Mario Draghi non è iscritto ad alcun social: niente Facebook, niente Twitter o Instagram, niente Whatsapp e neppure Clubhouse. Qualcuno si è detto: può un capo di Stato moderno essere così distante dal paese reale? Possiamo affidare il nostro destino a un uomo privo della conoscenza di un elemento così centrale nella quotidianità di miliardi di persone, di un complesso di strumenti così determinante per la formazione dell’opinione pubblica? È, forse, Draghi, l’ennesimo dolente erudito che si vanta di non avere la televisione, salvo poi non comprendere perché la gente voti Berlusconi (oggi Salvini)? La risposta è no, Draghi non è un uomo fuori dal tempo. Al contrario, Draghi è il futuro. Anzi, il futuro è dei Draghi.
Salinger, Kubrick, Banksy, Daft Punk, Mina: nessuno di loro si è fatto vedere, nessuno di loro si è lasciato fotografare
Nell’ormai lontano 2016, Paolo Sorrentino provava ad immaginare l’insediamento in Vaticano di un Papa rivoluzionario, con il suo The Young Pope. Lenny Belardo, questo il suo nome, dopo le prime ore di pontificato, metteva in estrema difficoltà il suo entourage, imponendo una nuova strategia comunicativa: nessuno avrebbe mai dovuto vederlo in volto. In uno scambio di battute tra il Papa, interpretato da Jude Law, e l’attrice Cécile de France, nelle vesti della responsabile della comunicazione per la Santa Sede, Sorrentino fa pronunciare un breve elenco al suo pontefice, circa le figure culturalmente più rilevanti degli ultimi anni: Salinger, lo scrittore; Kubrick, il regista; Banksy, l’artista contemporaneo; Daft Punk, il gruppo di musica elettronica; Mina, la cantante italiana. Cosa lega tutte queste figure? “Nessuno di loro si fa vedere. Nessuno di loro si lascia fotografare”. “Ma lei è un Capo di Stato!” viene obbiettato. “Sì, di uno stato talmente piccolo che non ha nemmeno uno sbocco sul mare e che per riuscire a sopravvivere ha bisogno che la sua guida si renda irraggiungibile come una rock star. Il Vaticano sopravvive grazie alle iperboli, quindi noi dobbiamo generare un’iperbole. Ma questa volta, rovesciata”. Sorrentino, in altre parole, in tempi non sospetti e con la tipica, spiccata, sensibilità di chi passa la vita a osservare il mondo, intuisce l’imminente avvento di una rivoluzione nei nostri costumi: la fine dei social network, così come li abbiamo conosciuti fino ad ora.
Nati fondamentalmente per scopare, i social sono diventati piattaforme su cui condividere, prima, vendere, poi, vendersi, infine. Hanno permesso la nascita degli influencer e questi, a loro volta, hanno creato l’illusione che tutti avrebbero potuto facilmente arricchirsi, se solo fossero stati capaci di mostrare la parte migliore di sé - o se fossero stati in grado di convincere gli altri che ce ne fosse una. Un processo di saturazione del mercato che ha perso di vista un elemento fondamentale: per influenzare gli altri, per meritare l’attenzione di qualcuno, è necessario essere diversi da tutto ciò che ci circonda. Ecco perché Bottega Veneta ha deciso di chiudere tutti i suoi account ed ecco perché, nelle ultime ore, Seth Godin, uno dei più grandi esperti di marketing al mondo, si spinge a dire, a Il Sole 24 Ore, che: “Il futuro degli influencer appartiene già al passato. Perché nella maggior parte dei casi, coloro che vengono definiti influencer non lo sono affatto. Piuttosto sono hacker egoriferiti, legati alle pubbliche relazioni, e per giunta spesso scarsamente remunerati. D’altronde, raccontarsi sui social media è una corsa che non porta alcun vantaggio, perché nel lungo periodo non genera né attenzione, né fiducia. […] i leader sono esploratori: scoprono volontariamente cosa c’è dopo. […] L’obiettivo non è adattarsi al contesto, bensì fare la differenza. Quindi essere controcorrente”.
Ecco perché Bottega Veneta ha chiuso tutti i suoi account, ecco perché Seth Godin dice: il futuro degli influencer appartiene già al passato
Ma è proprio la pretesa mancanza di specificità, l’assenza di competenze (parola oggi abusatissima), ad aver contraddistinto, nell’ultimo decennio, quella che potremmo definire come la “cultura dei social” (uccidetemi). È la convinzione che Chiara Ferragni non si sia arricchita per un innato intuito imprenditoriale, ma per aver soltanto avuto fortuna, per aver fatto qualcosa di così (apparentemente) banale che chiunque potrebbe ripeterlo. È la certezza che il comando non debba essere affidato ai più preparati, in qualsiasi ambito, perché la preparazione, in realtà, non esiste. Non esiste la scienza, non esiste il Covid, non esiste il merito, esiste solo la massa. La massa ha assoggettato al suo volere la leadership politica, prona sull’esigenza di assecondare i sondaggi, l’informazione, che segue i Trends di Google invece di dettarli, e sta tentando di farlo, oggi, perfino con la finanza. Quello che è successo con Gamestop, nelle ultime settimane, è esattamente questo: il tentativo di influenzare il mercato non in virtù di specifiche competenze o sulla base di valutazioni derivanti da una dettagliata conoscenza degli strumenti che si stanno utilizzando, ma assecondando dei “trending topic” generati da un gruppo Reddit.
Ecco, la buona notizia, ciò di cui Draghi è una pioneristica testimonianza, è che tutto questo è finito o sta per finire. Quelli che la finanza la fanno sul serio, hanno cominciato a utilizzare quegli stessi gruppi presenti su Reddit, per orientare il mercato secondo le proprie di esigenze. I canali all-news che hanno fatto della lotta a Trump il loro maggiore ambito di operatività, hanno visto un crollo verticale della loro audience. La politica senza visione è stata sconfitta dall’emergenza. Il più influente degli influencer, in Italia, ha giurato ieri e non ha mai visto una storia di Fedez. Dio è morto, il populismo è morto e anche i social network non si sentono tanto bene.