La tocco piano. Potrebbe essere una battuta adatta a svariate sceneggiature di filmetti softp*rn di bassa lega, ma sta di fatto che con le parole non ho mezze misure, eccone un'altra. Vi spiego come è andata. Pochi giorni fa, mi arrivano in chat delle immagini con tanto di link allegati a proposito di alcuni professionisti della manipolazione scheletrica, anche detti in gergo tecnico chiropratici e osteopati, in cui vertebre e colli scrocchiano che è un piacere. Facciamo subito una distinzione: cosa differisce una figura dall'altra? Semplifichiamo dicendo che il chiropratico opera manipolando la colonna vertebrale, mentre l'osteopata si occupa di tutto il corpo che è suddiviso in tre macroaree, il sistema strutturale, viscerale e cranio sacrale. Brevi cenni di anatomia finiti, torno ai link. Guardo tutte le foto, apro il video inviatomi e c'è una cosa che accomuna tutti questi professionisti, ossia che le pazienti, badate bene alla precisazione di genere che ho appena usato, sono tutte in lingerie.
Se state già facendo quella faccetta sorniona, se la mente vi ha già proposto battute maschiliste e se il perbenismo vi sta già comunicando che "non è professionale", state calmi, sereni e abbiate la pazienza di proseguire nella lettura. Sono andata a cercarmi tutti i profili di questi maghi delle cervicali e ho guardato sulle loro pagine social quante maye desnude popolavano le loro bacheche.
Ci sono signore vestite e non proprio dallo sguardo languido e ammiccante pronto a ringalluzzire i tiepidi trastulli degli amanti del genere, ma ci sono schiene villose di uomini bloccati dopo una partita a calcetto con gli amici, caviglie da rimettere in sesto e parecchi rumori che non necessariamente implicano la lussuria. Insomma, sono profili normalissimi di persone che fanno il loro lavoro e portano a casa il risultato ridando mobilità a gente rigida come Pinocchio. Non contenta, torno su una di quelle immagini che tanto piacerebbero al maestro Tinto Brass e inizio a leggere i commenti e prendo nota di alcuni di essi.
Cambio profilo, scelgo un altro perizoma, cerco i commenti e leggo. Faccio la stessa cosa con almeno altre tre situazioni analoghe e improvvisamente capisco di avere la vera notizia: lo scandalo siamo noi.
Siamo tristi nelle frasi che indipendentemente dalla foto o dal profilo si ripetono, lo siamo nella poca fantasia che ci mettiamo scrivendo banalità, pensando di far divertire, di essere simpatici, di essere sessualmente disinibiti.
Siamo le donne che notano la cellulite e lo dicono con disprezzo nei confronti della tipa sdraiata sul lettino.
Siamo ripetitivi negli innumerevoli "ho sbagliato lavoro", "ho visto un p*rno iniziare così", oppure "abbigliamenti adeguati e dove trovarli".
L'osteopata in questione sa benissimo che se sceglie di mettere un video con una paziente in tanga, consenziente e in piena facoltà delle sue azioni, incapperà in pareri discordanti. Sa altrettanto bene che la stessa manovra sacroiliaca fatta con un completo in pizzo funziona nello stesso modo con addosso la tuta, ma sceglie di non farlo.
Sceglie "la chiappa like", apprezzate la battuta, sceglie di buttarsi in pasto a chi ci vede per forza del torbido e ne ride. Ah, se ne ride!