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Francesco Giubilei:
“Proteste di destra? Macché,
la gente vuole lavorare nel rispetto della salute”

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

7 aprile 2021

La mancanza di lavoro, di soldi per arrivare alla fine del mese e di aiuti da governo. Queste le ragioni che portano tanta gente a manifestare, secondo l'editore e giornalista che non ci sta a veder etichettati certi fenomeni che esprimono il disagio del Paese con categorie politiche o superficialità

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

Sono giorni di manifestazioni in varie zone d’Italia, da ieri con il blocco dell’Autostrada a Caserta passando per il caos creatosi a Milano, fino agli scontri con la polizia a Roma e oggi i banchi chiusi in Piazza Vittorio a Torino. A organizzarle le categorie economiche che hanno patito più di altre le chiusure imposte dai Dpcm anti-Covid. Ma è certamente quello che è accaduto a Montecitorio ad aver lasciato il segno, con uno strascico di polemiche e rivendicazioni fortissime.

Etichettando i manifestanti come “di destra” e accusandoli di aver cercato lo scontro – attraverso i gruppi politici che li hanno sostenuti – forse però si sono perse di vista le ragioni che hanno portato a una così grande partecipazione. Per cercare di analizzare meglio questo nuovo movimento, abbiamo chiesto il parere di Francesco Giubilei, una delle voci più interessanti del conservatorismo italiano, che ci ha spiegato perché è sbagliato semplificare certi fenomeni.  

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Francesco, innanzitutto che manifestazione hai visto ieri?

Partiamo dal presupposto che quando avvengono manifestazioni di questo genere è importante andare più a fondo senza limitarsi ad analisi superficiali. In particolare, in questo momento storico. Derubricare la manifestazione di ieri a Roma come una protesta di un gruppo di facinorosi di destra è sbagliato. C’è un malessere e un disagio in una parte consistente del paese, non solo di quelli che hanno manifestato ieri, che riguarda i ceti produttivi e le categorie più duramente colpite dalla pandemia che non si può sottovalutare. Chiedono di poter lavorare, cioè applicare un diritto su cui si basa la nostra Costituzione.

Come è possibile nonostante le restrizioni?

Se non permetti alla gente di lavorare è normale che ci sia malessere. Chiaramente il diritto al lavoro non deve essere antitetico al diritto alla salute. Il discorso è complesso, ma bisogna farli coincidere. Ma quando si sfocia nella violenza, questo è sbagliato e non dovrebbe mai avvenire.

Ma è stata una manifestazione di destra?

In questo caso, non la definirei una manifestazione di destra. Il disagio è trasversale, va oltre le categorie politiche. Ho ricevuto io stesso decine di messaggi di persone che conosco e si definiscono di sinistra, però condividono gran parte delle analisi e delle battaglie che stiamo facendo perché si sentono rappresentati dalla necessità di cambiare le cose. Nel momento in cui un commerciante non può aprire, ma si vede il mezzo pubblico pieno di persone in cui non vengono rispettate le norme, a prescindere dalla destra o la sinistra sente di subire una ingiustizia. Non solo non li fanno lavorare, ma neanche li aiutiamo perché i ristori sono stati irrisori.

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Francesco Giubilei

E allora come ti spieghi questa etichetta “di destra”?

Da parte di alcuni commentatori e analisti c’è la voglia di cercare di attaccare certe manifestazioni dicendo che sono di destra, per cui interessate solo a creare scontri e disordini, però mi pare un modo sbagliato di analizzare le cose che non tiene conto del paese reale.

Però è spuntato persino “lo sciamano di Montecitorio” abbigliato come Jake Angeli, il complottista statunitense che aveva partecipato lo scorso gennaio all’assalto al Campidoglio.

È normale che in una manifestazione si trovino anche personaggi macchiettistici, però il rischio è che si prende la sua immagine e si pensi che rappresenta tutti gli altri. Anche da questo punto di vista è un tentativo di derubricare un malcontento reale come qualcosa di folkloristico. profondamente sbagliato, perché ci sono centinaia di migliaia di persone in difficoltà che non manifestano ma fanno fatica ad arrivare alla fine del mese perché non lavorano.

L’unico politico di rilievo presente ieri era Vittorio Sgarbi, in corsa per diventare sindaco di Roma. Pensi che cavalcando quel malcontento abbia guadagnato voti in vista delle elezioni?

Vittorio Sgarbi è un politico sui generis. La sua forza è di essere trasversale, quindi in grado di attrarre consensi dalla politica tradizionale e da altri mondi. Però finché non emerge nel centrodestra un candidato è normale che lui, essendo già in corsa, giustamente sfrutti questi momenti per la sua corsa al Campidoglio. Bisogna vedere quale sarà la decisione del centrodestra, ma credo sarà difficile appoggerà Sgarbi. Si è parlato di Guido Bertolaso, staremo a vedere. Ma è chiaro che Sgarbi fa Sgarbi, sennò non sarebbe lui, ma da tempo porta avanti questi temi e ha il merito di porre all’attenzione su problemi reali, cioè delle categorie che non vengono ascoltate.

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