Grazie ai bonus che rimborsano fino al 60% della spesa, l’acquisto di biciclette ha registrato una vera impennata nel 2020, certificata dalla stessa Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori (Ancma), per un aumento che va ben oltre il 50% rispetto al 2019. Crescono gli acquisti e ne cresce di conseguenza l’utilizzo; ma al processo va aggiunto purtroppo anche un terzo step: crescono i furti.
500mila nel 2020, contro i 320mila del 2019. Un incremento solo in parte fisiologico, ovvero spiegabile con l’inferenza più biciclette= più furti di biciclette. Di fatto l’equazione si fa più elaborata, perché la pandemia (unita alle notevoli agevolazioni economiche nelle spese) ha spinto appassionati e neofiti a puntare su bici sempre più sofisticate e costose e su sessioni di pedalate sempre più studiate, impegnative e soprattutto condivise. Il tutto ha creato un nuovo micro-business criminale, impegnato a tenere d’occhio le biciclette di maggior valore e i loro proprietari tracciandoli tramite app, specie quelle nate per connettere appassionati dei pedali e permettergli di scambiarsi percorsi e performance.
A certificarlo è il carattere sempre meno casuale dei furti: ci allontaniamo dai ladri di biciclette ritratti dal senso comune, impegnati a rompere catene che legano malamente una mountain bike a caso a un palo della luce, e fuggire col favore delle tenebre. Cresce ora la percentuale di furti direttamente nei garage, spesso individuati come punti di partenza dei percorsi condivisi dai ciclisti sui social. Chi lo fa non ruba certo per riutilizzare il mezzo o per rivenderne i singoli pezzi: si tratta di bici da migliaia di euro, materiali ricercati e accessori sempre più sofisticati. Appena qualche settimana fa ha scatenato sorrisi amari la notizia del furto di una costosa bici da corsa a Roma, poi “ritrovata” appena poche ore dopo dal proprietario su un sito di aste russo.
Molta meno casualità insomma, quella del ladro che si fa ghiotto di fronte a un’occasione. E soprattutto social network cruciali nel processo di tracciamento del mezzo, che spesso corrisponde allo start del percorso condiviso dal ciclista. Tanto che il Corriere della Sera – che proprio sul cartaceo odierno evidenzia l’attività social dei criminali – invita esplicitamente a “pedalare per pedalare”, non per mostrare agli altri di averlo fatto.