"Vai tu, Andrea. Dai ad ognuno un biglietto da visita. Mi raccomando, a tutti!". Franco Antonello consegna al figlio un pacchetto di biglietti da visita e Andrea si dirige verso la scalinata della sala conferenze del Deus Cafè di Milano, piena di giornalisti, e fa come ha chiesto papà, consegnando gradino dopo gradino il biglietto da visita dell'associazione I Bambini delle Fate a tutti i presenti. Li consegna dritti, mettendo ben in mostra la sua fotografia accanto a Franco, e se sbaglia - porgendolo girato al contrario - lo riprende subito dalle mani del giornalista e lo gira nel verso giusto.
Se qualcuno non alza la testa per accettare il biglietto, distratto dal cellulare o da una conversazione, Andrea aspetta con il braccio teso, fedele al suo compito. Quando arriva il mio turno mi guarda con attenzione e io guardo lui: è bellissimo, alto più di un metro e ottanta, con lunghi capelli ricci e un viso delicato, dolcissimo. Gli sorriso e lui prosegue, finendo di consegnare i biglietti da visita e tornando di corsa a sedersi accanto al padre.
Franco e Andrea sono al Deus di Milano, protagonisti di una serata organizzata da Bmw Motorrad Italia, per presentarci l'ultimo incredibile viaggio fatto insieme: quaranta giorni in moto, in India, alla scoperta di un luogo che li ha cambiati per sempre: "Lì l'amore prevale e attraverso gli occhi di chi incontri si comprende che basta poco per essere davvero felici" racconta Franco, visibilmente emozionato dopo la visione di un breve video che ripercorre la loro avventura in India. Da anni viaggiare in moto per padre e figlio è diventato un modo di comunicare, una forma di interazione là dove - nell'autismo di Andrea - comunicare con gli altri è sempre stato difficile.
Perché, Franco ci tiene a spiegarlo con una chiarezza che all'apparenza può essere scambiata per cinismo, i ragazzi che soffrono di autismo in Italia sono più di 600.000 e ogni autismo è diverso, niente in questa malattia è uguale per tutti. Non esistono regole, non esiste cura, e non c'è tempo per guardarsi indietro: "Scusate la franchezza ma la verità è che questi ragazzi non se li caga nessuno" ammette. Perché sono difficili, da capire e da ascoltare, e il percorso per comprenderli è un viaggio che parte da lontano, in cui è richiesto tempo e dedizione continua. "All'inizio Andrea non potevamo portarlo al ristorante perché spaccava tutto - racconta Franco - mentre ora è autonomo e vive da solo". Ma è proprio il tempo il bene più prezioso che a tante famiglie manca, quello che invece Andrea e il padre hanno, dai loro viaggi in moto ai giorni che hanno potuto sempre dedicarsi da quando, a due anni e mezzo, l'autismo ha preso il sopravvento nelle loro vite.
Franco non è un santone, non pensa di aver risolto il problema dell'autismo con la sua associazione, ma raccontando il suo lavoro di oggi ha una lucidità che impressiona: "Io facevo l'imprenditore, vengo da una famiglia di imprenditori e la mia vita è sempre stata improntata su quello. Sul fare business. Andrea mi ha costretto a rimettere tutto in discussione: ho lasciato il lavoro, ho dato il via a I Bambini delle Fate, ho fatto quello che tanti altri non possono fare, cercando di aiutare soprattutto chi è nella mia stessa situazione ma non ha il mio privilegio". E come ex imprenditore di successo ha sempre gestito tutto: lasciando da parte la politica e lo stato, che più volte l'ha corteggiato, non ponendo le radici del progetto sulle donazioni che, spiega con chiarezza "sono il veleno del sociale" perché con quelle "non si costruisce niente. Si dona qualcosa e ci si lava la coscienza".
Oggi I Bambini delle Fate è una società per azioni con 30 dipendenti e cinquanta agenti in tutta Italia, con 5.000 aziende che la sostengono, che credono nel futuro e nello sviluppo di progetti che vanno dalla ricerca dell'indipendenza dei ragazzi fino alla costruzione di una rete di amicizie tra i più giovani, per far crescere una vera e propria comunità intorno a loro, rompendo quel circolo vizioso di solitudine che rende gli autistici dipendenti al 100% solo dalla famiglia di nascita.
Il viaggio in India di Andrea e Franco è così un altro tassello di questa incredibile storia, una nuova avventura dentro a un mondo fatto di sfaccettature, in cui Andrea sembra essere riuscito a trovare il suo spazio, grazie all'aiuto di Bmw e delle tante realtà che oggi sostengono I Bambini delle Fate e il lavoro dell'associazione. Tanti altri però, ricorda Franco restando sempre ben ancorato alla realtà, devono ancora essere aiutati.
In una società in cui un ragazzo come Andrea, nei tredici anni di scuola italiana, ha cambiato la bellezza di 32 insegnanti di sostegno, il lavoro è ancora incredibilmente lungo. "Ma non c'è problema" dice Franco guardando Andrea, perché così come in un viaggio duro, crudo e lunghissimo in moto come quello affrontato attraverso l'India, anche questo viaggio - ancora più duro, più crudo e più lungo, non li spaventa. "Non ci fa stancare mai" dice guardando il figlio. "Mai" ripete Andrea, battendo fortissimo le mani. Proprio mai.