A 33 anni dalla morte di Giorgio Almirante, c’è ancora qualcuno che prova a portare avanti l’eredità del leader storico del Movimento Sociale Italiano: è Giuliana de’ Medici Almirante, figlia dello storico leader missino e di Donna Assunta, che ha compiuto 100 anni. Classe 1955, laureata in scienze politiche, sposata, due figli, Giuliana non fa politica attiva (anche se una volta si è candidata alle regionali del Lazio con La Destra di Storace, in un turno elettorale che però non andò bene), ma si dedica a tempo pieno come segretario nazionale all’attività della Fondazione Almirante, di cui è segretario nazionale. Con lei parliamo di come sono cambiate le cose da quando suo padre guidava l’Msi. Di come ha vissuto il passaggio da Giorgio a “Io sono Giorgia”.
Posto che lei può godere di un osservatorio privilegiato su quell’area, che dire dell’evoluzione della destra italiana?
“Ci sono tante persone di buona volontà, questo non è messo in discussione. Gente che si dà da fare ed è piuttosto attiva come quella di Fratelli d’Italia, che a quanto pare ora avrebbe un buon riconoscimento da parte dell’elettorato. Quello che io critico un po’ a quelli di Fdi, come avevo già fatto con Alleanza Nazionale, è il fatto che prendano poco in considerazione le radici dalle quali provengono. I nuovi partiti non vogliono ricordare da dove arrivano, anzi, per loro è una sorta di peccato originale che vogliono nascondere anziché esserne orgogliosi. Sono proiettati in avanti, e questo è giusto perché viviamo in tempi assolutamente diversi rispetto a quelli di una volta, ma il passato non va accantonato né rinnegato, soprattutto quando offre molti spunti ancora attuali: per esempio Almirante e il gruppo Msi negli anni Settanta avevano presentato delle proposte di legge che si potrebbero tranquillamente approvare oggi, come quella sul sistema presidenziale, quella sulla partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali, quella dell’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di Regione. Idee che all’epoca erano considerate troppo avanti”.
Anche l’accusa di “fascista”, però, è sempre di attualità…
“È passato così tanto tempo dal ventennio che mi sembra veramente paradossale accusare di fascismo persone come la Meloni, una che il fascismo non l’ha vissuto in alcuna maniera e ha solo sfiorato il Movimento Sociale. Quello di “fascista” ormai è un insulto gratuito, proferito senza sapere di cosa si parli da chi spesso è invece il primo e l’unico a usare metodi fascisti. Si sta rasentando il ridicolo, tant’è che gli elettori pare stiano dando ragione alla Meloni. Anche l’Msi, peraltro, con i suoi quarant’anni di storia, era il terzo partito d’Italia. Non dimentichiamocelo. Così come non dovremmo dimenticarci delle nostre radici e dei nostri padri, e men che meno vergognarcene. Invece mi pare che in questo un po’ la nuova destra pecchi”.
Alcuni vedono ancora Almirante come un padre un po’ scomodo. Come risponde?
“Giorgio Almirante è stato un politico apprezzato anche dai leader di estrema sinistra, purtroppo soprattutto dopo la sua morte. Tutti sono venuti alla sua camera ardente, tutti gli hanno reso omaggio, anche per restituire la cortesia fatta nei confronti di Berlinguer, un atto di coraggio e di pacificazione nazionale. Quello che si dimentica spesso di Almirante è che lui sin dai primi anni di politica attiva in Parlamento dopo la guerra ha sempre parlato di pacificazione nazionale, non ha mai cercato di fare una contrapposizione tra destra e sinistra. Sono stati gli altri che non hanno raccolto questo suo appello”.
Tuttora non mancano però polemiche sull’intitolazione di vie in ricordo di suo padre.
“Sì, e Roma è l’esempio più lampante. Dipende dall’ottusità politica di chi ci troviamo davanti, c’è poco da fare. Almirante è stato riconosciuto come leader rispettato da tutti e al contrario di molti altri politici italiani non è mai stato coinvolto in faccende di tangenti, corruzione o altro. È stata una figura pulita e non è stato mai trovato con una lira in tasca. Non capisco perché, visto che tanta gente lo ha rispettato e tanta gente lo ha amato, non gli si possa dedicare per esempio una via a Roma come ce ne sono già in un centinaio di altre città. Ci si stava riuscendo per la verità, quelli di Fdi avevano fatto la proposta, con una mozione votata addirittura anche dai consiglieri 5 Stelle, ma poi la Raggi si è opposta. Raggi che d’altra parte purtroppo per la città ha dimostrato di avere pecche anche più gravi. Meglio stendere un velo pietoso”.
Considerando che vengono vandalizzate pure le statue di Montanelli e di D’Annunzio, la “temperie culturale” non pare favorevole, non crede?
“Ritengo che chi fa questo genere di dimostrazioni sia un povero cretino, che sia di sinistra o di destra. Peraltro imbrattare un monumento una targa non serve a niente, se non a far spendere soldi alla pubblica amministrazione per risistemare il tutto. Chiunque faccia cose del genere è solo un poveretto senza arte né parte”.
Meloni pare aspirare alla guida del centrodestra e quindi del Paese. Come vede la cosa?
“L’accordo nel centrodestra è sempre stato che il capo del partito che prende più voti diventa automaticamente il leader della coalizione. È una questione matematica, non c’è da ragionarci sopra: prima il leader era Berlusconi perché prendeva più voti, poi è diventato Salvini per lo stesso motivo, se alle prossime elezione Fdi divenisse il primo partito del centrodestra, il capo della coalizione e quindi il candidato premier sarebbe la Meloni. Non c’è da discutere: è giusto che chi ha più consenso guidi la coalizione”.
Una leader di destra donna. Che effetto le fa?
“A me non fa nessun effetto. Io non credo nel femminismo, non credo nelle quote rosa. È giusto che le donne, che ormai hanno raggiunto una buona dose di autonomia rispetto agli uomini, abbiano quello che riescono a meritarsi. Se una donna dimostra di avere più capacità degli altri, è giusto che sia lei la leader, ma non deve valere al contrario: non si possono imporre figure di donne solo per questioni di rivendicazione di genere. Uomini e donne sono sullo stesso piano e hanno le stesse possibilità: chi ha più capacità emerge, gli altri rimangono indietro. In questo caso la Meloni ha avuto l’intuizione di fondare il partito e ha avuto più capacità rispetto agli uomini del partito: si è guadagnata il ruolo sul campo ed è giusto che sia così”.
Che dire di Salvini e delle trasformazioni sue e della Lega?
“Anche lui si è adeguato all’oggi. Avendo ambizioni a livello nazionale non poteva che mettere da parte i convincimenti di indipendenza del Nord. Sicuramente nell’ultimo periodo ha avuto delle défaillance, anche se più di carattere di immagine che politiche, però credo che si possano perdonare: nella politica italiana ci sono state cose molto molto più gravi. Ha fatto degli errori ma mi pare che stia tenendo abbastanza bene. Peraltro la Lega al momento parrebbe ancora il primo partito, anche se i sondaggi, considerando che poi non ci sono elezioni in vista, lasciano un po’ il tempo che trovano”.
Oggi Almirante in quale partito militerebbe?
“Sicuramente non avrebbe mai abbandonato l’Msi, la sua creatura, però essendo una persona di grande sensibilità politica avrebbe adeguato il suo pensiero alle esigenze odierne del popolo italiano. Del resto l’Msi è stato un partito importantissimo, che è riuscito a frenare le frange dell’estrema destra, e, per quanto all’opposizione, è rimasto ininterrottamente in Parlamento per oltre quarant’anni. Magari sarebbe comunque alleato di altri partiti del centrodestra, ma senza l’Msi non ci sarebbero stati per esempio né Fini né la Meloni, che hanno beneficiato del lavoro incessante del Movimento Sociale Italiano, che ha preparato il terreno e ha cresciuto questi giovani. L’Msi è stato un padre per molti dei politici odierni, e anche per moltissimi giornalisti che hanno mosso i primi passi all’interno del Secolo d’Italia”.
Visto che ha nominato Fini, cosa pensa della sua parabola, finita non benissimo?
“Fini era una persona in gamba che ha meritato di divenire segretario del partito succedendo ad Almirante, anche perché l’idea di Almirante era proprio quella di scegliere un giovane che per motivi anagrafici non avesse alcun legame con il fascismo. Poi purtroppo credo che il problema di Fini sia stato quello di montarsi un po’ la testa: una volta arrivato a essere ministro e vicepresidente del Consiglio credo abbia perso un po’ la cognizione della realtà e questo, assieme a cattivi consiglieri che l’hanno portato sulla cattiva strada, l’ha fatto finire politicamente male. Mi pare però che, poveraccio, stia pagando duramente le scelte sbagliate che ha fatto. Ora non ha più un ruolo ed è uscito dalle grazie del popolo di destra. La responsabilità maggiore di Fini, a parte casa di Montecarlo e varie vicende, è stata quella di aver distrutto una comunità umana. Il Movimento Sociale, nel bene e nel male, era una famiglia: c’era un grossissimo dibattito interno, c’erano congressi in cui volavano le sedie, però era un partito che nel momento della difficoltà si compattava e si univa. Almirante lo pretendeva, non voleva correnti: c’era uno spirito cameratesco nel senso migliore del termine che poi si è dissolto, è questa è stata una grande responsabilità di Fini”.
Come possibile erede di Almirante, dunque, rimane qualcuno?
“No, Almirante era unico e irripetibile. Ci sono stati grandi leader anche dall’altra parte, come Berlinguer, come Spadolini a livello culturale, come Moro, anche perché il Parlamento di una volta era tutt’altra cosa rispetto a oggi in quanto a valore dei suoi membri. Però Almirante era un personaggio eccezionale dal punto di vista delle doti oratorie, della sensibilità politica e dei rapporti con la gente. Doti che non rivedo in nessuno a parte forse Salvini, ma solo per quel che riguarda la capacità di stare in mezzo alla gente senza risparmiarsi. Almirante fece comizi in tutti i paesi di Italia, anche nei più piccoli, una forza che riconosco anche a Salvini, ma dal punto di vista di caratura politica e culturale ovviamente non c’è paragone. Mio padre stesso, pur avendo indicato Fini come successore, diceva di non essere un monarca e quindi di non poter avere eredi politici”.
Cosa le manca di più di suo padre?
“A livello personale mi manca soprattutto la sua presenza, anche se oramai sono passati così tanti anni e il tempo lenisce il dolore. Un grande aiuto arriva dalla possibilità di ricordarlo agli altri, e di poterlo ricordare con orgoglio”.
Cosa manca invece di Almirante alla politica di oggi? Quali sue doti non vede più adeguatamente rappresentate?
“A parte la qualità politica, l’intuizione e il livello culturale, una cosa che lui aveva e di cui ora si sente molto la mancanza è sicuramente l’eleganza. Almirante era in condizioni di poter dire qualsiasi cosa a un avversario politico, ma sempre con garbo, con determinazione ma con cortesia. Oggi invece come niente si cade nella volgarità, non ci sono più il rispetto e l’eleganza che Almirante aveva nei confronti di tutto e tutti”.
Basta la parola: Berlusconi?
“Gli faccio tutti gli auguri perché possa superare questo momento difficile dal punto di vista della salute. Dal punto di vista politico invece purtroppo Forza Italia è sempre stata legata al suo nome e nel momento in cui Berlusconi ha tirato un po’ i remi in barca ha cominciato a crollare tutto quanto. Da partito leader della coalizione si trovano ora a essere il fanalino di coda”.
Che ne pensa del dibattito sul politicamente corretto e sulla libertà di espressione, che ora un po’ paradossalmente sembra divenuta una battaglia della destra?
“Non mi stupisce che da destra ci si faccia carico di questi temi: il Movimento Sociale ha sempre praticato e chiesto la libertà di parola, chiaramente con equilibrio e nel rispetto della moralità. Io sono per la libertà di espressione come lo è sempre stato Almirante. Credo che ci sia un filo conduttore da seguire e credo che spesso quando si parli di omofobia, razzismo e altro si esageri: il popolo italiano non è né è mai stato un popolo omofobo o razzista, c’è solo qualche cretino che come in tutte le cose eccede. D’altro canto mi sembra un eccesso per esempio anche il gay pride, con manifestazioni di volgarità che non vedo come possano essere utili alla causa”.
Contraria dunque al ddl Zan?
“Da un lato mi parrebbe di difficile interpretazione e applicazione, aprendo a beghe legali per provare a stabilire cosa sia omofobia o meno. Inoltre mi pare che il rischio sia quello di ghettizzare determinate categorie, oltre che di introdurre differenze tra le persone davanti alla legge, aspetto che aprirebbe peraltro a usi strumentali e distorti dell’autoidentificazione come gay o come persona di genere diverso da quello biologico. Le leggi devono essere severe ma uguali per tutti. Lo stesso vale per l’educazione: se si educa un bambino al rispetto, il bambino rispetterà tutti, etero, gay, trans che siano”.
Quali sono i suoi intellettuali di riferimento?
"Sempre molto apprezzabili Marcello Veneziani e Pietrangelo Buttafuoco, ma anche Nicola Porro. Persone piacevoli da ascoltare, guardare e leggere. Nel mondo di destra mi pare poi che ci sia un buon livello giornalistico, con i vari Alessandro Sallusti e Pietro Senaldi: si potrà non condividere tutto, ma sono persone che secondo me vale la pena ascoltare.
Che ne pensa della vicenda degli ex Br?
“Sicuramente ci si è mossi troppo tardi, a ridosso della prescrizione se non oltre. Per tutto parte dal comportamento della Francia, che ha ospitato persone che hanno fatto quello che hanno fatto: un comportamento non giustificabile che ha impedito all’Italia di lottare contro il terrorismo. Adesso ci viene dato questo contentino che ai fini pratici rischia di non portare comunque a nulla. Andava fatto molto, molto tempo prima”.
Come vede la partita per la presidenza della Repubblica?
“È sempre difficile capire come andrà. Probabilmente la sinistra sperava in un rinnovo di Mattarella. I numeri parlamentari nonostante tutto permetterebbero a Pd e 5 Stelle di essere determinanti, però la presenza di Draghi come mediatore potrebbe consentire di evitare strappi. Ci potrebbe essere una convergenza sullo stesso Draghi o su un’altra figura che sia espressione di questa mediazione. Anche se di solito quando si fanno dei nomi regolarmente si bruciano, per questo non mi sento di farne”.
Che dire di ciò che avviene politicamente fuori dall’Italia?
“In generale mi pare che in quasi tutta Europa ci sia uno spostamento verso destra. Il che è un dato significativo e – conclude de’ Medici Almirante – dal mio punto di vista non può che essere una cosa positiva”.