Evergrande sta studiando di salvarsi buttandosi nel settore delle auto elettriche. Non sarà facile, però, visti i 305 miliardi di dollari di debiti che ha finora accumulato. Ma in qualche modo dovrà trovare una soluzione, anche perché le autorità cinesi hanno invitato – che si può tradurre “hanno imposto” – al fondatore Xu Jiayin di pagare con i suoi soldi gli interessi sulle obbligazioni, che sono una parte del debito. Si sta provando di tutto, insomma, per evitare il fallimento che rappresenterebbe un grave danno di immagine per il governo. Il patrimonio personale di Xu Jiayin (noto anche con il nome in cantonese di Hui Ka yan) era valutato in 42 miliardi di dollari nel 2017. Poi la crisi, con il crollo in Borsa (meno 80% nel 2021), che comunque gli permetterebbe di disporre ancora di circa 7,8 miliardi di dollari, secondo quanto ha riportato Bloomberg Billionaires Index. Per uscire dall’impasse, il fondatore ha annunciato a sorpresa di voler investire sui veicoli a nuova energia (NEV), in una sfida che non sarà semplice dato che Evergrande deve ancora consegnare un singolo veicolo, malgrado il guanto di sfida lanciato a competitor come Tesla.
Per questo è stata presa in considerazione la vendita di quote di controllate, tra cui Evergrande NEV, l’unità attività nel settore elettrico, i cui titoli sono ancora in calo di oltre il 90% rispetto al picco di febbraio alla Borsa di Hong Kong. Tutto ciò, a dispetto del balzo dell’11% di ieri sulla spinta della novità strategiche riportate dal Securities Times, il quotidiano finanziario del gruppo che fa capo al Quotidiano del Popolo, la voce del Partito comunista cinese. Appena il mese scorso, Evergrande NEV aveva avvertito di una “grave carenza di fondi”, aggiungendo che non vi era alcuna garanzia di poter soddisfare gli obblighi finanziari. La prima auto elettrica dell’azienda, “Hengchi”, sarà quindi consegnata dalla fabbrica di Tianjin all’inizio del prossimo anno, secondo una nota dell’11 ottobre sul sito web del gruppo. Secondo il Securities Times, Evergrande non acquisterà alcun terreno nei prossimi 10 anni, ha dichiarato Hui in una riunione interna. Anche perché l’obiettivo di vendite annuali di immobili scenderanno a circa 200 miliardi di yuan (31 miliardi di dollari) in 10 anni dai 700 miliardi di yuan del 2020. Nel frattempo, Evergrande ha detto che la costruzione di oltre 40 progetti nella provincia del Guangdong sta procedendo senza intoppi e che le case saranno consegnate. Lo sviluppatore ha evitato di un soffio il default la scorsa settimana, pagando venerdì la cedola da 83,5 milioni di dollari non onorata il 23 settembre, alla vigilia della scadenza del 30 giorni di tolleranza prima dell’insolvenza. I titoli Evergrande, intanto, hanno chiuso a -0,76% a Hong Kong, malgrado i buoni guadagni iniziali all’indomani dell’annuncio della ripresa dei lavori in cantieri a Shenzhen e in altre 5 città cinesi per garantire il completamento e la consegna di oltre una decina di progetti immobiliari principali. Il gruppo, tuttavia, non è ancora fuori pericolo, in quanto si profilano altre cedole vicine alla conclusione del periodo di tolleranza: una da 45,2 milioni scadrà il 29 ottobre e un’altra da 14,25 milioni il giorno seguente. Il percorso di ripresa, tutto accidentato, è solo agli inizi.