La musica non è una tradizione di famiglia, ma l’estro sì e lei, Clara Rossi da Tavullia, ha trovato la sua strada lontano dai cordoli, dentro le sale d’incisione e sognando il palcoscenico. Arrivando proprio in questi mesi a pubblicare il primo singolo, tra grandi gioie e qualche delusione.
Puntando tutto sulla voce invece che sul polso destro e staccandosi, per quanto possibile - ma non certo nei sentimenti e nei rapporti - da una associazione che viene fin troppo facile e che è anche un po’ inevitabile: la sorella di Valentino, figlia di Graziano.
L’abbiamo incontrata qualche giorno fa, provando a non farle troppe domande sul sangue e parlando, invece, di passione: quella per la musica e il canto. Con Clara Rossi e basta, cantante e autrice.
Quand’è che è iniziato tutto?
Mi piace da sempre. Non saprei fissare una data nel tempo, ero piccolissima. Poi, però, quando avevo circa 14 o 15 anni ho iniziato a prendere lezioni e ho avuto abbastanza chiaro che cantare era quello che avrei voluto fare nella mia vita. E poi da lì ho sempre continuato, pian piano ho cominciato a incontrare gente che mi ha aiutato anche ad andare nella direzione dello scrivere canzoni. In verità ho iniziato prima a scrivere che a cantare: ritrovo ancora testi buttati giù quando ero piccolina. Poi s’è trasformato in un provare a scrivere proprio canzoni anche con l’aiuto degli amici, persone che ho conosciuto anche nell’ambiente delle scuole di canto o situazioni del genere.
Il tema degli “amici” a Tavullia è qualcosa che ricorre spesso e che, in qualche modo, è evocativo…
Sì, è vero. Qua ci si conosce tutti, ci si vuole bene davvero. E’ proprio a Tavullia che ho cominciato a far ascoltare qualcosa agli amici e che sette anni fa ho incontrato Luca Cermatori, faceva il cameriere, ma ha studiato produzione. E’ la persona con cui ho lavorato di più, tutt’ora lavoriamo quasi sempre insieme nella scrittura dei brani ed è, insomma, la persona con cui sto portando avanti un progetto. Lavoriamo pezzo per pezzo, piano piano e in maniera analitica per esprimerci, ma anche per capire in che direzione andare: crearci un’identità e poi da lì, prima o poi, provare a incidere un album. Però per il momento noi proviamo a buttare giù idee, scrivere cose insieme, vedere cosa ci piace e quindi, insomma, lasciare che le cose accadano senza l’ossessione delle opportunità da cercare.
Qualcosa, però, ha già visto la luce e sta cominciando a girare. O sbaglio?
No, non sbagli. E’ uscito il primo pezzo di questo nuovo progetto che si chiama “Un anno di inverno”, l’ho scritto con lui, con Luca. Sapeva che io cantavo e mi ha semplicemente detto “Oh proviamo ad incontrarci, registriamo un po’ di roba”. Ovviamente all’inizio cover e canzoni di altri, poi ci siamo trovati bene e ormai sono tanti anni che scriviamo cose insieme. Adesso è uscito il primo pezzo che ho scritto con lui, ne abbiamo altri e pian piano speriamo di poterli tirar fuori. Progetti più ampi ce ne sono, ma li chiamerei più idee in cantiere. Di sicuro continuiamo a scrivere canzoni…
E quali sono state le reazioni del pubblico, o degli addetti ai lavori, dopo l’uscita di “Un anno d’inverno”?
Buone, dai. Non è un pezzo estremamente radiofonico, eppure abbiamo avuto parecchi riscontri positivi e, per fortuna, anche qualche critica. Dico per fortuna perché non può esistere qualcosa che piace a tutti e guai quando è così, significherebbe che non c’è stato vero ascolto o vera valutazione. Comunque sono più i giudizi positivi di quelli negativi per adesso e sono, anzi siamo, molto soddisfatti, anche perché, come ho detto, è una canzone molto particolare. E’ chiaro che i complimenti o i buoni feedback ci fanno piacere, ma ancora di più ci è piaciuto arrivare ad incidere il singolo, crearlo, farlo crescere, pubblicarlo, ricevere opinioni: è gratificante tutto questo. E’ sicuramente un momento molto bello e intenso.
Delusioni, invece?
Qualche tempo fa ho provato le selezioni per Amici, ma non sono andate bene. Ecco, se devo pensare a una delusione penso a quella.
Pensa se avessero saputo. Ora che lo sapranno qualcuno, la De Filippi in primis, potrebbe rimanerci male…
Non lo sapevano, non mi chiedo come sarebbe andata se avessero saputo e va bene così. E’ giusto così: le porte bisogna aprirsele da soli, altrimenti non c’è gusto e il risultato vale di meno o addirittura niente.
Da marchigiano a marchigiana: non temi che Tavullia o le Marche in genere possano essere un po’ strette per chi sogna una carriera nella musica?
La geografia non è mai un limite e qualche altro tavulliese lo ha dimostrato e lo sta dimostrando. Certo è, però, che le opportunità in una grande città sono di più, questo è innegabile, ma per il momento non sento di stare stretta. Se dovesse capitare qualche proposta interessante non avrei problemi a spostarmi. Per ora tutto quello che voglio fare lo posso fare anche qua, collaboriamo con ottimo studio di Fano e con loro abbiamo stretto anche rapporti umani importanti. Non è un lavoro, se lo diventerà e bisognerà uscire dalle Marche vedremo… non sono chiusa. Adesso conta una sola cosa: studiare e mettercela tutta.
Non studi solo “da cantante”?
No no, sto studiando Lingue, ormai in magistrale, a Firenze. Ho seguito il percorso intrapreso a 14 anni, quando mi sono iscritta al Liceo Linguistico. Con Luca Marini eravamo compagni di scuola, un gruppo molto legato e ci siamo veramente divertiti da matti in quegli anni tra Tavullia e Pesaro, dove sta il nostro liceo (ride).
Invece, tornando alla musica, e anche se la domanda è di quelle che ci si aspetta, devo chiedertelo: c’è un artista su tutti che ti ha folgorata, indicandoti anche che la via che volevi seguire era proprio quella?
Ti rispondo Vasco, senza neanche pensarci su. C’ero al Modena Park e quel momento lì è stato folgorante veramente, poi l’ho visto altre tre volte, ma il mega concerto del 2017 è stato qualcosa di indimenticabile. Vado spesso ai concerti, ho visto centinaia di artisti e spero di tornare a farlo appena questa maledetta pandemia ci lascerà un po’ in pace, ma Vasco al Modena Park è stato indescrivibile e credo che resterà in cima alla classifica per tutta la mia vita.
Ero a quel concerto con mia figlia piccolissima, più concentrato ad evitare che la calpestassero che a ascoltare, ma in effetti è stato qualcosa di grandioso, quale è il momento di quella grande celebrazione pagana che ricordi con maggiore emozione?
L’intro di Anima Fragile, Vasco che inizia a cantarla. Ho avuto i brividi, un momento intimo in mezzo a tantissima gente, profondo e emozionante.
Il tema delle emozioni, e pure dell’introspezione, ricorre spesso nelle tue risposte. E’ questo che ti spinge a scrivere canzoni?
E’ un impulso, quindi non lo so. Però un periodo in cui ho scritto tanto, più del solito, è un po’ di anni fa: ero alle superiori e facevo il quarto anno negli Stati Uniti. Sono stata 10 mesi là e quindi le mancanze probabilmente ti stimolano, no? Mi ritrovavo a pensare alle cose di casa, agli affetti, a Tavullia e di conseguenza finivo per scrivere. Arrivata a metà del percorso cominciavo a sentire, ovviamente, un po’ di sofferenza e scrivere mi aiutava: ho la cartella di quell’anno piena di testi, appunti, scritti vari. E’ stato un anno molto… importante. Ho scritto tanto, me lo ricordo.
Graziano ti supporta?
Sempre! Così con quel modo che è tipico di Graziano, ma sempre.
Che babbo è?
Eh… (ride). E’ un babbo strano, bisogna farci l’abitudine (ride ancora). Non perché è il babbo anche di Vale o perché è in qualche modo un personaggio pubblico anche lui. Ma perché è proprio “un personaggio”, cioè è un babbo normalissimo che ti fa sentire un mare di amore e che se serve ce lo ritrovi pure, ma come persona è tutto tranne che normalissimo (risata): ci devi fare l’abitudine al mio babbo. Mia mamma è più “normale”, quindi alla fine si compensano, dai!
Già che siamo sulle parentele: tra poco diventerai zia!
Che spettacolo! E’ una cosa bellissima. Lo sapevo da diverso tempo prima dell’annuncio ufficiale e sin dal primissimo istante ho avuto una certezza: sarà una femminuccia. Il mio istinto c’ha preso, dicevano tutti che sarebbe stato un maschietto. Ma ero certa del contrario, me lo sentivo proprio.
Te lo ha detto direttamente Vale?
Sì, certo. Me lo ha detto Vale e c’era anche la Franci quel giorno. Erano raggianti, sono raggianti! Una bellissima notizia, in un momento che comunque è speciale.
Quindi nel tuo futuro immediato c’è l’abitudine a sentirsi chiamare “zia”, la laurea magistrale da conseguire e poi?
E poi la musica, non potrebbe essere altrimenti. Continuiamo a lavorare e studiare e speriamo di riuscire a ricevere consensi per “Un anno d’inverno” e pubblicare presto anche il prossimo pezzo, oltre a mettere le basi per trasformare questo mare di idee in progetti da portare avanti.