Gianfranco Fini compie 70 anni e per la prima volta dopo quasi dieci anni si torna a parlare di lui per un ritorno alla politica attiva. L’ex presidente della Camera e leader della destra, prima nel Movimento Sociale, poi in Alleanza Nazionale, infine nel Popolo delle libertà, sembra ormai aver emendato gli errori che gli furono attribuiti in passato, soprattutto da parte di ex amici e sodali. Per il suo compleanno, il 3 gennaio, non ci sono stati auguri istituzionali, ma tanti piccoli segnali arrivati da esponenti politici che, in un modo o nell’altro, sembrano ancora vedere in Fini un riferimento di una destra “progressista”, rispetto al flusso “sovranista” dominante conteso oggi da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Fra chi ha deciso di celebrarlo, ci sono Gianfranco Rotondi, di Forza Italia: “Auguri a Gianfranco Fini per i suoi settant’anni, tutti a servizio del Paese e delle istituzioni”. Ma anche qualcuno da sinistra, segno che le posizioni laiciste e il ripudio del fascismo hanno lasciato il segno in modo trasversale. In questo caso è stata l’attivista Lgbt ed ex deputata Paola Concia a ricordarlo: “Gli voglio fare tanti auguri, con questa, quando accompagnai la delegazione di gay e lesbiche medagliati di ritorno dagli Eurogames. La mia medaglia ce l’ha ancora lui” ma “una legge contro l’omotransfobia non c’è ancora” ha precisato. Il più attivo, non solo per gli auguri di compleanno ma pare proprio per costruire un suo ritorno alla politica, è invece Francesco Storace. Il vicedirettore de Il Tempo, che è stato anche suo storico portavoce ai tempi di Msi e An, lo ha rimpianto senza tanti giri di parole: “Magari tornasse in campo. Auguri di buon compleanno Gianfranco”.
Un ritorno che ha un unico ostacolo, quello giudiziario. I giudici del tribunale di Roma, recentemente, hanno infatti deciso di respingere la richiesta di stralcio avanzata dal legale di Gianfranco Fini. La difesa voleva accorciare i tempi del processo per riciclaggio (partito nel 2018) che ruota attorno alla casa di Montecarlo e che vede fra gli imputati l’ex presidente della Camera, la sua compagna Elisabetta Tulliani, il suocero Sergio, il cognato Giancarlo e l’imprenditore Francesco Corallo. Fini, con questa mossa, voleva accelerare i tempi per poter tornare attivamente a occuparsi di politica, come ha confermato il suo avvocato Michele Sarno: “Questo è uno dei pochi casi in cui la difesa vuole accorciare i tempi senza beneficiare dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato”. Ma è solo questione di tempo, neanche poi tanto contando quanto è stato lungo l’esilio dell’ex delfino di Giorgio Almirante.
La sua carriera è stata lunga, visto che cominciò giovanissimo a farsi largo tra le file della destra, e anche ricca di soddisfazioni. Deputato dal 1983 al 2013, presidente della Camera dal 2008 al 2013, segretario nazionale del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano, poi presidente di Alleanza Nazionale fondato con la “svolta” di Fiuggi, sciolse AN nel 2008 per fondare il Popolo della Libertà con Silvio Berlusconi. Nei governi Berlusconi ha ricoperto l’incarico di vicepresidente del Consiglio dei ministri e di ministro degli Esteri. Dal 13 febbraio 2011 all’8 maggio 2013, dopo l’abbandono del Pdl e il litigio con Berlusconi, divenne presidente del partito politico Futuro e Libertà. A seguito dell’insuccesso alle elezioni politiche italiane del 2013, che comporta anche la sua esclusione dal parlamento nel quale, fino ad allora, aveva rivestito il ruolo di presidente della Camera, rassegna le dimissioni da presidente del partito e lascia, in sostanza, la politica attiva.
Come abbiamo visto, però, questo è un periodo ideale per rispolverare vecchie nostalgie. Lo segnala anche il quotidiano Libero, che ha ricordato come “l’inizio di questo 2022 è all’insegna del grande revival politico. Si rivede Massimo D’Alema (che in realtà non se n’era mai andato), pronto a turbare i sogni di Enrico Letta. Torna la sempreverde “ipotesi Amato”, come riserva della (Prima) Repubblica. E per l’ennesima – si è perso il conto – discesa in campo, Silvio Berlusconi stavolta ha in serbo l’obiettivo più alto e prestigioso, in tutti i sensi: il Colle”.
Il nome di Gianfranco Fini, rispetto al passato, continua a dividere più a destra che in generale. In molti non gli perdonano il tradimento politico nei confronti dell’ultimo governo di centrodestra e quello rispetto al suo mondo di provenienza, con le ambizioni personali che nell’esperienza di Futuro e Libertà sembravano aver preso il posto degli interessi dell’area che fino ad allora lo aveva portato in alto. Siamo comunque in Italia, dove la memoria è corta e, soprattutto in politica, si fa presto a tornare sui propri passi e a riabbracciare antiche convinzioni. Come ha dimostrato Francesco Storace. E come dimostra la politica che sembra aspettarci per il post Mario Draghi.