Sottolinea più volte la sua formazione “ingegneristica”, sta ai fatti, ha scritto in un suo libro “datemi qualcosa da riparare e io molto probabilmente ci riuscirò, ma non chiedetemi riflessioni di carattere filosofico sui viaggi nello spazio”. Eppure è proprio da questa formazione “tecnica” che vengono forse le migliori riflessioni su temi quali la “space economy”, la deriva “commerciale” che sta prendendo l’esplorazione astronautica, lo stato di salute del pianeta Terra e persino la risposta – vi anticipiamo, sorprendente - alla domanda: “Ma siamo stati davvero sulla Luna?”. Paolo Nespoli, astronauta Esa, è stato 313 giorni in orbita. Oggi, alle 18,40, su Sky Tg24, sarà ospite della prima puntata della seria Countdown – Dallo Spazio alla Terra, per celebrare la data in cui Yuri Gagarin, nel 1961, compì il primo volo umano nello spazio. Accetta di fare due chiacchiere, ma diverse dal solito.

In un suo libro Lei parla della Terra vista dallo spazio come un pianeta in cui finalmente scompaiono i “confini”, l’unico confine che si vede è la stessa Terra. “Oggi abbiamo questa capacità di andare oltre quelle che sono le nostre capacità fisiche perché abbiamo dei sistemi che ci permettono di estendere la nostra area di influenza, mettiamola così, e addirittura siamo riusciti a andare fuori dal mondo e andando fuori dal mondo è evidente che il nostro raggio di azione, di visione, si amplifica ed è evidente anche che se noi invece continuiamo a pensare a noi stessi come delle entità singole o al massimo come un assembramento di persone delle dimensioni di un paesino, di una città, di una regione, di una nazione, di fatto non ci stiamo rendendo conto che siamo una specie tutta uguale su un pianeta. E se noi andiamo fuori, o quando noi andiamo fuori da questo pianeta, di fatto è vero che mandiamo fuori delle persone che vengono da una certa nazionalità, ma sono rappresentanti della razza umana, e quindi questo ti porta a vedere il mondo, come una volta si diceva, come la nostra culla”. Vorrei soffermarmi sui “nazionalismi”. Dopo la sua risposta, come si dice, la domanda sorge spontanea. Volevo sapere la sua opinione sulla visione dello spazio che ha invece Elon Musk, che mi sembra che abbia delle visioni un po' nazionaliste riguardo al pianeta Terra. “Non so se sono capace di rispondere a una domanda così, che è più una domanda politica che una domanda tecnica”. La riformulo. La teologia, la filosofia, anche la scienza, hanno sempre avuto il sogno di “unificare” la visione del mondo. Quella che un tempo fu la teologia, oggi la fisica teorica. Si ricorda la famosa frase di Heidegger? “Perché c’è l’Essere e non il Nulla?”. Rispondere a questa domanda vuol dire anche liberarsi da quel senso di “vuoto”, di mancanza di senso. Si cerca di capire cosa ci sia stato prima del Big Bang, si studia la materia oscura, e lei ha vissuto dentro questo “mistero” 313 giorni, la vedo come un uomo immerso fisicamente nelle domande della fisica teorica. Elon Musk, invece, mi sembra abbia dello spazio una visione imprenditoriale.

Lei cita spesso, ed è anche una mia passione, la fantascienza degli anni Sessanta. Era una fantascienza “umanistica”. La mia domanda non è “politica”, più letteraria se vogliamo, filosofica, cioè dire: non le sembra che Elon Musk abbia uno spirito di esplorazione spaziale imprenditoriale e non “umanistico”? “Io le posso dire quello che percepisco e quello che capisco, che non necessariamente è corretto perché non ho tutte le informazioni che sarebbero necessarie per poter rispondere a questa domanda appieno. Io parto dal presupposto che secondo me Elon Musk è un individuo che ha delle capacità diverse dalla persona normale, è sicuramente affetto da qualche sindrome particolare per cui lui vede il mondo a modo suo. Lo ha sempre detto: lui vuole finire la propria vita su Marte. Lui ha, secondo me, questa idea un po' particolare, un po' “bislacca”, tra virgolette, di voler morire o finire la propria vita su Marte. Credo che a lui la ricchezza serva per realizzare quello che è un suo sogno. Al momento non c’è una tecnologia che ci permettere di andare su Marte e colonizzarla. Ma a lui, immagino, non interessa tanto la questione finanziaria, credo che lui usi i soldi per inseguire questo suo sogno. Io da un lato vedo Musk come un pazzo esagitato, dall'altro lato, se andiamo a guardare filosoficamente, forse potremmo dire che nella storia le cose nuove impossibili sono state fatte da fatti esagitati. Se le persone “normali”, tra virgolette, queste cose non le fanno, ha senso dare credito a queste persone che potrebbero essere viste da un certo punto di vista come non normali, no? E questa è una domanda filosofica a cui ho difficoltà a rispondere. Sicuramente, se guardo le cose che SpaceX è riuscita a fare, come riuscire a mandare delle navicelle sulla stazione spaziale, costruire dei razzi che possono portare civili nello spazio come se fossero turisti, gli darei un po' di credito e lo guardo, sebbene con un po' di perplessità, con attenzione. Tornando al discorso della razza umana, dove nel libro chiedo scusa al Pianeta, sono anche cosciente del fatto che il Pianeta, la Terra, se ne potrebbe infischiare della razza umana, perché, qualsiasi cosa che noi possiamo fare, potrebbe portare a dei risultati catastrofici. Ma questi risultati sono per noi, non per la Terra. Quello che succederà è che se non stiamo attenti cambieremo le condizioni che ci sono su questo Pianeta e noi non ci potremo più vivere, ma la Terra resterà comunque”.

Nel suo libro c’è un passo in cui lei parla di questa vertigine. Una sorta di vertigine metafisica, ecco, avendo vissuto per molto tempo nello spazio, con una formazione assolutamente ingegneristica, come ha detto lei, scientifica, si percepisce qualcosa stando nello spazio? Si vede il caos o si vede un ordine? Si percepisce, come si diceva una volta, l’armonia delle meccaniche celesti? “Ma io direi che questa è una riflessione a livello personale, perché quando si dice 'si percepisce' vuol dire che tutti percepiscono così. Di fatto posso dire quello che percepisco io. Per quanto mi riguarda, è vero che andando nello spazio allarghi gli orizzonti e capisci, forse, o io ho capito, di non essere al centro dell'universo. E che noi, di questo universo, conosciamo poco. C'è così tanta roba fuori e noi siamo un granellino di sabbia tra tutti i granellini di sabbia di tutto l'universo, e per quanto questo granellino sia importante e grande di fatto è un granellino tra tanti altri. E secondo me questa cosa la si percepisce quando sei nello spazio”. Bene, ora delle domande che, diciamo così, interessano ai lettori. Girano le più svariate teorie complottiste: non siamo stati sulla Luna, i terrapiattisti… “Allora, qui vedo due domande o comunque due punti: le nazioni manipolano l'informazione e non ci danno le informazioni corrette? Una delle domande è questa e l'altra domanda è: perché la gente crede che queste cose stiano succedendo? Sono due domande diverse, allora per quelli che mi chiedono se siamo mai stati sulla Luna, o se abbiamo visto delle forme di vita extraterrestre, io ho una risposta relativamente chiara. Primo, non ho mai visto forme di vita extraterrestre. Secondo: io sono assolutamente convinto che, come razza umana, siamo andati sulla Luna. Però non sono un testimone oculare, quindi non posso affermarlo con certezza. Siamo arrivati al punto in cui è più una questione di convinzione, di religione. Cioè, se uno ti dice: esiste Dio sì o no? E ci sono quelli che dicono di sì e quelli che dicono di no, ma entrambi non possono e non riescono a dare delle prove inconfutabili per sostenere la loro tesi. E sulla Luna è più o meno la stessa cosa. Io, dopo aver lavorato nella Nasa per 25 anni, sono assolutamente sicuro che gli americani siano andati sulla luna. Detto questo, non c'ero in quel momento, non sono un testimone oculare. Posso dire che Gesù ha fatto il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino? Non ero lì. Noi, come razza umana, abbiamo sempre diffidato, abbiamo diffidato di accettare le cose che ci vengono dette e vogliamo sempre andare a cercare di capire a livello personale. Ma forse, questa diffidenza, è anche una delle cose che ci ha fatto diventare la specie predominante su questo mondo, quindi chissà?”.

Mi piacerebbe approfondire questa faccenda della “diffidenza” e il ruolo che ha la diffidenza nella libertà e nella scommessa della conoscenza di fronte a un Dio che non si manifesta. Così le chiedo se, che Lei sappia, esistono operazioni nello spazio “classificate”. “Io posso dire quello che so: le attività spaziali condotte dalle agenzie nazionali come la Nasa, l'Agenzia Spaziale Europea (ASI), l'Agenzia Spaziale Italiana, sono tutte attività completamente aperte perché di fatto sono attività che sono fatte coi soldi del cittadino, e quindi è giusto che il cittadino abbia un ritorno cosciente di come vengono investiti i soldi che vengono usati. Per cui non ci sono restrizioni da questo punto di vista. Diverso è se si parla di attività di carattere commerciale, dove c’è interesse a mantenere il segreto sulle nuove scoperte, perché c’è stato un investimento privato e si punta a un brevetto. La stazione spaziale internazionale, per esempio, sta andando in quella direzione. Si stanno dando delle protezioni ad attività commerciali. Fino ad ora le attività della Nasa e dell'Agenzia Spaziale Europea, come dicevo prima, sono tutte completamente aperte, però vedo in futuro il fatto che si potrà utilizzare lo spazio anche con dei risvolti commerciali, così come ci sono sicuramente dei risvolti militari. Militari vuol dire politica, vuol dire controllo, vuol dire, non sostengo per forza il dover fare la guerra, ma mettersi in posizione di poter rispondere in caso di guerra, e quindi ci sta che parte di queste informazioni siano coperte da segreto e non siano divulgate. Sicuramente le forze militari americane, russe o anche quelle italiane hanno dei sistemi satellitari che non sono raggiungibili da persone comuni. Siamo in un momento storico dove le attività spaziali stanno cambiando, da attività puramente nazionali ad attività di privati, e dovremmo quindi stare attenti a quello che lasciamo fare a questi privati, perché i privati senza regole fanno un po' quello che vogliono”.
