A Milano è iniziato il Fuorisalone e le vie della città sono in fermento. Tanti gli eventi, così come tante sono le novità a essere presentate. Di fronte a noi c’è una Maserati Ghibli rossa, parcheggiata davanti allo showroom milanese della casa del Tridente. Entriamo. Ad accoglierci all’ingresso invece una Gran Cabrio, in bella vista seppur non sia lei la protagonista dell’evento che sta per iniziare. Camminiamo: le pareti grigie sono colorate da modellini in scala colorati, mentre al centro della sala c’è una Grecale one-off, la vera protagonista di giornata, nata grazie alla collaborazione tra Maserati e Giorgetti, celebrata anche dai numerosi oggetti di design presenti proprio nello showroom. “L’essenza del design di Giorgetti incontra l'eccellenza automobilistica di Maserati in una partnership che celebra il savoir-faire italiano e la ricerca dell'innovazione”: sono queste le parole utilizzate per celebrare la collaborazione, illustrata nei minimi dettagli da Livia Chiani, Maserati Fuoriserie CMF Designer. Ci siamo seduti comodi per farci raccontare nel dettaglio cos’accomuna i due brand e tutto il lavoro realizzato per raccontare una storia nuova.

Oltre alla storia, quali sono i valori che legano Maserati a Giorgetti?
“Ci sono tre valori che abbiamo individuato come basi comuni a cui Giorgetti ha fatto riferimento nella creazione della collezione di interior design e Maserati durante la realizzazione della vettura qui esposta. Il primo è l’heritage italiano: siamo entrambi brand italiani che peraltro provengono dalla stessa zona, che è già un buon punto di partenza. Sia Maserati che Giorgetti sono dei brand che amano la “Crafted Engineering”, che fa riferimento all’ingegnerizzazione dei processi senza dimenticare la parte di artigianalità del prodotto. Il terzo punto in comune è quello della raffinatezza dei materiali: entrambi usiamo materiali di primissima qualità. Questo ci ha permesso di avere una base comune e poi di portare dentro l’automobile gli aspetti che da sempre contraddistinguono Giorgetti”.

Perché proprio la Grecale?
“Quando si pensa a Giorgetti si pensa alla casa. Una MC20 avrebbe rappresentato la sportività, una Gran Turismo invece ti porta a immaginare il viaggio. La macchina che più parla di casa, che ha più spazio internamente, è la Grecale. Ci è sembrato logico puntare su questo modello. Abbiamo scelto una Folgore sia per parlare di innovazione, perché è il motore più innovativo che abbiamo, sia per non pensare solo alla potenza del motore, come poteva essere nel caso di un V8. La scelta però ci ha comunque permesso di mantenere le alte prestazioni che da sempre contraddistinguono Maserati”.
Ci sono due elementi che colpiscono subito di questa vettura, la verniciatura e gli interni. Come si è arrivati a sceglierli?
“La cosa più semplice è stata la verniciatura esterna. Ci serviva un colore che fosse uno “statement” chiaro e che parlasse di entrambi i brand. Sapevamo che lavorando con Giorgetti avremmo dovuto realizzare un colore estremamente raffinato: siamo partiti da una base Maserati con un “Mute Blue” e poi abbiamo aggiunto la caratteristica di Giorgetti, facendo si che in molto poco tempo arrivassimo alla definizione di questo colore. Gli interni invece sono stati tutta un’altra storia: Giorgetti ha una quantità infinita di tessuti e trovare quello giusto non è stato facile. L’idea è stata: ‘Qual è uno dei tessuti cardine della loro produzione?’. La scelta è ricaduta su un tessuto a quattro fili, quindi incredibilmente ricco, che potesse parlare di loro. È un tessuto molto tattile e oltretutto loro lo stavano introducendo proprio per la linea Maserati. Questi quattro fili mi ricordano le correnti marine ed è interessante l’aggiunta del tocco di colore perché non è un tessuto monocromatico, bensì un mélange meraviglioso formato da tinte denim, bianco mélange, nero e rame”.

Da designer qual è il dettaglio che colpisce di più di questa vettura?
“Quello che fa impazzire una designer come me sono i “real material”, soprattutto il legno, perché è un ottimo esempio di ciò che si può fare collaborando con un artigiano. Durante la lavorazione delle componenti avevo il terrore che l’artigiano le rompesse, ma lui è stato meraviglioso così come lo è stato il risultato finale”.
Un dettaglio che invece temevate potesse colpire meno?
“È stato più un lavoro di costo-beneficio e non tanto di titubanza. L’imperiale normalmente è una parte che nessuno nota, quindi laserarlo è stato un esercizio interessante. Non ci aspettavamo che sarebbe stato così visibile”.

Maserati e Giorgetti sono due brand molto legati alla tradizione. Come si innova senza dimenticarla?
“Innovare può essere un rischio, una sfida, o può essere un regalo. Nessuno può dimenticare le radici e nessuno può fare un qualcosa di incredibilmente diverso, però si possono anche usare le tecnologie moderne per fare un qualcosa di incredibilmente tradizionale. Basti pensare al legno intarsiato usato per la realizzazione dei battitacco con le scritte “Due icone, una visione” ed “Eleganza senza tempo”. Questa tipologia di legno si realizza partendo da un blocco unico e poi modellandolo a mano. In quest’occasione noi lo abbiamo realizzato grazie a una tecnologia laser: così siamo riesciti ad essere più precisi. È una tecnologia nuova, a dimostrazione di come sperimentare e trovare un nuovo equilibrio possa essere fatto senza perdere di vista le radici del brand”.

Una parola, personalizzazione. Quanto conta oggi per Maserati?
“Per un brand come Maserati Fuoriserie 100%. Quando dialogo con i clienti tento sempre di non imporre il mio punto di vista come Maserati, perché il fine ultimo è sempre prendere l’idea del cliente e “Maseratizzarla”. Non tocchiamo nulla che rimandi alla sicurezza, perché viene prima di qualsiasi altra cosa, ma la personalizzazione è un must di tutto quello che fa parte del panorama luxury che Maserati sta creando”.
Aprirsi a un mondo nuovo è un’opportunità, ma c’è una sfida che la personalizzazione porta con sé?
“Ci sono due tipi di sfide. Il primo è quando ci sono dei clienti che conoscono molto bene il brand. In questo caso sai molto bene cosa fare, ma per me come designer è complesso perché non è possibile fare delle repliche di auto di cento anni fa. Quindi è una sfida reinterpretare la macchina di un tempo in una nuova. L’altro tipo di sfida è quando un cliente ha un’idea molto difficile che non si sposa con l’universo Maserati. Mi è capitato che un cliente mi chiedesse un tipo di lavorazione non italiana. Non possiamo dire di no, e personalmente sono molto contraria, perché non sarebbe corretto nei suoi confronti. La sfida è trovare un modo Maserati per esprimere lo stesso concetto. L’obiettivo è riuscirci, sempre”.
