Emis Killa chiude il ciclo The Garage Stories, le interviste a CUPRA Garage Milano per il MotoFestival, con una lunga diretta in cui racconta la sua passione per i motori: “Quando ero bambino - esordisce il rapper, intervistato da Moreno Pisto e Alberto Capra - volevo fare il meccanico, vicino a dove abitavano i miei nonni c’era un ragazzo che con il padre aveva un’officina abusiva e la cosa mi attirava molto. Quando andavo a trovare i parenti quindi, chiedevo sempre a mia madre di comprarmi la motoretta da cross, lei però niente. Quella roba alla fine me la sono portata dietro, anche perché quando hai 13 anni cominci ad uscire con gli amici e quelli più grandi hanno il motorino. Io ero uno che si leggeva Scooter Magazine e ad un certo punto mio padre mi comprò l’F10, il Malaguti. Anche lui era uno smanettone e gli avevano ritirato la patente, quindi comprò questo F10 dicendomi che a 14 anni me lo avrebbe dato. Io però avevo già iniziato a taroccarlo tutto, così lui andava in giro con questo scooter tutto modificato e faceva molto ridere. Poi da lì c’è stato un susseguirsi di motorini, di scooter di ogni genere, dal Booster a un sacco di Piaggio, Ciao, Califfone… Quando me ne hanno rubato uno non me la sono neanche presa, era il karma dopo tutti quelli che avevo fregato io”.
Con l’arrivo della musica Emis aveva accantonato la passione per i motori, ritrovandola anni dopo fino ad arrivare a correre in pista: “Quando ho fatto i primi spicci con la musica ho deciso di fare prima la patente della moto e poi quella della macchina: ho comprato un’Harley-Davidson, poi un’altra, fin quando ho chiuso una collaborazione con MV Agusta per la quale mi diedero una F3 e lì è nata l’idea della pista. Per andare in giro era troppo, quindi per godermela l’ho portata in circuito grazie a Tony Arbolino e a suo papà, mi hanno invitato a Cremona perché lui era un mio fan e ci scrivevamo su Instagram. Ora sto preparando una gara con Yamaha, però voglio essere competitivo e serve allenarsi, non voglio correre per arrivare dietro. Ma Nicolò Bulega, un altro amico, mi ha detto che per andare forte in moto devi andarci spesso: ha ragione, l'allenamento - anche nel rap - è fondamentale”.
Per emergere nella musica, spiega il rapper, occorre soprattutto determinazione: “Ci vuole la voglia, serve solo quello. Io mi incazzo di brutto con i ragazzi perché dicono ‘Io non ho i soldi, non ho i mezzi, serve qualcuno che mi promuova'. A loro rispondo che io sono partito da una casetta in mezzo ai campi quando questa roba non esisteva: non c’erano Youtube o Spotify, non c’era il producer e, ciò nonostante, sono riuscito a farmi una carriera perché prendevo i mezzi tutti i giorni, mi facevo un’ora e mezza per venire a Milano con quei quattro disperati che come me facevano le gare e giravamo tutta l’Italia in treno, senza soldi. Come possono loro, che hanno tutto a portata di mano e che con un pezzo che spacca diventano virali, dirmi che non hanno i mezzi?”.
Crescendo è cambiato anche il suo modo di approcciarsi alle canzoni: “Ad oggi cerco di essere più coerente, sento anche la responsabilità che prima non sentivo anche perché ora ho un grande pubblico. Gli argomenti? Non è vero che bisogna trovare sempre qualcosa di diverso di cui parlare. Quando inizi a fare musica hai un sacco di cose che non hai mai detto e quindi sei colorato, ad un certo punto però io, Emis Killa, mi rendo conto che ho gli amici di prima, vivo dove vivevo prima, il mio stile di vita è diverso però non sono passato da questo a fare surf in Austalia. Cambia solo, essendo cresciuto, il modo in cui parlo. Io credo che quando ascolti un’artista, tra i suoi primi lavori e gli ultimi, lo spirito che trasmette è lo stesso. I primi lavori dei Club Dogo inizialmente erano più hip-hop nei contenuti, poi sono cresciuti ma hanno continuato a parlare di strada. È quello che ci accomuna tutti".
Per Emis inoltre, l’autoreferenzialità è uno degli aspetti più forti del rap: “Se io ascolto qualcuno lo scopro attraverso la sua musica. Il rap è didascalico. Anche perché il rapper di solito non ha grandi noti canore, si punta tutto sulla scrittura. Il fatto che tutti siano autoreferenziali fa sì che ci sia grande differenziazione nel mondo hip-hop”.
Cosa ne pensa di Fedez e di una sua eventuale candidatura in politica? “Io non sono un suo fan, siamo amici da una vita e ho grande rispetto per la sua carriera da imprenditore, ma non posso definirmi un fan della sua musica e del suo modo di far marketing”.
Emis farebbe anche il giudice ad X Factor, però non andrebbe mai a Sanremo come concorrente: “Tutti gli anni mi fanno questa domanda. Quando accendo la tv e guardo Sanremo penso che sia un vecchiume incredibile. A presentarlo invece ci andrei. Non andrei a cantare perché penso che non sia il mio e non spiccherei. Cioè, non verrei neanche capito. Quando venne Eminem gli italiani lo presero in giro, figurati se vado io. Lì sono rimasti indietro secondo me, ma non puoi cambiare il pubblico che lo guarda solo perché vado io. Una volta in realtà sono stato vicino ad andarci: era il 2017, avevo pronto questo singolo 'Fuoco e Benzina' - che poi è andato davvero bene - e la mia vecchia etichetta mi faceva pressioni. Allora ho detto 'Vado, porto il pezzo a patto che non mi tocchino niente'. Dopo due giorni mi dicono che la parte dei pacchi sotto al motorino non andava bene. Allora non ci sono andato, era una semplice storia di strada. Poi c’è stata l’edizione in cui Achille Lauro ha portato Rolls Royce, che per me era la cosa più figa di quell’anno, e il fatto che non sia arrivato nemmeno tra i primi tre è abbastanza sintomatico. Alla fine ha vinto Mahmood e sono stato contentissimo, però ripeto: Lauro non è arrivato nemmeno sul podio”.
Per quanto riguarda i Maneskin invece: “Finalmente c’è una cosa italiana che funziona. È una cosa a livello mondiale e competitiva. Loro sono veramente bravi. Damiano è carismatico. Abbiamo anche suonato insieme ad un evento. Bravissimi ragazzi".
Tornando ai motori, Emis Killa racconta anche il suo punto di vista sul ritiro di Valentino Rossi: “Quando andavo in bicicletta facevo finta di essere lui. Da piccolo ero fan della Ducati: un giorno avevo pitturato una moto e ci avevo attaccato sopra anche un adesivo. Mi è dispiaciuto che Vale si sia ritirato anche se io, come tanti altri, era da un po’ che dicevo che che era arrivato il momento. Se sei un campione così anche se non vinci più non devi comunque dimostrare nulla. Eppure, quando si è ritirato, mi è venuto il magone perché mi sono sentito vecchio. Quando andavo a vedere le gare al Mugello era bello perché c’era lui: le gare, l’ambiente, il pubblico, tutto si “valentinizzava”. Adesso non sarà più così.”
Nella sua previsione sulla MotoGP 2022 spicca un nome su tutti: “Marquez, se non replica Quartararo il mondiale lo vince Marquez. Mi sta simpatico nonostante mi abbia bloccato su Instagram, è successo quando si è rotto il braccio: aveva messo una foto di lui che guardava una gara da casa, e io avevo risposto con una faccina che ride. Non per prenderlo in giro però, solo per il contesto, mi faceva ridere che anche lui la stava guardando da casa come me. Avrà visto che su Instagram ero seguito da tutti i piloti italiani e avrà pensato che fosse una presa in giro. Così mi ha bloccato senza mai sbloccarmi, io però sono un suo fan: se sei appassionato di moto non puoi non amarlo, è un genio in quello che fa. La prossima volta che lo incontro gli dò un coppino sul casco: e sbloccami!”
Per rivedere l'intervista ad Emis Killa basta andare sul sito del MotoFestival o sulla pagina Instagram di MOW.