Annunciata in anteprima da Bloomberg appena due settimane fa, l’ipotesi che il colosso cinese dell'automotive FAW acquisti lo storico costruttore italiano di camion e bus Iveco si è concretizzata rapidamente come un’operazione molto vicina alle fasi conclusive. FAW, dopo aver effettuato già la fase di verifica dei dati di bilancio dell’azienda italiana – che fa capo alla Cnh Industrial e ha come maggiore azionista Exor – sarebbe infatti decisa ad andare fino in fondo, anche se non sono al momento trapelati dettagli riguardo l’offerta formale.
Ma si tratta di dialoghi nei quali potrebbe presto subentrare il governo Draghi. Un’indiscrezione, quest’ultima, arrivata dal Giornale, che cita il cosiddetto “Golden Power”, vale a dire un intervento dell’esecutivo al fine di impedire il passaggio dello storico marchio italiano in mani orientali, o almeno di regolare formule d’intesa che non vadano a pesare sull’economia del Paese. Il motivo formale? Tutela degli assetti proprietari di società inquadrate nei cosiddetti settori strategici.
Si tratta di un’ipotesi niente affatto inverosimile anche considerando che la linea politica italiana, per quel che riguarda la vicenda Iveco, è più che mai unica: da Salvini a Fratelli d’Italia passando per Pd e Italia Viva. La volontà è quella di salvaguardare un chiaro interesse nazionale, e proprio questo sarebbe l’argomento cardine dell’incontro – anticipato sempre dal Giornale – tra il presidente di Exor John Elkann e il premier Mario Draghi. Dall’esecutivo si attendono soprattutto rassicurazioni in merito alla vicenda e all’eventuale peso che potrebbe avere sullo scenario italiano.
FAW, già in procinto di insediarsi in Emilia-Romagna, non acquisirebbe anche l’asset Iveco Defence, fuori dalle trattative, ma potrebbe – e su questo punto potrebbe battere in particolare il governo Draghi – mantenere intatti gli stabilimenti italiani e attivi gli stessi standard produttivi.