Ashli Elizabeth Babbitt è morta nel tardo pomeriggio di mercoledì, raggiunta dal colpo di pistola sparato da un agente di polizia mentre cercava di invadere l’aula del Congresso USA. Disarmata, si era recata nel cuore dello scenario politico statunitense per scatenare quella che, sui suoi social, prometteva come “una tempesta”, sulla scia delle parole di Trump di poco più di una settimana fa: “Questa immagine sembra quasi la quiete prima della tempesta”, aveva infatti dichiarato il tycoon ad alcuni fotografi, che incuriositi gli avevano chiesto maggiori spiegazioni, e lui minaccioso aveva replicato: “Lo vedrete…”.
Ma, sebbene siano innegabili le influenze del tycoon sui manifestanti, rimane difficile credere che Ashli Babbitt, 35enne e sposata da appena un anno, fosse pronta a morire per quegli strampalati ideali. Ideali in grossa parte riconducibili a quelli della cosiddetta teoria complottista QAnon, che ipotizza l’esistenza di un gruppo di potenti che agisce sottotraccia, il cosiddetto Deep State, contro Donald Trump – “messia che agisce su mandato di Dio” – e i suoi sostenitori. Il citato Deep State avrebbe lo scopo – è questa la tesi – di proteggere il nuovo ordine mondiale, colluso con reti globali di pedofilia, logge ebraiche e altri gruppi di potere occulti.
La donna era una veterana dell’aeronautica USA, l’Air Force, per la quale aveva servito in Iraq e Afghanistan ed era stata in servizio 14 anni, prima di aprire un’attività di forniture per piscine. Si era recata a Washington senza chiarirne i motivi al marito, che ha riferito soltanto di essersi accordato con lei per andarla a prendere all’aeroporto nella mattinata di oggi, venerdì 8 gennaio.
Secondo il deputato repubblicano Markwayn Mullin, testimone diretto della vicenda, l’agente che ha sparato ad Ashli Babbit “non aveva scelta”, in quanto avrebbe lasciato partire il colpo solo nel momento in cui i manifestanti avevano distrutto le vetrate della porta dell’aula, e avevano a quel punto la possibilità di entrare nelle stanze del Congresso ancora popolate da deputati da proteggere:
“L’uomo della Capitol Police che ha sparato non aveva scelta: se non l’avesse fatto la folla sarebbe entrata in quel momento, e dentro c’erano ancora parecchi deputati e membri dello staff in pericolo. Certo, stiamo comunque parlando di una scelta molto difficile”.
Forse per la prima volta nell’era Trump le critiche al tycoon sembrano arrivare davvero da ogni parte; il senatore repubblicano Lindsey Graham l’ha invitato a mettere fine a questo sterile atto di resistenza, l’ex parlamentare repubblicano Charlie Dent ha definito la spinta verso i fatti di ieri un “crimine mortale contro la repubblica”. Ma più di tutti fa riflettere l’iper-simbolico atto del vicepresidente Mike Pence, che si è dissociato completamente dalle rivolte mettendo come immagine di copertina su Twitter una foto del nuovo duo presidenziale composto da Joe Biden e Kamala Harris.