Esistono marchi la cui storia secolare consente loro di rivolgersi al mercato con un approccio che potremmo definire quasi olistico. Prendete MICHELIN, ad esempio. L’inizio della sua attività risale addirittura a metà dell’Ottocento, con la creazione di pneumatici per biciclette, carrozze e automobili. I decenni che ci separano da quegli inizi, tuttavia, hanno consentito al marchio francese di espandere la sua attività fino al punto di rappresentare, oggi, un vero e proprio trait d’union nel mondo della mobilità in generale. È per avere una testimonianza di come ciò si traduca nello sviluppo di prodotti ed esperienze assai diverse tra di loro che siamo andati in Franciacorta per una notte, tra cene “stellate”, ecosostenibilità e le emozioni che solo la pista è in grado di regalare. Ecco cosa abbiamo scoperto.
Partiamo dal fondo, o per meglio dire dal basso. Ok le gomme, ok le performance, ok la guida, ma come può MICHELIN essere parte della nostra quotidianità anche quando per spostarci, ad esempio, non usiamo altro se non i nostri piedi? Forse non tutti sanno che all’interno dell’azienda francese esiste uno specifico dipartimento deputato alla ricerca, sviluppo e distribuzione di… suole. Suole per scarpe, scarponi da sci, prodotti più o meno tecnici, tutti pensati con l’obiettivo di fornire ovviamente le migliori performance, ma con una particolare attenzione anche al possibile impatto che ognuna di esse può avere sull’ambiente. Un obiettivo che fa parte di quella strategia aziendale presentata lo scorso anno e definita come “All Sustainable”, che mira a raggiungere la neutralità di carbonio entro il 2050. Per farlo, entro il 2030, l’intero Gruppo MICHELIN ridurrà le emissioni di CO2 dei propri stabilimenti del 50%, rispetto al 2010, e porterà il contenuto di materie prime sostenibili, in tutti i suoi prodotti, al 40%, per raggiungere il 100%, appunto, entro il 2050.
Un’attenzione all’ambiente che non poteva non trovare una espressione anche nella celeberrima Guida MICHELIN. In linea con l’impegno del Gruppo, infatti, nel corso del 2020 ha fatto il suo debutto la “stella verde”, assegnata ai ristoranti che promuovono una cucina più sostenibile attraverso azioni concrete, come la produzione “in house” delle materie prime, o il ricorso a produttori locali, ma anche l’attuazione di politiche di riduzione degli sprechi, o il miglioramento della gestione dei rifiuti e la minimizzazione dell’utilizzo di risorse energetiche. Ad essere tenuta in considerazione è, insomma, la più generale attenzione all’impatto che la struttura produce sull’ambiente, ma anche possibili “esternalità positive” come programmi di formazione per giovani orientati alla cucina sostenibile. Ad oggi sono 30 i ristoranti con stella verde all’interno della Guida MICHELIN Italia 2022, in attesa di scoprire le novità della prossima edizione, che verrà svelata il prossimo 8 novembre in Franciacorta, Destination Partner di MICHELIN fino al prossimo 2024. Una partnership volta a valorizzare una delle eccellenze del nostro territorio: un luogo apprezzato dai viaggiatori a caccia di emozionanti divagazioni paesaggistiche, culturali, enogastronomiche e… pistaiole.
Mai come nel corso di questa esperienza avevamo, infatti, avuto l’opportunità di realizzare come questa zona del nostro Paese sia in grado di unire al meglio, alcune delle cose per cui, per noi di MOW, vale effettivamente la pena di vivere: cibo, vino e motori (non ce ne vogliano i paesaggi e l’offerta culturale, anch’essi eccellenti). A farcelo capire, nel corso della serata, ci ha pensato innanzitutto Enrico Cerea, chef addirittura tristellato del ristorante Da Vittorio, con sede a Brusaporto, in provincia di Bergamo (tecnicamente non in Franciacorta, ok, è vero, ma comunque a pochi chilometri di distanza). Inutile dire come l’opportunità di gustare una piccola porzione del suo menu sia di per sé un’esperienza sufficiente a comprendere quanto e quale valore, anche e soprattutto culturale, sia in grado di esprimere un’attività come la sua. Un viaggio nei sapori, come spesso si dice, capace realmente di emozionare, al pari di quanto è possibile fare, pur se in maniera del tutto diversa, alla guida di auto come la varietà di modelli Porsche che sono disponibili, all’interno del Porsche Experience Center di Franciacorta.
È qui che abbiamo avuto l’occasione di saggiare le doti di prodotti come le nuove MICHELIN Pilot Sport 5, l’inedito pneumatico sportivo per uso stradale, dedicato ad auto sportive e berline ad alte prestazioni come i modelli della gamma full electric di Porsche, o le performance eccezionali di un altro prodotto ormai indissolubilmente legato alla storia del marchio di Stoccarda. Ci riferiamo naturalmente ai Pilot Sport Cup 2 montati dalla 992 GT3 che abbiamo avuto la fortuna di guidare tra i cordoli di Franciacorta: un prodotto sviluppato a quattro mani con Porsche, ultimo tassello di un’evoluzione che li colloca senza ombra di dubbio in cima alle preferenze degli utenti che desiderano alternare l’utilizzo della propria vettura tra strada e pista.
Un viaggio, insomma, che ci ha permesso di toccare con mano molte delle declinazioni in cui l’universo MICHELIN è in grado di esprimersi e che testimonia una volta in più, qualora ce ne fosse bisogno, quanta e quale importanza abbiano i valori e il DNA di un’azienda per il suo presente e soprattutto per il suo futuro.