Il suo nome richiama le eroine shakespeariane ma soprattutto il mio dipinto preferito dei Preraffaeliti, l’Ophelia di John Millais. Ofelia Passaponti, attuale Miss Italia in carica, ha 24 anni, non ha Tik Tok e viene da Siena dove ha appena discusso la sua tesi di laurea magistrale in Strategie e Tecniche della Comunicazione con una tesi dal titolo “Il filo d’oro della bellezza”. L’abbiamo incontrata qualche giorno fa per un caffè – virtuale, mentre indossava una maschera per capelli all’olio di ricino e ripassava il suo discorso – per discutere di bellezza e di Gen Z ai tempi dei social, tra ‘pretty privilege’ e nuova consapevolezza della femminilità contemporanea.

Ofelia, è arrivata prima la corona d’alloro o il diadema di Miss Italia nella tua vita?
Il concorso per me è arrivato un po’ tardi, a 24 anni, ho voluto assolutamente dedicare i miei anni allo studio perché sapevo che sarebbe stato un percorso importante. Dopo la laurea triennale, quando sono arrivata all’ultimo anno della magistrale mia mamma – che è docente universitaria, biologa e prorettrice dell'Università di Siena – mi ha detto “perché non provi? Ti perdi un'esperienza che poi magari iniziando a lavorare non potrai più rifare, goditela”. Allora mi sono presentata alle selezioni.
Quindi è stata buona la prima diciamo?
Buonissima la prima, un po' la fortuna dei principianti.
Ma per le ragazze della tua generazione, la Gen Z, Miss Italia è ancora un sogno o è più facile e remunerativo fare l’influencer su Tik Tok o Instagram?
Una cosa che ci tengo a dirti è che, secondo me, Miss Italia promuove un ideale di bellezza pulito e naturale, che ho apprezzato tantissimo. Per me è stato ed è un sogno, anche se è stato tolto dalla televisione, è un concorso che apre delle porte enormi sul mondo dello spettacolo. Anche se un po' conferma il concetto di ‘beauty premium’, è un veicolo secondo me sano. La vera differenza tra fare l'influencer e fare Miss Italia è che le ragazze che fanno le influencer si appoggiano ad agenzie che non so quanto effettivamente ti accompagnino tutelandoti, o piuttosto ti danno in pasto all’ultimo trend. Io non ho TikTok, ma l'altro giorno il mio ragazzo mi ha detto che era rimasto sconvolto perché delle ragazze avevano fatto dei video in cui parlavano di femminicidi (ndr. “menomale che il mio fidanzato non mi uccide”) solo per entrare in un trend e aumentare le visualizzazioni perché era appunto in supershare. Per me questa è una follia. Io con Miss Italia mi sono sentita sempre tutelatissima in un mondo, come quello dello spettacolo, che ha tanti punti di luce, ma anche tanti lati oscuri.
Ma tra le ragazze che hai conosciuto alle semifinali e alle finali nazionali, ce n’erano tante con numeri altissimi di follower? Cioè il numero di followers ha costituito un parametro nella scelta (penso alla selezione di alcuni concorrenti dell’ultima edizione di Amici)?
Allora alle regionali sicuramente sì, c’erano ragazze con numeri alti sui social. Io però non frequento Tik Tok e non so dirti. Però Miss Italia è da sempre la bellezza della ragazza della porta accanto. Non lo so, anche perché come dire, i social oggi, e TikTok in particolate, sono un ambiente finto, per dirti quei 50.000 followers che può avere una ragazza che fa il concorso, ma anche chiunque nella vita normale, come fai a sapere se sono reali?

Si è verissimo, e spesso i brand non verificano nemmeno. Tornando alle influencer, cosa ne pensi delle paladine della body positivity, nella tua tesi citi Ashley Graham e Jameela Jamil: sono davvero paladine dell’inclusione, portatrici di un messaggio autentico, o sfruttano semplicemente un’altra categoria di marketing (le curvy)?
La cosa positiva dei social è sicuramente il fatto che si sia data voce a una concezione di bellezza molto più diversificata ed inclusiva. Secondo me la bellezza non è né soggettiva né oggettiva totalmente, c' è sempre un canone – e del concetto di canone potremmo parlare per ore - che viene imposto dalla società, ma che poi viene deciso dalla singola persona. Ma dall' altro lato, ho un po' paura, personalmente, che questa tendenza all’inclusione sfoci in messaggi che invece non sono sempre positivi: la questione della body positivity ha un limite nel momento in cui non sfocia nel rischio di una malattia, dell’ostentare qualcosa che poi sano non è. Ecco forse il problema dei social, secondo me, è che non hanno un confine definito, non sanno quando fermarsi, danno voce a qualcosa che poi rischia di diventare totalizzante, no?
Allora definiamo il concetto di bellezza, che è l’argomento su cui hai incentrati la tua tesi: la affronti dal punto di vista della storia dell’arte, della tradizione estetico filosofica, del marketing. Nel primo capitolo dici che la bellezza è un diritto, in che senso?
Oggi c’è l'idea che la bellezza sia un lusso e la bellezza a cui tutti aspiriamo è forse la vita dei pochi eletti, di chi sta sui social, di chi ha tanti soldi e si può permettere cose esagerate da mostrare. Non credo proprio che sia questo, cioè la bellezza non conosce ricchezza. Per me è il poter osservare il cambiamento della natura nelle sue stagioni, veramente quelle piccole cose quotidiane. Tendiamo sempre un po' a limitarci, a voler avere sempre di più, e questa nostra tendenza all' insoddisfazione, secondo me, a volte opacizza la bellezza di cui tutti potremmo godere.
Quindi, riflettendo sulla nozione di diritto, la bellezza deve essere sempre inclusiva? Però, citando l'atteggiamento del famoso Gerry nel documentario, Miss Italia richiede una necessità estetica da cui non si può prescindere. Tu che idea ti sei fatta a riguardo?
È una questione complessa, la bellezza è una nozione complessa. Nella mia visione in un concorso di bellezza sicuramente arrivi a giocartela con qualità estetiche. Che non si possono negare, non solo nei concorsi, ma anche nella storia dell’arte, pensa alla proporzione aurea, alla nozione di equilibrio. Ma credo che la bellezza abbia bisogno di essere sostenuta da altro, perché se sei bello si aprono tante porte che magari ad altre persone sono negate, ma per mantenere quel ruolo hai bisogno di trasformare le tue capacità in un talento che ti renda diverso da qualcun altro. Per questo io ho sempre pensato che l'ordine delle cose che ho fatto nella mia vita fosse estremamente giusto. Prima di giocarmi un concorso di bellezza ho voluto una formazione accademica. Nelson Mandela ha detto che l'istruzione è l'arma più potente che abbiamo per cambiare il mondo. Non penso a cambiare il mondo, ma di poter cambiare la mia vita in qualsiasi momento sì.
Senti, nella tua tesi parli di “Halo Effect”, un bias cognitivo per cui, che so, giudichiamo intelligente chi si presenta con un bell’aspetto. Oggi si parla molto di “pretty privilege”, cioè il favore accordato a chi è bello in ambienti che dovrebbero essere meritocratici, ma anche in aspetti comuni della vita quotidiana, come la spesa al supermercato. Tu l’hai vissuto sulla tua pelle?
Si è vero, basta leggere i commenti su Reddit, c’è chi racconta che un giorno si presenta con i capelli raccolti (o la maschera in testa, come me durante l’intervista) e il giorno dopo invece va tutto truccato perfettamente e il rapporto che abbiamo con l'altro e con l’esterno cambia radicalmente. Sono tutti più gentili. Io nel mio cerco di sfidare un po’ questo concetto: quando sono in giro con il tour di Miss Italia e ho la possibilità di parlare ai ragazzi, cerco di comunicargli che non è l’aspetto l’unica cosa che conta, ma che chi decidi di essere fa la differenza. In tanti eventi che ho presenziato nell’ultimo anno, le persone quando arrivavo mi dicevano “wow che bella”, ma quando mi salutavano mi dicevano “complimenti, per la tua personalità, il tuo essere così genuina, gentile”.
Ma senti invece la tua esperienza al concorso di Miss Italia come è stata?
Quando ho deciso di fare il concorso sono partita con una valigia con un po' di pregiudizi, ma in generale sui concorsi di bellezza. Pensavo che vincesse solo chi magari era raccomandato, che ci fosse veramente tanta competizione tra le ragazze, ma sarebbe stato ipocrita pensare il contrario. I pregiudizi che avevo sono stati annientati e di questo sono felicissima, a prescindere dalla mia vittoria.

Anche se non va più sulla Rai come un tempo?
Una cosa che ci tengo veramente a dirti, al di là poi di tutti i tentativi di Patrizia di tornare in televisione, è che Miss Italia non è più in televisione ma la televisione è piena di Miss o aspiranti Miss Italia. Nausicaa Marasca, che è l'attuale velina bionda di “Striscia la notizia” non è rientrata nelle finaliste quest'anno ma ha fatto le selezioni con me, ci conosciamo e penso sia incredibile. Anche la velina mora aveva fatto il concorso negli anni passati, le professoresse de “L’eredità” vengono da Miss Italia. È una negazione assurda: rifiuti di mandare in onda il concorso, e poi attingi da quel bacino che sai essere sicuro e verificato.
Senti invece qual è stata la tua esperienza con i famigerati “agenti regionali” raccontati nel docufilm “Miss Italia non deve morire”?
C' è un panorama molto variegato di agenti. Io ho partecipato alle selezioni in Toscana, e devo dire che i miei agenti sono stati eccellenti. Per me era la prima volta ed è stato molto più emozionante: mi dicevo, figurati, ho una laurea, ho sostenuto una discussione di tesi davanti ai professori, che vuoi che sia sfilare davanti ai genitori e alle mie compagne, invece no, non è proprio la stessa cosa. Su quella passerella, a differenza di quello che dice Aurora, la ragazza romana nel docufilm, non devi atteggiarti e fingere di essere qualcun altro, devono invece emergere le tue difficoltà, le tue insicurezze, ti metti a nudo di fronte al giudizio degli altri.
E il giudizio, almeno di certi agenti, non rischiava di essere impietoso?
Gerry Stefanelli, che è stato un personaggio molto controverso che si è visto nel docu-film, è il padre del mio agente regionale. In parte sposo quello che ha detto, perché alla fine, per quanto possiamo essere ipocriti, si tratta di un concorso di bellezza, quindi è vero che le ragazze poi in finale sono tutte belle, ma la vera differenza poi la fa la formazione e la personalità che ognuno di noi possiede. E in questo l’accademia per me è stata un’esperienza bellissima.
Parli di Miss Italia Academy?
Si, il documentario è uscito l'anno scorso e non ha potuto mostrare il cambiamento secondo me abissale. Io, arrivata con una formazione accademica, quest'estate ho frequentato una vera e propria università ma di vita, con dieci docenti, di ambiti diversificati: dalla biologia alla nutrizione, dirigenti di polizia di Stato, abbiamo parlato della violenza contro le donne, ma anche di come costruire il proprio personal branding. Abbiamo trascorso una settimana insieme nelle Marche, con le altre 40 finaliste, facendo gite bellissime; è stato veramente come tornare un po' al liceo, siamo state a Urbino, abbiamo visitato il santuario della Madonna Nera e l’Università di Urbino per parlare di arte contemporanea e moderna.
Senti, ultimissima domanda, qual è la tua Miss Italia preferita di sempre?
Sofia Loren. Lei non ha vinto, è arrivata terza. In questo un po' mi ci rivedo perché non sono mai stata la prima della classe, ho sempre giocato a pallavolo ma mai da titolare e quindi, veramente, Miss Italia è stata la prima volta che ho vinto qualcosa.
Quindi sei pronta per fare l’attrice?
Magari. Adesso sto aspettando gli esiti di un provino televisivo appena fatto, dopo “La Corrida” con Amadeus su Nove, che è stata un’esperienza fortissima, mi piacerebbe proseguire in tv.
