che aveva fatto molto discutere era quello in cui tiravi in causa un simbolo come Rocco Siffredi, dicendo che si era fatto un ritocchino proprio al suo “strumento di lavoro”. Hai rischiato di far crollare un mito.
Chiariamo il ritocchino, alcuni siti hanno fatto confusione con le mie parole: il pene di Rocco è intatto e come mamma gliel’ha fatto, ma Rocco è circonciso, nella sua autobiografia racconta che la post-operazione è andata male, nel senso che gli si sono staccati i punti, glieli hanno dovuti ricucire, e in seguito, col laser, hanno tolto i segni inestetici lasciati da queste operazioni. Rocco Siffredi è l’italiano non sportivo più conosciuto al mondo. Lui ha creato una realtà del porno italiana che prima di lui non esisteva, e ha creato uno stile, il Siffredi-style, che fa la storia del porno e non è riproducibile. Il Siffredi-style è una peculiare variante del rough-porn e, come dice Rocco, consiste nell’arrivare a scopare una donna fin nel cervello, fino a renderla consapevole e vogliosa di andare, con lui, sul set, oltre ogni limite. Non si è Rocco Siffredi solo per le grandi dimensioni peniche! Rocco ha conquistato il mondo, il suo pubblico è sterminato, e anch’io, col porno cinematografico, ho iniziato con lui, coi suoi lavori. Oggi poi Rocco con la sua Academy è di una generosità nei confronti dei giovani inaudita nel porno.
Sul web molti ti insultano perché donna e io rimango piena di rabbia contro questi animali
Chi sono le star del porno di oggi?
I registi più innovativi sono donne, anche nel recente passato lo sono state, penso a Belladonna che, sia da attrice, sia quando è passata dietro la macchina da presa, ha mostrato una visione porno inedita, personalissima. Oggi: Kayden Kross, per due anni consecutivi Oscar come miglior regista in assoluto. Ma nuove strade del porno le tracciano anche perfetti sconosciuti che si mettono in rete, fanno video, li postano su Pornhub, e arrivano a milioni di visualizzazioni. Come i due ragazzi siciliani Danika e Steve Mori, che non sono destinati a rimanere meteore. Tra le pornostar, Angela White, da tre anni consecutivi miglior attrice assoluta agli Oscar del porno. Angela White si è presa il porno, se lo è messo sotto i piedi, e oggi lo domina. E fosse solo questa la sua bravura! È il corpo di Angela ad essere rivoluzionario: lei ha sovvertito ogni canone estetico (anche se, nel porno, i canoni estetici non è che siano davvero mai esistiti) col suo corpo “grosso”, burroso, naturalissimo, assolutamente altro rispetto alle star che la circondano. Angela è una forza della natura, come lo è un’altra delle mie preferite, Asa Akira, multimilionaria, e pure scrittrice di successo. A me piacciono le donne eccessive, che osano e vincono e pagano di persona, e il porno ti spalanca campi vergini in questo senso.
Valentina Nappi è attualmente l’italiana più famosa. Cosa l’ha resa così desiderata?
Valentina Nappi è una star internazionale: si sta costruendo una carriera formidabile e invidiabile. È già punto di riferimento per le nuove leve. Valentina è sì bellissima, ma ha una spiccata personalità. È risoluta, convinta delle sue idee, prova a metterle i piedi in testa, finisci male! Lei ha iniziato con Rocco Siffredi, ma è solo grazie a sé stessa che è tra le numero uno negli Stati Uniti, l’unico posto che ti permette di ottenere tali traguardi, ma dove il porno è di una competitività sconosciuta altrove.
“Noi donne ci masturbiamo tanto quanto l’uomo e chi di noi non lo ammette, o mente o è fessa”. Lo hai scritto tu. Perché c’è ancora questa resistenza?
Molte donne hanno paura, e di questa cosa qui: di perdere la rispettabilità che le hanno inculcato di avere. Credono che parlare di masturbazione sia scorretto, che ne perdano in buon nome. Molte donne sono legate a concetti per me obsoleti: il rispetto monogamo, i sorrisini, la docilità, l’ottenere promozioni e chance in quanto donne (mi riferisco alle quote rosa). Molte si illudono che un mondo governato da donne sia migliore! Non cercano altro che imitare modelli scaduti, vetusti, replicano le loro madri, non seguono quello che vogliono ma quello che gli altri – in primis, la loro famiglia – si aspettano da loro. E sono ossessionate dal piacere agli uomini, prima che a sé stesse. E si spendono nel trovare l’amore della loro vita, nel diventare madri secondo determinate date e regole e schemi, e bla bla bla… Una noia mortale. Accettando di stare in queste catene, chi vuoi che ti riveli che fantastica di essere posseduta, insultata e sporcata da uomini sconosciuti, e che usa questo suo sogno, e quel soprammobile di plastica sul suo comodino per masturbarsi più volte ogni sera?
Nella serie Netflix “Vis a Vis” le donne in carcere si masturbano spesso e volentieri, finiscono per mettere da parte la propria eterosessualità alla ricerca del sesso o semplicemente di affetto. Forse è così anche per gli uomini, in determinate condizioni. Credi che a volte la sessualità sia uno schema che ci è stato imposto e che in certe situazioni possa crollare?
È schema che una persona si fa, o che accetta che gli impongano gli altri, la società, la tradizione. Non puoi decidere la tua sessualità. L’attrazione verso un sesso, verso più sessi, verso nessun sesso, è parte di te, che nasce con te, che si sviluppa con te. Così come è necessaria libertà scegliere, da adulti, se vivere in monogamia, in poliamore, da soli, senza legami stabili. Dipende da te, dal tuo livello di libertà, di quanto di questa libertà con cui in Occidente per fortuna nasci, sei disposto a farti fregare. E sono scelte di vita che poi pure cambi, fai tue e rinneghi, e se vuoi fai tue di nuovo. So niente della realtà carceraria, non mi esprimo, bisognerebbe viversela.
Visto che si parla del “nuovo mondo” post pandemia. Come sarà il sesso nel prossimo futuro?
Come oggi, con gli stessi casini a due, e gioie a due, o a tre e più persone se lo vuoi. E certo sarà più tecnologico e a realtà aumentata per chi vuole e si trova bene con queste forme di sessualità. Saremo ancora più liberi, non ho dubbi, non torneremo indietro nemmeno sotto incantesimo. Abbiamo assaporato tanto, e tante cose diverse, e tante di queste cose ci piacciono, e ne vorremo ancora. Non ce le potrà togliere nessuno, nessun virus, nessun governo, nessuna app di tracciamento, a meno che non saremo noi così stupidi a farcele togliere.
Hugh Hefner era convinto che le libertà sessuali avrebbero portato la democrazia anche nel mondo islamico. Pensi che sia ancora un sogno realizzabile?
Quasi fino alla sua morte Hefner ha lottato affinché il suo Playboy entrasse nel mondo islamico e favorisse l’apertura mentale che indubbiamente dal 1953 – quando il primo numero di Playboy arrivò in edicola – c’è stata negli Stati Uniti e nell’Occidente tutto. Oggi i popoli islamici sono assidui frequentatori di siti porno e, come i cinesi, aggirano in ogni modo la censura web per andare a guardare dove i loro governi non vogliono essi guardino. Io penso che la libertà nel mondo islamico vi sarà, non sarà una fotocopia di quella occidentale, e ci sarà solo per volere e lotta e ambizione delle donne musulmane. Sono loro che si devono ribellare. Sono loro che devono rompere le catene di una tradizione che sentono di non sopportare più. Non puoi liberarti di nulla se prima non prendi consapevolezza di te stessa, di chi sei, e lo fai anche per mezzo della tua sessualità. Una donna è, deve essere padrona del suo corpo, decidere con chi far sesso o meno, e quando e come, soprattutto avere libertà di procreazione annullando il vincolo sesso-gravidanza. Sono libertà vitali, fondamentali, legate al sesso, che per ogni donna devono venire prima di tutto.
È stato un piacere dialogare con te su argomenti di solito omessi dall’informazione, ma quando ti deciderai a farti vedere in pubblico?
Quale pubblico? Io esco con chi mi piace. Uno per volta, non sono ancora attratta da relazioni promiscue. È che non saprei gestirle. Ho problemi a inventare e di più a ricordare le bugie che inevitabilmente sarei costretta a dire.