Flavio Briatore e la Formula 1 sono come Ginger Rogers e Fred Aistare. Sul muretto ha ballato per oltre diciotto anni collezionando sette titoli iridati tra campionato piloti e costruttori. Partito nella (allora) piccola scuderia di casa Benetton, ha toccato le stelle con la Renault anche grazie al suo innegabile acume nello scovare quei talenti sconosciuti diventati poi storia. Intervistato sulle pagine di Libero, il “Self made man” ha parlato di presente e futuro delle monoposto senza tralasciare quel passato che l’ha reso grande.
La partenza del Mondiale in Bahrain vede come favorito il solito Lewis Hamilton con il solo Max Verstappen a poter dar fastidio al campione britannico. Le Ferrari, secondo Flavio Briatore, viste le prestazioni dello scorso anno ed il regolamento rimasto sostanzialmente invariato lotteranno nel best of the rest con Alpha Tauri, Alpine e McLaren: “Verstappen è coraggioso, il più spettacolare. C’è da attendersi le stesse prestazioni, la Mercedes è la più forte, la Red Bull è forte. Dietro poi ci sarà Stroll perché guida una Aston Martin che praticamente è una Mercedes, anche se non ho capito perché hanno preso Vettel”.
Le sorprese, almeno sulla carta, sono dunque rinviate al prossimo anno, quando Stefano Domenicali, nuovo Ceo della F1, ha annunciato che ci saranno “macchine rivoluzionarie”. Un’affermazione che ha trovato il consenso di Briatore. L’ex team principal di Benetton e Renault ha più volte sottolineato come i Gp dovranno essere trasformati in un evento che non sia soltanto una gara di macchine. “La Formula 1 deve interagire con i giovani, è sempre tutto troppo lungo. Ho sempre proposto di fare due gare in una, dove si corre la metà dei giri e si inverte i primi quattro arrivati al traguardo per gara -2. Le partenze sono quelle che attirano di più”. Idee rivoluzionarie, progetti a lungo termine, Flavio Briatore ci ha sempre visto più lungo degli altri. Come quella volta che vide qualcosa in quel ventiduenne Michael Schumacher che mentì al sig. Jordan pur di gareggiare a Spa: “Soltanto il nome stesso era da campione, ha costretto gli altri ad essere alla sua altezza, ad essere atleti. Luciano Benetton mi disse ‘Questo Schumacher è parente del portiere della Germania?’, vincerà il Mondiale gli dissi. Mi sbagliai, ne vincemmo due”.
Lo stesso feeling ci fu poi con Fernando Alonso, tornato su una monoposto dopo due anni di disintossicazione dove comunque, ha corso su quattro ruote da protagonista rischiando di vincere la 500 miglia di Indianapolis. “Nando lo feci debuttare con la Minardi e Giancarlo venne subito da me: ‘Questo vincerà il titolo’ – ha continuato Flavio Briatore – Guardate cosa fa Hamilton e cosa fa Bottas. Ci sono i piloti coi soldi, i piloti bravi, quelli bravissimi e una percentuale minima di fenomeni. Ne ho visti quattro, Senna, Prost, Schumacher e Alonso, e gestiti due”.
Talento e fame di vittoria. Ecco su cosa la Ferrari punterà quest’anno con Charles Leclerc e Carlos Sainz. Ma saranno facili da gestire? Briatore è convinto di sì. “Hanno un potenziale enorme, ma la linea che divide il grande pilota dal campione è sottile. Certo quest’anno anche loro faticheranno se la Ferrari non ha trovato qualcosa per migliorarsi”. Quello che dice Flavio Briatore sulla Formula 1 dovrebbe essere inciso a mano su una stele. Flavio Briatore è carisma, personalità, palle quadrate. E come i suoi talenti cresciuti e accolti nell’Olimpo dei motori, di team manager così ne nasceranno pochi.