Sembra di leggere i dettagli di una puntata di Top Gear, tra imprevisti e assurdità, ma l'ultimo articolo di Jeremy Clarkson pubblicato sul The Sun non ha nulla a che fare con i celebri programmi televisivi di cui l'inglese è stato presentatore.
Quella di Clarkson è la tragicomica cronaca di un viaggio a Porto, organizzato per assistere alla finale di Champions League tra Manchester City e Chelsea e andato un po' diversamente rispetto alle aspettative di tutti i partecipanti: "Lo scorso fine settimana io a dieci amici abbiamo organizzato una gita di un giorno per padri e figli a Porto, per vedere la finale di Champions League, e lo abbiamo fatto con un jet privato che avevamo noleggiato. Ovviamente alcuni di voi leggendo questa cosa ci avranno augurato che andasse tutto storto. E non preoccupatevi: è andato veramente tutto storto".
Il presentatore ha raccontato di un bel viaggio verso Porto e di un lungo pranzo, concluso dopo lunghe bevute che lo hanno reso "piuttosto allegro" prima dell'arrivo allo stadio: "Ero così allegro che mi sono separato dagli altri e mi sono ritrovato circondato da alcuni simpatici tifosi del City che hanno deciso di esprimere la loro simpatia dandomi dei pugni in testa. Ci sono voluti dieci minuti per convincere un poliziotto che era solo scherzo finito un po' male e che non serviva andare alla stazione della polizia. E poi ho dovuto passare altri dieci minuti a guardare un dottore che muoveva il dito davanti alla mia faccia per convincersi che non dovevo andare in ospedale".
Un problema iniziale concluso relativamente in fretta, e dopo novanta minuti completamente dimenticato tra le urla di gioia dei tifosi del Chelsea, Clarkson compreso, che hanno assistito alla vittoria della loro squadra. Il bello però, in questa storia delirante, deve ancora arrivare.
Perché quando il presentatore e i suoi amici, tutti ovviamente ubriachi e urlanti, si sono diretti all'aeroporto per prendere il volo di ritorno che li avrebbe riportati in Inghilterra, hanno trovato una sorpresa di cui avrebbero fatto volentieri a meno: "Si è scoperto dovevamo andare in un hotel perché il nostro aereo era rotto. Quindi siamo tornati in città, abbiamo trovato dieci in un hotel ci siamo diretti direttamente al bar. Che era chiuso a causa del coprifuoco portoghese delle 22:30. Abbiamo scoperto però che potevano fare il servizio in camera quindi abbiamo fatto notare che tecnicamente il bar era una “stanza” e, di conseguenza, potevano portare lì le bibite. Erano d'accordo, ma ormai era tardi ed eravamo entrati nella familiare zona grigia indotta dalla bevanda e dalla felicità dove tutto ciò che vuoi veramente fare è andare a letto".
Problemi finiti, direte voi, e invece no. Clarkson continua il racconto partendo dal risveglio del giorno successivo: "La mattina dopo l'aereo era ancora in panne e tutti i voli di linea per il Regno Unito erano pieni. Quindi non saremmo tornati a casa fino al giorno successivo ma a quel punto sarebbero scaduti i nostri pass Covid di 72 ore".
Situazione risolta con una coda di oltre due ore necessaria per ripetere i test e, dopo ore di attesa (ovviamente in un bar a bere) con la notizia che sarebbe servito ancora tempo per riparare il jet. L'unica cosa da fare a quel punto era affittare un altro jet, maledicendo quel weekend "di lusso" che il presentatore e i suoi amici aspettavano da tempo.
Clarkson chiude l'articolo con la sua ormai celebre ironia, inserendo una fotografia di Noel Gallagher, da sempre grandissimo sostenitore del Manchester City e la didascalia: "Nonostante tutto, mi è andata meglio rispetto a Noel Gallagher".