Una volta le star posavano nude per cause animaliste. Lo fanno ancora, certo, ma da qualche anno ci sono due tendenze che viaggiano, paradossalmente, a braccetto: la body positivity e il body shaming. Ebbene sì, il movimento che incoraggia la bellezza e l’accettazione del corpo in tutte le sue forme (taglie, colori e dimensioni) corre parallelo, in un confuso rapporto di causa-effetto, con la ferocia tipica del web di criticare e insultare ciò che non piace. Si parla di corpo appunto, spesso e volentieri di quello femminile, che non appena si discosta dai canoni estetici di moda (ovvero, le top model più belle e richieste nei vari decenni), può diventare un modello di body positivity o oggetto di body shaming, o entrambe le cose.
Poche settimane dopo la modella Gucci, il nuovo caso, quello che da ieri popola i social e la rete tutta, rilanciando anche i vari hashtag specifici (#bodypositivity, #haters, etc) porta il nome di Vanessa Incontrada.
Il fatto è questo: da qualche anno, ogni volta che la showgirl appare in televisione – ormai piuttosto raramente come conduttrice, più spesso è attrice di fiction e film – per presentare qualche programma, diviene un bersaglio vivente per tutti gli haters (si scrive «odiatori», spesso si legge «rosiconi») che decidono di spendere parte delle loro evidentemente poco impegnate giornate a criticare, sui social e in ogni dove virtuale, l’aspetto fisico della Incontrada, colpevole di non essere più la ragazzina longilinea di vent’anni fa. "Grassona", "balena" sono alcuni degli insulti che si leggono all’indirizzo di Vanessa. La quale, dopo anni in cui ha risposto alle critiche a suon di sorrisi – e che sorrisi, diciamolo – adesso posa nuda sulla copertina di Vanity Fair nel numero in edicola dal 30 settembre, con un servizio intitolato "Nessuno mi può giudicare", proponendosi come testimonial di body positivity: "È il punto d’arrivo che vede il mio corpo diventare un messaggio per tutte le donne (e per tutti gli uomini): dobbiamo tutti affrontare, capire e celebrare una nuova bellezza".
Bella, bellissima Vanessa Incontrada, oggi come ieri. Vestita o nuda, che importa
Eppure, qualcosa non torna, in tutta questa esplosione di positività e accettazione del corpo che ora è più in carne di quando aveva vent’anni, per non parlare della frequenza di post sui vari social, dove tutti osannano la bellezza della Incontrada, così "coraggiosa" a spogliarsi per dimostrare quanto è bella “anche se”. In media, sono le donne a scrivere così, mentre gli uomini più attenti ai trend topic del giorno e alle cause politically correct si affrettano a dire che a loro la donna piace così, e che le ossa sono meglio ai cani etc.. Già qui comincia il paradosso, perché la sensazione è che gli stessi pollici che si stanno consumando per omaggiare la bellezza della Incontrada oggi, potrebbero appartenere alle stesse persone che, negli anni, le hanno dato della cicciona, se non a lei, magari ad altre ragazze. Un po’ come ai tempi in cui nessuno diceva di votare Silvio Berlusconi, però poi (stra)vinceva le elezioni. Ma forse i conti non sono destinati a tornare mai, in politica come nella vita, per cui su questo posso chiudere un occhio, mentre a farmeli spalancare è proprio la mentalità che emerge dalla foto di copertina della Incontrada.
La foto in apertura è una delle tre conenute nel servizio visibile su vanityfair.it.
Già, Vanessa è sempre stata una bella vera, di quelle che le vedevi truccate e vestite da battaglia e pensavi "che figa", poi in tuta e struccata e lo stesso "che figa", con buona pace di altre che senza filtri non le riconosci neppure, tutto fumo e poco arrosto. E qui qualche buontempone (di ambo i sessi) potrebbe facilmente dire che di arrosti la Incontrada se ne è mangiati parecchi da allora, del resto lei stessa nell’intervista dice che ora nessuno le dice "quanto sei bona", anche se mi viene da pensare che si tratti solo di una scelta lessicale legata all’età, perché dopo tutti i vari movimenti per i diritti delle donne, ci sta anche che ormai gli uomini abbiano paura a fare i complimenti, e già dire "sei bella" è il limite massimo oltre il quale rischiano di essere accusati di essere dei porci maniaci – perché diciamolo, sono tempi duri pure per loro.
Ma torniamo a Vanessa, bella, sexy, con quelle lentiggini e quel sorriso che farebbe stramazzare chiunque, e il suo corpo, messo lì nudo in copertina, a dimostrazione della "nuova bellezza". Complice certo l’eleganza degli scatti, la Incontrada è stupenda e, anche aguzzando lo sguardo ormai 10/10 dopo l’operazione al laser, non riesco a trovare nemmeno un difetto, un’imperfezione in un corpo che in tanti, etero e non, vorrebbero, in tutti i sensi.
A proposito della foto, ci sono due “però”.
Prima di tutto, la scelta del nudo, come se una donna non possa esistere, se non erotizzata – né lei, né tantomeno la sua bellezza, visto che di questa, e non di anima, si sta parlando. Nulla contro le foto di nudo (genere fotografico di cui sono peraltro fan), ma volendo veicolare un messaggio di body positivity strettamente legato al corpo femminile e alla libertà delle donne su di esso, è strano scegliere per la copertina una foto che punta solo sulla nudità del soggetto e sul fatto che sia particolarmente attraente (scopabile, per esser espliciti). Come se, appunto, la bellezza fosse dimostrabile solo se nuda – e nel caso di una bellezza vera come la Incontrada e come dimostrano le foto interne del servizio, l’erotizzazione del corpo fa a pugni con il messaggio di cui vuol essere portatore la proprietaria del corpo in questione.
Il secondo “però”, infatti, riguarda proprio la qualità della foto che, forse, è un po’ troppo perfetta per essere autentica: tutta ‘sta manfrina e nemmeno un buchino di cellulite, un’ombra di ritenzione idrica? Il sospetto che anche su questo ci sia una certa contraddizione viene, eccome se viene.
La perplessità maggiore, tuttavia, riguarda quella "nuova bellezza" di cui la showgirl si fa simbolo e che viene periodicamente rilanciata. È un concetto che di fatto è la propria antitesi.
Un conto è parlare di "nuova normalità" alludendo alla vita (con mascherine) post lockdown della fase non-so-più-a-che-numero-siamo, un conto è l’assurda necessità di proporre modelli estetici di poco difformi da quelli delle passerelle, spacciandoli per innovativi.
Parlando di corpi umani, già fa sorridere l’idea che qualcosa sia “nuovo”, dal momento che gli esseri umani popolano la Terra da qualche secolo e che, anche solo dall’antica Grecia, ma che dico, anche solo nel Novecento, i canoni estetici sono cambiati e ricambiati varie volte.
Restringendo la prospettiva sul corpo femminile, faccio fatica a pensare che, ancora nel 2020, si debba parlare di nuova bellezza a proposito di una (splendida) donna che così, a occhio, avrà una taglia 44 a dire tanto. Taglia europea, italiana anzi, perché “Paese che vai, sistema di taglie che trovi”.
Più che di nuova bellezza, forse, bisognerebbe piuttosto fare una distinzione tra "bellezza da passerella" e "bellezza da strada", in modo da non togliere nulla alle modelle che col corpo ci lavorano e che debbono essere più o meno della stessa taglia per evitare che gli armadi delle sfilati diventino dei grandi magazzini, ma nemmeno alle ragazze e alle donne che siamo e incontriamo nella vita “normale”, al lavoro, in palestra, al cinema, sull’autobus.
Certo, finché esistono gli haters, i leoni e le leonesse da tastiera, ci sarà bisogno di qualcuno che denunci gli insulti ingiustificati e che, potendo, si proponga come modello ai comuni mortali che subiscono senza ribellarsi, ma sarebbe ancora meglio se il sistema moda – tutto, dall’haute couture ai brand fast fashion – cominciasse seriamente a pensare di ampliare l’intervallo 38 - 46 delle taglie “normali”, introducendo piuttosto la varietà di combinazioni di altezze, misure, forme del corpo delle donne che rappresentano la vera bellezza femminile.