Giancarlo Magalli lascia i Fatti Vostri dopo 30 anni (21 dei quali di fila) e merita di essere celebrato perché in Italia probabilmente è rimasto l’ultimo grande polemista vivente. Il re dei dissing, quando ancora il rap e la trap erano generi in là da venire. Nonostante spesso abbia condotto programmi rassicuranti, le classiche trasmissioni per famiglie in fasce orarie dove è difficile sperimentare, cercare di essere controcorrente o almeno anticonformisti, lui è sempre riuscito a far filtrare fra uno stacco e l’altro, tra la fine di un collegamento e il lancio di una pubblicità o nel bel mezzo di una testimonianza strappalacrime le sue famose battute al fulmicotone. Indirizzate a tutti: dai competitor ai colleghi in studio e verso sé stesso. Nessuna pietà.
«Occorre distinguere il politicamente corretto dal ridicolo» ha dichiarato in varie interviste. E ha ragione. Lui ci è riuscito finora, a prescindere da questa sua propensione allo sberleffo, a rimanere in video ininterrottamente in Rai (la casa del politicamente corretto) per un tempo ragguardevole. E allora andiamo a ricordare le migliori polemiche che sono esplose dopo le sue proverbiali battute.
La summa di tutti gli scazzi che è riuscito a scatenare è quella con Adriana Volpe, proprio ai Fatti Vostri. Mentre parlava del tema della terza età, il conduttore ha fatto notare simpaticamente come la soglia si sia ormai spostata oltre i 75 anni, sottolineando il fatto che lui ne era ancora esente. Ma la Volpe, ingenuamente, lo ha stuzzicato dicendo che lui a luglio ne avrebbe compiuti 70 e così è arrivata la bordata: «E pigliatela in saccoccia, tié! Te e quelli che non dicono l’età che c’hai te, strega!». E pensare che Mauro Corona per un «gallina» rivolto a Bianca Berlinguer è stato estromesso a vita dalla Rai. In più, Magalli rincarò la dose specificando l’età della collega (44 anni) seguito da un «ma sei proprio una rompi***le!». Scorrettissimo. Irresistibile.
O come quella volta che si divertì a trollare Paolo Fox (e con lui l’azienda per cui lavora) quando al termine del collegamento, prima di congedarlo, lo invitò a tornare in studio ma, alla risposta dell’astrologo che gli ricordò le stringenti misure anti-Covid che gli impedivano di essere presente, lo frizzò così: «Ma guardi, in Rai entrano certi imbecilli...No, dico, entrano molte persone!». E via di stacchetto musicale lanciato dal regista Michele Guardì per diluire il gelo creatosi in studio.
Ma Magalli nel tempo ha regalato vere e proprie perle di “cattivismo” spaziando su svariati personaggi e argomenti. Fedele al suo motto che ha ripetuto più volte «se il pettegolezzo non è offensivo e non è infondato, è cronaca» si è divertito a dissare chiunque. Come l’allora collega Gianfranco Funari, con il quale era in competizione sugli ascolti, che apostrofò in questo modo: «Deve capire che il vero nemico non sono io. È la grammatica italiana». O quando spiegò la passione di Boncompagni per le ragazze molto più giovani di lui: «Gianni se incontra una donna che gli dice: “Ho trent'anni e non mi sento realizzata” si butta dalla finestra. Lui ha bisogno di compagne che gli dicano: “Porca miseria, domani mi interrogano sulle capitali e non le so”. E lui le dice: “Dai, ripassiamole insieme”». Per non parlare dell’impietoso giudizio su Nanni Moretti, regista pluricelebrato dalla intellighenzia: «Moretti non riesco a sopportarlo, né fisicamente, né intellettualmente. Non mi piace il suo modo di parlare, la sua faccia, il suo capoccione lunghissimo. È supponente. Come D'Alema. Ogni volta che parlano hanno l'aria di quelli che ti fanno un piacere: “Parlo con te anche se sei uno stronzo”».
Per non dimenticare frasi cult che per l’arguzia unita all’ironia discendono direttamente per nobiltà di fattura da maestri del genere come Leo Longanesi o Ennio Flaiano. Come per esempio quando commentò: «Alcuni uomini in mutande sono ridicoli. Togliendosele, peggiorano», che fa il paio con una autoironia altrettanto feroce: «Se non fossi simpatico, sarei ancora vergine!». Consapevole, poi, di navigare sempre più in acque melmose, non mancò di sentenziare: «Oggi viste le censure, l'articolo 21 della Costituzione sembra un articolo facoltativo» o di punzecchiare gli snob per mestiere: «In Italia chi vuole apparire uomo di cultura deve dire che odia la televisione».
Per questo, sarà difficile trovare qualcuno che vi dica apertamente di essere un suo fan, ma sotto sotto in moltissimi lo stimano e lo vorrebbero, anzi, a ricoprire ruoli ben più importanti. La dimostrazione si è avuta nel 2015 quando risultò il più votato al secondo turno del sondaggio de ilfattoquotidiano.it, con 17mila voti, seguito a 6mila voti di distanza da Stefano Rodotà. Contattato dai giornalisti, invece di scherzarci, prese la consultazione molto sul serio: «Se domattina doveste leggere sui giornali che mi ritiro dal ballottaggio o che regalo i miei voti, non credeteci!» scrisse su Facebook. Per cui, adesso che non è più impegnato a i Fatti Vostri e tra qualche mese scadrà il mandato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non possiamo che augurarci che si torni a parlare di lui come capo dello Stato.
D’altronde, come diceva Leo Longanesi «gli italiani sono buoni a nulla ma capaci di tutto». Giancarlo Magalli più di tutti gli altri.