Viva la fr*gna! Questo doveva strillare Vanity Fair sulla cover con Vanessa Incontrada nuda che oggi potretre trovare in tutta Italia. E invece niente, campeggia su quel bel verde dello sfondo, quasi a rovinarlo, un retorico: "nessuno mi può giudicare (nemmeno tu)".
Diciamo subito una cosa, questa cover è forse la più bella della storia di Vanity Fair Italia e di tutta l’editoria nostrana del 2020. E il merito non è del fotografo (che ha comunque un gran talento) o della direzione del giornale, il merito è della Incontrada che è DIVINA. Naturale, molle, morbida, piena, gorda, appetitosa, “vera”. Sembra la moglie del vicino di casa a cui allunghi l’occhio quando sale le scale, la barista che ti sorride mentre ti versa il cappuccino, sembra qualcosa di reale, di tangibile. Sembra la vita che ti fischietta in faccia felice.
Per colpa dei giornali, della moda, dei media (tra cui Vanity), per anni ci siamo assuefatti al canone estetico di femmine sghembe, allampanate come lucci, tipe dalle anche scricchiolanti. Ma un uomo quando immagina una donna da abbracciare, sente quasi a livello tattile il bisogno di toccare la materia. Lombi, adipe, cosce, mammelle, tutto deve essere bello pieno come un croissant alla crema.
Crea diffidenza il virgolettato in copertina con la voce di Vanessa, che recita: "Questa cover è il momento più alto degli ultimi anni: un punto d’arrivo che vede il mio corpo diventare un messaggio per tutte le donne (e anche gli uomini). È ora di affrontare una nuova bellezza".
Nuova bellezza? Ma se ormai da anni le curve sono (grazie al cielo) sdoganate.
Girano sul web anche dei video con un messaggio strappalacrime della Incontrada che difende il diritto di essere se stessa. Troppa morale, troppa. Ma lei è una showgirl e può dire ciò che vuole, tuttavia per il magazine non era più facile dire la verità? Come in Boris, quando il regista Ferretti va a chiedere soldi a una produzione per un film su Machiavelli. La risposta che riceve è un no, motivato da un gran principio: manca la fregna! Il cda della casa di produzione si mette a battere le mani sul tavolo al ritmo cantilenante di fre-gna, fre-gna, fre-gna!
Nel cimitero che rappresentano le edicole, in questa landa desolata di poche copie vendute, nel totale disinteresse di ogni classe sociale a quello che accade nelle pagine dei settimanali e dei mensili, qualcuno deve aver avuto la brillante percezione della mancanza di fregna “vera”.
Giù dieci anni fa, nel luglio 2011, il Vogue della geniale Carla Sozzani, metteva in copertina uno splendido servizio scattato da Steven Meisel dal titolo: “Belle Vere”. Una ventina di pagine di donne chubby, sovrappeso, oversize, ma gorgeous, abbondanti, eccitanti. L’editoria mondana in coma ci è arrivata due lustri dopo ed è costretta a usare il cliché del “siamo tutti uguali” per sdoganare un desiderio inconscio, quello della carne che chiama la carne. Ecco che c’è tutto un pippone sul body shaming, sul difendere quel che si è, che forse sciupa quel capolavoro di copertina.
La verità di fondo è un altra. Prendiamo la Incontrada.
Tutti la conosciamo per essere una simpatica e talentuosa showgirl e attrice spagnola. È sempre stata carina, sorridente, di bella presenza, forse un po’ anonima. Lo è stata fino al momento della gravidanza, dalla quale è riemersa cambiata, con qualche chilo in più. Il pubblico televisivo, avvezzo solo alle siliconate con la taglia 36 si scagliò contro di lei sui social vomitandole addosso le peggio cattiverie. Immagino che lei ci sia stata malissimo e davvero esprimo il mio odio verso ognuno di quei commenti. Immagino pure che, nei giorni dopo, la Incontrada si sia trovata di fronte a un bivio: rifarsi completamente e piallarsi la faccia come quasi tutte le donne della tv o sparire.
Avrebbe potuto scegliere cliniche dimagranti, liposuzioni, interventi di botox, ma sarebbe diventata al pari di quelle facce da volpe imbalsamata che ormai vediamo ovunque. A che serve rifarsi tutta, se si somiglia a un gatto alieno? Non è meglio sembrare la Incontrada e assomigliare alla panettiera? Tutta la vita la seconda opzione.
I media possono imbellettarla quanto gli pare, ma il body shaming nella vita vera quasi non esiste più. Tutti noi maschi seguiamo modelle oversize su Instagram con centinaia di migliaia di follower, ci piacciono i culi in stile Kardashan e tra le categorie più cliccate di PornHub troviamo: 4°) MILF; 11°) culi grossi; 17°) tette grosse. Ecco la testimonianza che al maschio etero la Incontrada piace. Nessuno se ne frega del body shaming, ma ci sta pure che domani, come per miracolo, qualcuno uscirà di casa per comprare una copia di Vanity Fair, compiendo un gesto che non faceva da anni, per poi staccare la cover e appenderla in ufficio, o nell’armadietto del garage. Eccolo, il miracolo. E nessuno lo potrà giudicare! (cit).
La foto in apertura è una delle tre conenute nel servizio visibile su vanityfair.it.