Nato in Sicilia ma nordico fino al midollo, all’anagrafe è Calogero Calà: “un nome che mi ha creato qualche problemino nella Milano anni Cinquanta; a scuola, quando era il momento dell’appello nel cortile, non rispondevo mai presente, altrimenti avrebbero riso tutti. In Un ragazzo e una ragazza non rivelo mai il mio nome a Marina Suma; dopo un bacio mi chiede: “Come cavolo ti chiami?”. “Calogero”. “Scusa”. È una battuta liberatoria”.
A malapena un anno di università ma di fare l’ingegnere o il dottore come voleva suo padre non c’era verso: “Una sera venne Umberto Smaila a casa nostra, mi chiese se avevo voglia di unirmi al gruppo e partire e, invece di rispondergli a voce, gli saltai addosso come un bambino. Ed è iniziata la storia di Jerry Calà”.Tante serate, tante risate ma soprattutto tanti danni: “vivevamo nell’albergo sopra il locale: il pomeriggio scendevamo per le prove e la notte lavoravamo. L’albergo serviva pure alle prostitute. Quando io e Diego (Abatantuono) uscivamo di notte sembravamo i protagonisti di Attenti a quei due”.
Dopo il cabaret arriva il cinema e gli anni 80; l’età d’oro delle commedie all’italiana: “Facevo due o tre film a stagione e vivevo in una Roma fantastica, dove la notte facevi incontri favolosi. Una volta io e Mara Venier, con cui ero fidanzato fummo invitati a casa dai coniugi Pirelli: ma quel giorno si presentarono da loro anche Robert De Niro e Joe Pesci, e così io e lei fummo messi a dormire in salotto. Quando le due star rincasarono nel cuore della notte, Mara li aggredì prendendoli a parolacce in veneto. Tempo dopo De Niro mi venne a trovare al Jackie O’, un locale di Roma, truccato da vecchio e irriconoscibile: stava girando C’era una volta in America". Per amore del cinema disse di no a Berlusconi e ai (tanti) soldi di Berlusconi e forse anche meglio così.
Poi l’incontro con Marco Ferreri per Diari di un vizio: la nostra prima telefonata è stata surreale: mi squilla il cellulare e sento: “Jerry Calà? Sono Ferreri. Come sei da attore drammatico?”. “Bravissimo, maestro”. “Bene, allora girerai con me”. E attaccò. Un’interpretazione che gli valse l’applauso della critica italiana al Festival di Berlino e una stretta di mano da Herzog: “durante la proiezione ero in ultima fila, a un certo punto un signore mi rivolge la parola: “Hai figli?”. “No”. “Mi raccomando, quando li avrai mostragli questo film: ne devi essere orgoglioso”.
Nonostante i suoi 50 anni di carriera e i suoi 70 anni di età (“Minchia ragazzi sono 70”) Jerry Calà sara sempre l’amico scemo (mica tanto) capace di strapparci una risata e a volte anche una lacrimuccia. il 20 luglio torna sul palco per festeggiare il suo compleanno in grande; con un mega spettacolo all’Arena di Verona: “Libidine, doppia libidine…libidine coi fiocchi”.